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Il gruppo internazionale dei cioccolatai.

Il gruppo internazionale dei cioccolatai.

 

 

 

 

 

 

 

 

“Le informazioni che abbiamo dal mercato” – spiega Massimo Pasquinelli, presidente della Fondazione Carim“sono migliori di quello che ci attendevamo. Tutti i soci che ho incontrato sono intenzionati ad opzionare e prelazionare le azioni così come. per fare un esempio, tra gli Amici della Fondazione molti sono non soci.”

Proprio dagli amici della Fondazione arriveranno quasi 26milioni, a questi si aggiungono i 23 della Fondazione che le consentiranno di mantenere la maggioranza.
C’è poi, annuncia Pasquinelli, il forte interessamento di alcuni referenti istituzionali e, entro la settimana, dovrebbero arrivare risposte dagli industriali.
Inoltre la vendita del CIS (pur dolorosa visto che si tratta di un istituto in salute, dice il presidente della Fondazione), oltre a produrre plusvalenze, potrebbe abbassare la soglia di successo.
“La cessione del Cis – afferma Paquinelli – consente alla Carim di non essere capogruppo di altre banche di cui una internazionale quindi vengono a mancare anche quegli accantonamenti che diversamente sarebbero stati doverosi. Questo mi lascia pensare che l’aumento di capitale effettivo per la Banca possa essere anche inferiore ai 118milioni.”

Se al termine del periodo di offerta non si raggiungerà la cifra necessaria, il mese di maggio sarà dedicato all’emissione di obbligazioni.
Nella peggiore delle ipotesi Carim tornerà al regime ordinario il primo luglio dopo l’elezione dei nuovi organi.
Il Cda della Fondazione (“l’auspicio è ridurre il numero di componenti ma si dovrà valutare se la situazione lo consente” dice Pasquinelli) ha già individuato anche il futuro manager, ma spetta agli amministratori straordinari rendere noto il nome.

Fin qui la cronaca, tratta da rimininews.it.

Le dichiarazioni ufficiali sono una bella cosa, la realtà che si intravvede all’orizzonte è, purtroppo per il territorio riminese, un’altra. La realtà è fatta di un capitale che, pur salvando la maggioranza assoluta, non consentirà alcuna seria operatività alla banca. In altre parole, quando il momento apparirà più propizio, è facile immaginare l’arrivo di nuovi soci (nuove banche) che, mettendo soldi, vorranno comandare: diversamente si dovrebbe ipotizzare una banca rattrappita su sè stessa, costretta a cedere assets per rispettare i parametri prudenziali di vigilanza, non proprio ciò che servirebbe al territorio. Parametri prudenziali che sicuramente avranno una boccata d’ossigeno dalla cessione del Cis; fa solo sorridere pensare che Carim prima fosse un gruppo internazionale, grazie ad una controllata sammarinese, ed ora sia diventata una banca che fatica a raccogliere denari su base provinciale. Infine, l’aumento di capitale non è stato collocato a fermo, ovvero con garanzia da parte di un consorzio di banche di integrale sottoscrizione: in altre parole, potrebbe accadere che rimanga una cifra più o meno elevata di inoptato, alla quale pare un po’ azzardato pensare di porre rimedio con la raccolta obbligazionaria.

Di johnmaynard

Associate professor of economics of financial intermediaries and stock exchange markets in Urbino University, Faculty of Economics
twitter@profBerti

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