Apocalypse town: these jobs are gone.
Se guidi per tre ore, fuori orario di lavoro e trovi la fascia giusta su Rai3 passi serate bellissime. Prima W.A.Mozart ed il suo concerto per clarinetto ed orchestra, poi la presentazione del libro di Alessandro Coppola “Apocalypse Town” sulla de-industrializzazione negli States e, in particolare, sul caso di Youngstown, nell’Ohio, dove la natura si rimangia la città.
Il problema non è, ad evidenza, appena di ecologia e di ritorno all’economia rurale (l’Autore, nel corso della trasmissione, raccontava che gli abitanti maledicevano l’aria pulita e rimpiangevano l’inquinamento, che significava lavoro). Il problema, anche negli Stati Uniti, riguarda l’uso del territorio e quello che Coppola definiva “lo stock di costruzioni in eccesso rispetto alla domanda”. In altre parole, la bolla. Città piene di abitazioni e di capannoni, per chi?
Il senatore McCain, già rivale di Barack Obama nella corsa alla Casa Bianca, visitando Youngstown diceva tristemente “These jobs are gone, gone, gone.” E forse sarebbe il caso di chiedersi che idea di impresa c’era dietro a quel costruire continuo, dietro a quel mettere mattoni uno dopo l’altro, in fila. Un’idea d’impresa non è mai qualcosa che nasce in astratto, è concreta, è personale; dipende dalla cultura che hai, cioè dipende dalla posizione umana, anche di fronte al rischio dell’intraprendere. Guardando a queste foto ed ascoltando Coppola, viene da pensare a quanto grande sia, prima di tutto, il lavoro culturale.