L’adeguamento fiscale (diventare marginali, uscire dal mercato e dirsi addio).
Da un commento ad un post di Filippo Facci su Chi suicida chi?
“perché non dovremmo chiedere conto delle personalissime stime sui suicidi fatte dalla Cgia di Giuseppe Bortolussi”
Perchè la CGIA è un associazione di rappresentanza datoriale che, appunto, fa solo il suo mestiere, esattamente come lo ha svolto negli ultimi quarant’anni nei propri uffici di consulenza fiscale – a quegli stessi imprenditori di micro aziende artigiane – con strepitosi risultati in termini di risparmio per i medesimi ed evasione ed elusione fiscale per l’Agenzia delle Entrate.
Lo scandalo sta invece in chi, l’osso demagogico e lobbistico della CGIA, l’ha addentato e ci ha venduto copie e allarme sociale (ad ottoemezzo, ieri sera, da vergognarsi, ecc. ecc.).
D’altra parte, il problema è enorme e reale; solo per gli artigiani la percentuale dei 450.000 datori di lavoro con dipendenti, in procinto d’essere catapultata completamente fuori mercato dal semplice adeguamento fiscale è da capogiro: si parla del 30-50% di aziende che non sarebbero in grado di reggere e quindi chiudono e licenziano i loro dipendenti.
Che in questa situazione ci sia chi si preoccupa di trovare soluzioni (deroghe, condoni, ..?) utilizzando qualunque mezzo di pressione è “normale”, meno normale è che nessuno spieghi al Paese cosa sta succedendo..
2 risposte su “L’adeguamento fiscale (diventare marginali, uscire dal mercato e dirsi addio).”
A proposito di stime ma con sorpresa finale… http://www.repubblica.it/politica/2012/05/14/news/morire_lavoro-35092435/?ref=HREC1-2
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Grazie a Matteo per la segnalazione, di un articolo che vale assolutamente la pena di leggere per la profondità delle riflessioni e per l’autorevolezza che lo sostiene. Mi pare che la domanda finale (non so se fosse quella cui si riferisce Matteo) sia la “sorpresa” finale e la riporto: “Ma se il lavoro e la fatica non bastano più: cosa terrà insieme la società? E, prima ancora, che “senso” ha la vita?”.
Provare a tenere desta una domanda così e a costruire su di essa un positivo è, a mio parere, il primo punto di partenza per uscire dalla crisi.
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