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1 anno e 9 mesi (il commissariamento Carim, per ora).

1 anno e 9 mesi (il commissariamento Carim, per ora)

Banca Carim è stata commissariata il 29 settembre del 2010. Sono passati un anno e nove mesi. Nel frattempo l’azionista, per ora, di maggioranza, non ha saputo prendere atto di una realtà che lo vede incapace di coagulare, sul territorio, intorno ad un progetto ed un piano industriali credibili, partner economici e finanziari. La Fondazione parla di prestito subordinato (quello che dovrebbe sostituire il capitale vero di primo livello, per dir così schifato dagli azionisti, che non hanno risposto alla mozione degli affetti della Fondazione stessa) come se fosse una scelta fior da fiore, una specie di shopping finanziario, una formalità, tra un investitore ed un altro, che si possono scegliere.
Nel frattempo la banca è commissariata da quasi due anni e nessuno, in Fondazione, nelle istituzioni, nella società civile, si è fatto qualche domanda sul perché a Rimini la banca dei cioccolatai stia battendo ogni record di durata su questo fronte. Sul perché Bankitalia, che non ha interesse alcuno a mantenere una banca commissariata (per la stabilità del sistema sarebbe molto meglio una soluzione del tipo Banca di Rimini, ovvero, una sorta di nuova compagine azionaria e di Consiglio di Amministrazione sotto tutela, non in grado di fare alcunchè perché troppo impegnati a leccarsi le ferite, oltre che controllati da Bologna) continui il commissariamento, ovvero quali siano le ragioni straordinarie che nell’interesse dei risparmiatori e del mercato conducono a sospendere la normale vita di un società per azioni, non è dato di sapere. E’ molto probabile che il c.d. piano industriale, nato morto perché presentato da dei morti, senza alcuna prospettiva reale di attuazione, sia stato modificato e rimaneggiato in peggio, mentre avanzava la crisi, per una ragione molto banale e molto semplice: l’emergere di nuove, ulteriori partite deteriorate nel portafoglio prestiti, riconducibili all’edilizia ed alla mala gestio che ha preceduto il commissariamento. Nel frattempo l’economia riminese, già provata di suo dal pesante livello di concentrazione settoriale (edilizia e turismo) e dalle difficoltà dei suoi comparti più tradizionali, non riesce ad esprimere forze e risorse in grado di salvare l’unica vera grande istituzione finanziaria del territorio. Che nel frattempo, è negletto, e non appena in termini finanziari. E’ negletto in termini umani e culturali. E mostra la necessità di riprendere in mano, anzitutto, un progetto che dietro una strategia mostri l’ambizione di una cultura e di una educazione per il popolo. Ma ci vuole coraggio, anzitutto: e quello, come diceva don Abbondio, nessuno se lo può dare.