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Bolla immobiliare Crisi finanziaria

Non fate niente, stiamo fallendo!

Non fate niente, stiamo fallendo!

Questo è il grido di dolore e di rabbia lanciato oggi, all’indirizzo del Ministro Matteoli, all’assemblea dell’ANCE, l’associazione nazionale degli imprenditori del settore edile e delle costruzioni. Ma potrebbe essere, più che un grido di dolore, un imperativo categorico. Riferisce il Corriere on-line che una imprenditrice ha spiegato: «Stiamo in una situazione drammatica, le nostre imprese chiudono e questo governo non fa assolutamente nulla. Se ne devono andare a casa». Sicuramente la situazione è drammatica, non potrebbe non esserlo dopo anni di bolla e di facili guadagni, che hanno condotto tante imprese “normali” di costruzioni a battere gli insidiosi sentieri della speculazione immobiliare. Altrettanto sicuramente mancando i denari, non si vede perché debba farsi carico di tutto questo il Governo, magari a scapito di qualche altro settore. Ciò che non si ha il coraggio di dire è che non solo è esplosa la bolla, ma che l’intero settore è in piena crisi da sovrapproduzione (o come direbbero i colleghi macro-economisti crisi da eccesso di offerta): ed in questi casi ciò che ci vuole sono proprio un po’ di fallimenti, che ripuliscano il mercato dai molti, troppi, competitori.

 

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Banche Lavorare in banca Lavoro

Fenomeni.

Fenomeni.

I sindacati dei bancari della provincia di Rimini, in una loro nota, sottolineano l’importanza di scegliere i nuovi manager all’interno dell’attuale compagine dei lavoratori, proponendo addirittura di poter esprimere un rappresentante dei piccoli azionisti in CdA. I manager esterni, in effetti, sarebbero spesso poco più che dei “fenomeni“, rivelatisi inconsistenti alla prova dei fatti. Il rappresentante sindacale, sig.Taddia, si spinge poi fino ad ipotizzare che i commissari di Banca d’Italia acconsentano ad un percorso formativo che, internamente, consenta alla banca di meglio sviluppare propfessionalità provenienti dal territorio.

E’ comprensibile che Taddia dica quanto sopra e che, uniformandosi a quanto affermato dal presidente della Fondazione Carim, sostenga che la Banca debba rimanere al 51% in mani riminesi (su come ciò sia possibile, lo sapremo solo quando il conto di Bankitalia sarà quantificato esattamente): è meno comprensibile la riproposizione di un modello, quello della gestione sindacale che ha dato così pessima prova di sé nel caso di Banca Popolare di Milano, la cui odissea appare lungi dal concludersi. Infine, ma questo è un problema sul quale non è difficile immaginare che Banca d’Italia dica approfonditamente la propria, la questione in prospettiva è certamente di qualità e di stoffa dei manager chiamati a governare la principale banca locale della Riviera: ma non si può trascurare che i manager li nomina il Consiglio di Amministrazione e che quest’ultimo era, prima del commissariamento, di una leggerezza impalpabile. Ci vorrebbe un forte Consiglio, che esprima una strategia interessante ed utile per il territorio. Con questi chiari di luna, sorge più di un dubbio.

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Economisti Educazione profitto Ratzinger Università

La missione di un professore universitario.

La missione di un professore universitario.

Tuttavia, dove troveranno i giovani tali punti di riferimento in una società sgretolata e instabile? Talvolta si ritiene che la missione di un professore universitario sia oggi esclusivamente quella di formare dei professionisti competenti ed efficaci che possano soddisfare la domanda del mercato in ogni momento preciso. Si afferma pure che l’unica cosa che si deve privilegiare nella congiuntura presente sia la pura capacità tecnica. Certamente, oggi si estende questa visione utilitaristica dell’educazione, anche di quella universitaria, diffusa specialmente a partire da ambiti extrauniversitari. Tuttavia, voi che avete vissuto come me l’università, e che la vivete ora come docenti, sentite senza dubbio il desiderio di qualcosa di più elevato che corrisponda a tutte le dimensioni che costituiscono l’uomo. Sappiamo che quando la sola utilità e il pragmatismo immediato si ergono a criterio principale, le perdite possono essere drammatiche: dagli abusi di una scienza senza limiti, ben oltre se stessa, fino al totalitarismo politico che si ravviva facilmente quando si elimina qualsiasi riferimento superiore al semplice calcolo di potere. Al contrario, l’idea genuina di università è precisamente quello che ci preserva da tale visione riduzionista e distorta dell’umano.

Benedetto XVI, Madrid, GMG agosto 2011

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Banche Banche di credito cooperativo Educazione Formazione Indebitamento delle imprese Lavoro PMI Relazioni di clientela

A proposito di banche locali e capitale umano (2).

A proposito di banche locali e capitale umano (2).

Giovedì scorso si è svolto a Bologna il convegno su “Scenari per il dopo crisi: formazione, lavoro nelle Bcc dell’Emilia-Romagna” della Federazione delle Bcc dell’E.R. JM è intervenuto nel pomeriggio, dopo che il prof.Rullani e la direzione della Banca d’Italia di Bologna avevano (non ero presente) sicuramente indirizzato i lavori verso prospettive impegnative ed importanti. A me era stato chiesto di parlare sulla formazione ed il rapporto banca-impresa. Annotare che la questione non è e non può essere ridotta all’applicazione di tecnicismi mi ha aiutato a capire che si tratta di un lavoro che coinvolge le persone e la loro responsabilità, positivamente intesa, nelle banche e nelle imprese: se la formazione aiuta a fare questo non solo serve, che potrebbe anche bastare. Ma è uno dei più bei lavori che ti può capitare per le mani, perché diventa educazione ed una sfida che ti rilancia sempre dentro la realtà.

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Banche Banche di credito cooperativo Lavorare in banca Relazioni di clientela Sud Sviluppo

A proposito di banche locali e capitale umano (1).

A proposito di banche locali e capitale umano (1).

L’occasione di partecipare all’incontro dei dipendenti della  Bcc di Paceco (TP) ha rappresentato la possibilità di rendersi conto di cosa possano fare le banche se solo decidano di fare il loro mestiere, che non è quello di motori dello sviluppo, ma di catalizzatori dello stesso e, in un certo senso, di levatrici della crescita. La Bcc di Paceco è nel Mezzogiorno, quel luogo per il quale qualcuno aveva pensato al bel progetto illuministico della Banca per il Sud, tuttora da definire. Uno pensa al Sud e pensa a qualcosa di immobile, che fa fatica a muoversi, che ha freni, lacci, problemi: poi incontra le persone di certe banche (tre su tutti: Alessandro, Giovanni, Manuela, che ringrazio) e scopre che per le imprese si possono fare tante cose, senza necessariamente finanziarle (o senza che la finanza sia la prima delle questioni).

Vale la pena visitare il sito della Banca per rendersi conto di quello che hanno fatto questi amici, dall’aver portato gli esponenti della loro industria agro-alimentare e relativa filiera in Texas, allacciando relazioni con le camere di commercio statunitensi, fino al Convegno sulla certificazione Kosher del cibo, sempre in chiave di internazionalizzazione e di export. Solo una riflessione: per inventarsi queste cose servono i denari, ma i denari non bastano, ci vuole la conoscenza delle Pmi e delle persone che ci lavorano, che solo la relazione rende possibile. E, a sua volta, la relazione è resa possibile dal capitale umano: persone vive e intelligenti ma, soprattutto, persone attente alla realtà.

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Banche Borsa Crisi finanziaria fiducia Giulio Tremonti Indebitamento delle imprese Liquidità Ripresa Silvio Berlusconi Stato Unicredit

Il pericolo è che si giustifichi.

Il pericolo è che si giustifichi.

Questa disfatta non è giustificata. Il pericolo è che si giustifichi“. Così Il Sole 24 Ore di oggi riporta, nelle pagine on-line, il giudizio della Lex column del Financial Times, che esamina le conseguenze del taglio del rating operato da Standard and Poor’s dapprima al debito sovrano del nostro Paese e poi alle 7 principali banche. La disfatta delle banche italiane non sarebbe giustificata, eppure Unicredit ha attinto oggi i minimi storici o, come dicono i cronisti televisivi, ha aggiornato il proprio record negativo.

Solo l’improntitudine del nostro Premier poteva giustificare il downgrade del rating del nostro debito sovrano con la campagna mediatica in corso. Non meno ingenui e sprovveduti appaiono tutti coloro che ritengono le agenzie di rating una sorta di Spectre della finanza, che affossa intere nazioni con un semplice comunicato. Si può difendere oppure no la politica economica di questo Governo, si possono discutere le scelte operate da Tremonti e quelle non fatte dal presidente del Consiglio: ma se avessero taciuto le agenzie di rating, avrebbero parlato i numeri del nostro debito pubblico, ancora in ascesa e, soprattutto, i numeri di una manovra finanziaria che, nella migliore tradizione italiana, insegue la spesa pubblica con nuove tasse. Continuiamo a non aspettarci nulla dalla politica, forse la decenza imporrebbe appena un po’ meno ipocrisia. Quanto alle banche, non si tratta semplicemente dell’effetto-downgrade che si trasmette in automatico, causa detenzione di ingenti ammontari di titoli di Stato in portafoglio. Ciò che appesantisce le banche sono le sofferenze e le conseguenze di queste ultime, non tanto sul patrimonio, quanto sulla liquidità: le perdite su crediti, non quelle su titoli, sono la questione. E questo, purtroppo, giustifica molte cose.

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Alessandro Berti Banche Banche di credito cooperativo Capitale circolante netto operativo Crisi finanziaria Fabbisogno finanziario d'impresa Imprese Indebitamento delle imprese PMI Università

Ricerchiamo e pubblichiamo.

Ricerchiamo e pubblichiamo.

Venerdì scorso e sabato si è svolto, presso la Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Urbino il 3°Workshop dedicato ai processi innovativi nelle Pmi. L’analisi e la ricerca sul tessuto economico delle Pmi italiane rappresenta da sempre un punto di forza ed un’eccellenza della ricerca accademica e scientifica che la nostra facoltà svolge, ormai da quasi trent’anni. Gli atti sono stati pubblicati in forma economica (un bel cd e passa la paura) e mi permetto di segnalare i contributi della sessione sui ho partecipato. Fra questi, in particolare, quello del prof.Modina e della prof.ssa Demartini. Soprattutto quest’ultima, tenendo fede alla sua capacità di essere realista e non teorica, ha tratteggiato un quadro che sarebbe interessante fosse approfondito da tutti coloro, e non sono pochi, che si affidano fideisticamente ai principi contabili per sperare nella salvezza dell’economia e del rapporto banca-impresa. Anche JM ha partecipato, insieme con l’ottima Laura Bertucci, analizzando gli effetti della crisi su un campione di Pmi del Nordest (provincia di Padova e di Vicenza). I risultati sono meno scontati di quanto potessimo aspettarci ma vale anche la pena dire che siamo all’inizio e che si deve continuare ad approfondire ed allargare l’indagine. La ricerca è disponibile fra i documenti del blog.

 

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Banche Rischi

It looks unreformed, unwieldy and ultimately unsustainable (Rischi operativi).

It looks unreformed, unwieldy and ultimately unsustainable (Rischi operativi).

UBS ha comunicato di avere perduto 2 miliardi di dollari a causa di una  frode perpetrata da Kweku Adoboli, dipendente del gruppo, arrestato a Londra. Non sarebbe niente, se fosse la prima volta che accade. Ma, come ricorda Bloomberg “How many times do we have to see huge UBS losses?” said Simon Maughan, head of sales and distribution at MF Global Ltd. in London. “It looks unreformed, unwieldy and ultimately unsustainable. This could be a critical tipping point for UBS’s strategy.”

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BCE Economisti Germania Giuliano Ferrara Keynes Mutui e tassi di interesse PIL Regno Unito USA

A proposito di keynesiani.

A proposito di keynesiani.

L’articolo di Paul Krugman, apparso sul New York Times, ha scatenato il dibattito fra tutti coloro, Giuliano Ferrara in testa, che ritengono che la BCE  e la UE debbano piantarla di essere le vestali rigide ed un po’ stupide dell’ortodossia monetaria e che si debba finalmente ri-cominciare a parlare di sviluppo, aiutando le economie ad uscire dalla crisi.

Va tutto bene, non possiamo che concordare: qui si voleva solo sommessamente ricordare che Krugman è un Premio Nobel per l’economia (argomento sul quale a Stoccolma vedono meglio rispetto, per esempio, alla letteratura). Ma soprattutto che è liberal e keynesiano.

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Banche BCE Crisi finanziaria Germania

Ammaina bandiera.

Ammaina bandiera.

“Il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, è impegnato a sostenere la stabilità dell’euro”. Weidmann però – notano i più maliziosi – non potrebbe comunque dimettersi, essendo membro di diritto del consiglio direttivo della Bce, a meno di non lasciare allo stesso tempo il vertice della Bundesbank. D’altronde l’insofferenza tedesca rispetto all’attuale gestione della crisi europea è innegabile. “Aus personlichen Grunden”, ovvero sempre “per ragioni personali”, a febbraio anche il tedesco Axel Weber si era dimesso dalla guida della Bun- desbank (decadendo quindi dal consiglio della Bce) e aveva rinunciato alla futura presidenza di Francoforte. Anche allora in polemica con l’interventismo troppo marcato della Bce. Ancora: ieri il commissario Ue per l’Energia, il tedesco – anche lui – Gunther Oettinger, in un’intervista alla Bild ha suggerito provocatoriamente che i paesi indebitati siano costretti, per punizione, ad ammainare le rispettive bandiere davanti alla sede brussellese della Commissione.