Chi guiderà la #Carim
La lettura dei nomi dei candidati alla carica di consiglieri di amministrazione di Banca Carim, così come appare oggi sulla stampa locale, fornisce più di un motivo di riflessione non solo sulle Fondazioni Bancarie e sui loro processi di governo interni, ma anche su come si debba interpretare, in questo momento storico, l’atteggiamento della Banca d’Italia rispetto alla soluzione delle crisi degli intermediari creditizi.
Anche evitando facili battute sul governo dei professori, non si puo’ evitare di notare che il più lungo commissariamento della storia bancaria recente si concluda con l’imposizione, da parte di Banca d’Italia, di nomi di tecnici quasi del tutto slegati (con l’eccezione della prof.ssa Brighi) dal territorio, e soprattutto, molto legati alla Vigilanza stessa. Si pensi al riguardo ai nomi del presidente in pectore, Bonfatti ed al vice-presidente, Vera Zamagni. Per il resto, scarseggiano gli imprenditori, il che per una banca a vocazione locale non e’propriamente commendevole: al contrario, l’abbondanza di liberi professionisti dovrebbe far riflettere sui meccanismi che, all’interno delle Fondazioni Bancarie, regolano i meccanismi decisionali. Rebus sic stantibus il nuovo CdA di Carim e’fatto per tranquillizzare Banca d’Italia, non certamente per percorrere sentieri di gloria. E, paradossalmente, proprio questo forse e’il limite che più di altri ricorda il passato (un CdA che lasciava fare ad una direzione megalomane e fuori controllo): il direttore generale designato, probabilmente, avra’ le redini della banca, all’interno di un percorso che di strategico avrà ben poco, perché il risanamento avrà la priorità, su qualunque altro discorso, compresi quelli dello sviluppo del territorio. Ad ogni modo, buon lavoro.
2 risposte su “Chi guiderà la #Carim”
Per non parlare della designazione di un candidato che e’ stato consigliere di banca a San Marino mentre la sua socia era nel collegio sindacale, in barba alle regole ed alla deontologia. Per la cronaca, banca poi andata in crisi e commissariata.
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Mi pare che la designazione sia avvenuta nel più perfetto stile Fondazione Carim, che nonostante gli anni rimane quel grande centro di potere (ora squattrinato) che è sempre stato. Mi fanno ridere i distinguo di Aureli, che si chiama fuori, proclamandosi innocente: mi pare solo che sia stato più furbo, riuscendo a fare in modo che il cerino restasse in mano all’attuale Presidente Pasquinelli. Quanto a certi nominativi, sicuramente saranno andati bene a Banca d’Italia, altrimenti il commissariamento non finiva. Ma proprio per questo, a parte i professori, tutto il resto è low profile: serve a sopravvivere, non a disegnare il futuro. Non è bello che questa città esprima solo queste persone, sono certo che c’è di meglio: ma se questo meglio non viene fuori (vedasi industriali quando c’era da aumentare il capitale), non è certo colpa solo di Pasquinelli e Aureli che pure ne hanno tante.
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