E quindi uscimmo a riveder le stelle.
La notizia della fine prossima ventura del commissariamento da record di Banca Carim, a soli tre giorni dal compimento dei due anni di procedura, va salutata con sollievo e con soddisfazione, perché la città ed il territorio si vedono restituiti uno dei principali protagonisti della sfera economica e sociale.
Il 27 settembre saranno nominati i membri del Consiglio di Amministrazione e così la banca tornerà in bonis. Proprio allora si “parrà la nobilitate” di idee, persone, strategie, che non sono state comunicate in sede di assemblea straordinaria e che attendono tuttora di essere declinate nelle scelte di un azionista di maggioranza, la Fondazione, sfiancato da questi mesi di segregazione e, soprattutto, ormai privo di risorse finanziarie. Se Dante e Virgilio, usciti dai gironi infernali, rivedono le stelle, tuttavia devono poi passare dal Purgatorio, una strettoia che attende anche la Carim e la città stessa, che della sua banca principale non può fare a meno ancora a lungo. Le scelte delle persone designate a fare parte del Consiglio di Amministrazione diranno già molto del futuro della banca: se si tratterà di semplici gestori, persone perbene ma senza esperienza o competenze specifiche (come nel caso di altre banche uscite dalla crisi ma, di fatto, messe in quarantena dalla Banca d’Italia), allora il futuro di Carim, presto o tardi, è segnato ed è destinato a concludersi con una fusione, più o meno mascherata. Se, come sarebbe auspicabile, si trattasse di soggetti qualificati, che non si limitino a gestire l’esistente e a non fare danni, ma che tentino di progettare il futuro, allora il futuro sarebbe certamente più impegnativo ma, nello stesso tempo, certamente più rischioso ed entusiasmante per un territorio che, di entusiasmante, ultimamente ha visto solo il Meeting ed il concerto di Ennio Morricone.