Non fate niente, stiamo fallendo!
Questo è il grido di dolore e di rabbia lanciato oggi, all’indirizzo del Ministro Matteoli, all’assemblea dell’ANCE, l’associazione nazionale degli imprenditori del settore edile e delle costruzioni. Ma potrebbe essere, più che un grido di dolore, un imperativo categorico. Riferisce il Corriere on-line che una imprenditrice ha spiegato: «Stiamo in una situazione drammatica, le nostre imprese chiudono e questo governo non fa assolutamente nulla. Se ne devono andare a casa». Sicuramente la situazione è drammatica, non potrebbe non esserlo dopo anni di bolla e di facili guadagni, che hanno condotto tante imprese “normali” di costruzioni a battere gli insidiosi sentieri della speculazione immobiliare. Altrettanto sicuramente mancando i denari, non si vede perché debba farsi carico di tutto questo il Governo, magari a scapito di qualche altro settore. Ciò che non si ha il coraggio di dire è che non solo è esplosa la bolla, ma che l’intero settore è in piena crisi da sovrapproduzione (o come direbbero i colleghi macro-economisti crisi da eccesso di offerta): ed in questi casi ciò che ci vuole sono proprio un po’ di fallimenti, che ripuliscano il mercato dai molti, troppi, competitori.
2 risposte su “Non fate niente, stiamo fallendo!”
Caro JM, mi aspettavo che prima o poi i figli dell’ANCE avrebbero perso la pazienza con il governo. Però come ho avuto modo di commentare mi sento di sposare la tua tesi della bolla e della pulizia del mercato a metà. Vero che c’è stato eccesso di offerta e anche qualche guadagno facile perché sul più banale progetto immobiliare si sono fatti sistematicamente margini lordi inimmaginabili per qualsiasi industriale e per giunta con una leva altissima consentita, per non dire incentivata dalle banche.
Ma i ritardi nei pagamenti della PA non sono un’invenzione dell’ANCE e la violenta stretta sul credito alle nuove operazioni nemmeno. Possiamo anche immaginare che in questa situazione alcune imprese debbano prendere atto che non ha senso fare impresa, ma moltissime altre stanno subendo un trattamento di chiusura violenta che danneggia il paese, perché quanto dice ANCE che 1 euro di investimenti nelle costruzioni genera 3,4 euro di spesa negli altri settori. E su questo collettivamente, ANCE-Confindustria, Governo e ABI devono trovare risposte e soluzioni prima di tutto al problema della liquidità (pagamenti PA e credito) e poi alla graduale rimozione della mega-bolla di invenduto, su cui sono appoggiati migliaia di mutui ipotecari incagliati nei fatti, ma non nella classificazione degli istituti di credito. Se si riesce si rimettono in mota tante piccole imprese di costruzioni, magari per le ristrutturazioni, magari per l’efficientamento energetico, ma certamente come in Germania per dare un motore alla crescita e al PIL.
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Caro Fabio, sono stato certamente un po’ tranchant con il settore edile. Un mio caro amico, costruttore, quando sente le mie tesi, scuote la testa e auspica che non capiti a lui: ma non nega le mie ragioni, solo non vorrebbe fare parte della schiera di coloro che…I problemi che tu evidenzi sono reali: resta da vedere se siano da risolvere da parte dello Stato, se non per la sua parte, ovvero quella di pagare i debiti per le opere che commissiona. Io vado sostenendo da un po’di tempo che non sia obbligatorio lavorare per lo Stato: ti paga poco e ti paga male, perché farlo? Ma credo che il problema sia soprattutto fuori dall’ambito pubblico, in quel privato che ha follemente costruito molte migliaia di metri cubi destinati a rimanere vuoti. E su questo non credo che si possano chiedere quattrini ad uno Stato ormai svuotato di forze e di energie.
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