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Più imprese, meno case (cosa deve fare #Carim, banca del territorio).

Più imprese, meno case (cosa deve fare #Carim, banca del territorio).

La telenovela Carim pare essersi conclusa ieri, con la nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione e la fine del commissariamento più lungo che a memoria di prof io ricordi di aver visto.

La fine della triste vicenda dovrebbe recare qualche insegnamento, al di fuori dei facili schematismi del “dopo” e delle petizioni di principio che già affollano i servizi giornalistici: uno su tutti, lo slogan della locandina di un giornale locale “Meno soldi per case ed alberghi” che, se fosse vero (ma Carim si è affrettata a smentire), dovrebbe stimolare solo brindisi di gioia ed un corale “finalmente!”.
Delle tante questioni che il ritorno in bonis di Carim mette sul tappeto, le due principali mi paiono quelle riguardanti il credito alle imprese del territorio, da una parte e, dall’altra, il ruolo dell’azionista di maggioranza, la Fondazione, negli scorsi ottusamente cieca ed ignava di fronte allo scempio della banca fatto dagli uomini da lei stessa nominati (solo gli ingenui possono pensare che Carim sia stata commissariata due anni per colpa della ex-controllata sanmarinese CIS).

Se Carim sarà davvero attenta alle esigenze del territorio, non concederà credito per alimentare la rendita immobiliare o turistica, ma accompagnerà quello che, molto ambiziosamente, il Sindaco Gnassi definisce piano di riqualificazione dell’offerta turistica: vaste programme, varrà la pena riparlarne. Quanto alla Fondazione, che conta i giorni che la separano dal 2015 (data prevista per il ritorno del dividendo: ma il piano strategico è tutto da fare), non sarebbe male se riflettesse, in tutte le sue componenti, su quanto possa far male intromettersi senza vigilare, decidere senza controllare, chiedere ritorni senza esigere responsabilità. Il commissariamento morale della Fondazione Carim è nei fatti, prenderne atto sarebbe un gesto di sano realismo.

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Una carriera costellata di debiti (it was lip-smacking).

Una carriera costellata di debiti (it was lip-smacking).

La lettura, perlopiù notturna, del sito del New York Times, offre spesso spunti per un tweet, talvolta, come in questo caso, per riflettere brevemente in un post sul sistema universitario americano. Il pezzo in questione parla del mancato pagamento, da parte degli studenti che hanno ricevuto il prestito d’onore da parte delle banche, garantito dallo Stato, delle rate del prestito stesso, alle scadenze pattuite. Apprendiamo così che 1 studente su 6 è insolvente, per un ammontare di 76 miliardi di dollari. D’altra parte, è questa è la parte che fa pensare che la divisione manichea tra buoni sistemi universitari e cattivi è, appunto, solo uno schema, la cifra totale dell’ammontare dei prestiti non onorati è così interessante da formare oggetto di un vero e proprio business per le agenzie di recupero crediti, che non hanno limitazioni nella raccolta dei prestiti in default. Ciò che fa dire a Jerry Ashton, responsabile di una di esse, che recuperare prestiti non onorati “was lip-smacking“.

L’articolo è interessante perché offre uno spaccato di vita americana che non ti aspetti, come la fuga, non proprio facile, dal Governo, di coloro che non hanno i soldi per pagare e cambiano 4 numeri di telefono in meno di un anno.

Come ha detto John Ulzheimer, responsabile dell’educazione dei consumatori presso SmartCredit.com, azienda che esegue servizi di monitoraggio del credito: “You are going to pay it, or you are going to die with it

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Banca d'Italia Banche Università

Chi guiderà la #Carim

Chi guiderà la #Carim

La lettura dei nomi dei candidati alla  carica di consiglieri di amministrazione di Banca Carim, così come appare oggi sulla stampa locale,  fornisce più di un motivo di riflessione non solo sulle Fondazioni Bancarie e sui loro processi di governo interni, ma anche su come si debba interpretare, in questo momento storico, l’atteggiamento della Banca d’Italia rispetto alla soluzione delle crisi degli intermediari creditizi.

Anche evitando facili battute sul governo dei professori, non si puo’ evitare di notare che il più lungo commissariamento della storia bancaria recente si concluda con l’imposizione, da parte di Banca d’Italia, di nomi di tecnici quasi del tutto slegati (con l’eccezione della prof.ssa Brighi) dal territorio,  e soprattutto, molto legati alla Vigilanza stessa. Si pensi al riguardo ai nomi del presidente in pectore, Bonfatti ed al vice-presidente, Vera Zamagni. Per il resto, scarseggiano gli imprenditori, il che per una banca a vocazione locale non e’propriamente commendevole: al contrario, l’abbondanza di liberi professionisti  dovrebbe far riflettere sui meccanismi che, all’interno delle Fondazioni Bancarie, regolano i meccanismi decisionali. Rebus sic stantibus il nuovo CdA di Carim e’fatto  per tranquillizzare Banca d’Italia, non certamente per percorrere sentieri di gloria. E, paradossalmente, proprio questo forse e’il limite che più di altri ricorda il passato (un CdA che lasciava fare ad una direzione megalomane e fuori controllo): il direttore generale designato, probabilmente, avra’ le redini della banca, all’interno di un percorso che di strategico avrà ben poco, perché il risanamento avrà la priorità, su qualunque altro discorso, compresi quelli dello sviluppo del territorio. Ad ogni modo, buon lavoro.