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Banche BCE Crisi finanziaria Germania Mario Draghi

Stampa Mario, stampa.

Stampa Mario, stampa.

Le notizie dalla Grecia, con le dissennate dichiarazioni di Papandreou, che mostra di non avere neppure il coraggio di proporre una medicina, chiedendo al contrario ai Greci se preferiscono le caramelle alla chemioterapia, mostrano che le questioni della crisi non riguardano appena i tecnici o chi governa, bene o male che lo faccia. Riguardano la cultura e gli stili di vita, il modo di concepire se ed il lavoro, la fatica ed il sacrificio, il risparmio e il futuro. Che Dio aiuti la Grecia nella sua decrescita (in)sostenibile: ho ancora delle dracme da qualche parte, verranno buone.

Mentre Atene brucia, la posizione assunta nelle ultime ore dal Direttorio che così egregiamente governa sui destini dell’Unione Europea mostra la miopia di una posizione che, fino all’ultimo, ha tentato di circoscrivere il problema ad una questione morale, a partire dal giudizio che il debito è sbagliato e basta (ciò che il Foglio ha definito, con felice espressione, la Luteronomics della signora Merkel). Ora, poiché le banche francesi e tedesche sono piene di titoli greci, da un punto di vista puramente sciovinistico mi verrebbe da chiedere come mai tanta stupidità nella patria di coloro che sorridevano ironicamente dell’incapace di Palazzo Grazioli? A tacer del fatto che resta difficile capire chi terrà indenni i risparmiatori dei due più grandi paesi di Eurolandia dall’haircut che attende i bilanci delle banche presso le quali hanno i loro depositi. La BCE, di fatto, ha già cominciato a stampare moneta, acquistando i titoli di Grecia, Spagna, Italia. Il prossimo passo è stampare direttamente euri, per evitare che tutto il sistema collassi: Mario Draghi comincia dalla tipografia.

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Crisi finanziaria

Una prognosi riservata è sempre meglio di un autopsia postuma.

Una prognosi riservata è sempre meglio di un autopsia postuma.

(..) Se una certezza esiste, riguarda l’insostenibilità della pretesa autodeterminazione di uno stato in bancarotta: né con l’Europa delle banche né senza l’Europa che tappa le voragini di bilancio ateniesi.

Ma così è chiaro che non si va da nessuna parte, il principio di (non) contraddizione è una gemma aristotelica e in Grecia oggi vale doppio: se il popolo ellenico, come sembra evidente, decide di sottrarsi ai pesantissimi interventi sulla spesa pubblica previsti dal suo esecutivo, non ha altra via se non l’uscita dall’euro. Disseppellisca dunque la dracma, cerchi un suo modello di decrescita sostenibile, abbandoni l’eurodelirio circostante e si affidi al suo Dio ignoto. Tertium non datur. L’Europa pagherà conseguenze assai gravose, ma una prognosi riservata è sempre meglio di un’autopsia postuma.

Il Foglio 1 novembre 2011