#Greciasenzamedicine: per vedere di nascosto l’effetto che fa.
La notizia della Grecia rimasta senza medicine, ha fatto il giro dei social network, diventando, in brevissimo tempo, l’hashtag più popolare (#Greciasenzamedicine) e l’oggetto delle dichiarazioni preoccupate di tutti. E non può che essere così, se in un Paese europeo si vive una circostanza di durezza e ferocia tali da far pensare a tempi che neppure immaginavamo essere tornati, quelli delle camicie brune (l’Alba Dorata, partito neo-nazista ellenico).
Purtroppo la durezza dei tempi non sembra aiutare la ragionevolezza, se coloro che invocano fallimenti a catena non si rendono conto che punire i banchieri pensando di non punire i risparmiatori è come spegnere un incendio in un museo selettivamente: lasciare bruciare, che so, i fiamminghi del ‘600 per salvare solo i rinascimentali italiani. Brucerà tutto ugualmente, perché l’incendio riguarda tutti. L’idea di B., quella di mettersi a stampare moneta, non è folle, anche se chi l’ha pronunciata mostra chiari segnali di avvicinamento al rimbambimento (a riprova dell’avanzare dell’Alzheimer, ha affermato che però lui scherzava, nel silenzio desolante dell’ufficio politico del Pdl e dei suoi fedelissimi): da tempo ne parla Krugman e tutti coloro che hanno a cuore l’esistenza non solo dell’euro, ma di un politica comune e di una banca centrale degna di questo nome. Solo che né Krugman, né altri economisti, italiani e non, hanno avuto a disposizione i cordoni della borsa ed il consenso semi-bulgaro del penultimo governo, quello degli inetti della libertà.
Mettersi a stampare moneta e salvare le banche non serve a salvare i banchieri: quelli li salverà solo l’inettitudine e la corruttela della magistratura e la loro contiguità al potere, in ogni caso. Mettersi a stampare di moneta serve ad evitare di assistere, non più di nascosto, all’effetto disastroso che fa la mancanza di liquidità nei sistemi economici e finanziari. Si chiama collasso.