Il loro io, in difetto atavico, irrigidito nelle procedure, scarso, li predispone in maniera formidabile per il capitalismo.
“L’Europa sta avanzando risolutamente verso l’ideale cinese di rendere simili tutte le persone.” Sono parole di John Stuart Mill che, nel 1859, previde questo nostro paradossale presente. Il fatto che nessuno se ne ricordi conferma la pochezza espressiva della scienza economica. Anche perché questa frase di Mill poteva dirsi più che una profezia: era nesso sociologico che legava la tendenza generale all’omologazione e il trionfo della Cina. “La tendenza all’omologazione è tendenza generale, ma ancora in fase”, scriveva. E gli eventi hanno svolto la tendenza in fase ulteriore. Un capitalismo, in uno stato alterato, impensabile persino a Weber, concede ai cinesi di prevalere. Il rendere tutti più simili fa contare infine solo i numeri. Così, alla non alta produttività cinese è bastato nutrirsi dei suoi eccessi demografici, di poveri per centinaia di milioni trascinati dalle campagne negli orridi e pullulanti formicai di cemento delle città. Il loro io, in difetto atavico, irrigidito nelle procedure, scarso, li predispone in maniera formidabile per il capitalismo.
Geminello Alvi, Il capitalismo. Verso l’ideale cinese, Marsilio