A me basta così (Cormac McCarthy, coyote e università).
Domenica sono andata a Malpensa a prendere Mattia (il figlio di un’amica di Prato) che doveva partire per Cape Town per una conferenza… ma aveva sbagliato la data del biglietto…
In macchina mi racconta che è appena tornato dagli USA dove sta facendo il dottorato a Stanford e “lì mettono sempre il mese prima del giorno, devo essermi sbagliato per questa ragione…”
Continua il racconto degli ultimi mesi, di tutti gli stati e i luoghi visitati, “Ma il più bello è il New Mexico! Lì ci sono i veri americani, li vedi in bagno con il cappello da cowboy e gli speroni…”.
“Quando sono arrivato, sono salito sul primo taxi e l’autista era una ragazza bellissima, che non conosceva le strade…. Perché l’America è così, uno si compra la macchina e fa il taxista. Dopo un po’ che giravamo, le chiedo se si ferma a cena con me. Volevo stare un po’ con lei. Mi è costato un casino… Ma non è successo nulla…Eh! Solo volevo passare il tempo con lei.
Ad un certo punto mi racconta che Cormac McCarthy vive in quella città, e tutte le sere va nel solito bar. Ci lasciamo dicendo che se ci fossimo rincontrati di nuovo, saremmo andati lì. Ma poi aggiunge che McCarthy è nel consiglio di Amministrazione dell’Università dove stavo andando, e che quindi sicuramente l’avrei visto là.
Appena sono arrivato in camera sono andato su internet in cerca del suo volto.
Poi un pomeriggio -perché lì c’è il coprifuoco alle 16.30 quando la città è invasa dai coyote – decido di fermarmi ed aspettarlo alla caffetteria dell’ultimo piano.
Alle 5 lo vedo, seduto ad un tavolino. Passo 44 lunghi secondi a fissarlo, poi lui alza lo sguardo e mi chiede: “Tu chi sei?” -lì funziona così, quando incontri una persona ti presenti …- Poi mi dice “Sono Cormac McCarthy, niente autografi né foto”.
Ma “A me basta così”.
E Mattia conclude “E’ un vecchiettino, un po’ scorbutico… Ma un vecchiettino”.
Grazie a Susanna per la condivisione della storia. E grazie anche a Mattia.