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Risvegli.

Risvegli.

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Credo non accadesse da almeno 5 o forse 6 anni. Una banca mi chiede di rifare ProgettoImpresa, ovvero quell’iniziativa che nell’ormai lontano 2001 o 2002 era partita da una piccola Bcc della provincia di Ascoli a partire da una semplice, realistica, constatazione: il problema del rapporto banca-impresa è prima di tutto culturale, di modo di concepire i rapporti, di pregiudizi da eliminare, di partnership da (ri)costruire. L’idea era elementare, perché realistica: mettiamo in aula le imprese insieme con gli stessi bancari, condividiamo le valutazioni che chiunque, banca e impresa, potrebbe fare su performance, risultati, problemi, nel presupposto che visioni ambigue non servono e non conducono da nessuna parte. Dopo aver condiviso cultura aziendale, ore di aula, esame di casi aziendali la relazione cambia: potrei accettare di farmi consigliare dalla banca, prima di fare qualcosa, potrei fare consulenza alle imprese clienti, anziché vendere loro qualcosa. E le imprese pagarla, come tutto quello che vale, come il progetto stesso, lungo, impegnativo, pieno com’è di strumenti e metodi.

Funzionò, ha funzionato: è un progetto che mi ha dato grandi soddisfazioni, in Veneto, in Toscana, nelle Marche, in Lombardia e in Valle d’Aosta. Poi, all’improvviso, più nulla, altre cose premevano. Bisognava inseguire la bolla, in modo che scoppiasse meglio (una delle slide più contestate riguardava la sostanziale inutilità, ai fini del progetto industriale, degli investimenti immobiliari), bisognava occuparsi di altro. Ho continuato a proporre ProgettoImpresa, ma non era cosa: maiora premebant, la tattica faceva premio sulla strategia.

Poi succede che ne parlo a quelli della Bcc di Pratola Peligna, quelli del convegno di gennaio: e che dopo il convegno, nei giorni successivi, le imprese hanno, finalmente, voglia di mettersi in discussione ed in gioco, di ripensare a se stesse, di farlo con la banca. Non una banca qualunque, una banca pur sia: la banca locale, la banca del territorio, la banca di riferimento. Così accade che, a quanto pare, si riparte, a fine mese, con una prima edizione; ed è un risveglio di coscienza che non potevo non annotare.

Poi, come sempre, perché accada qualcosa occorre la libertà di tutto coloro che sono chiamati a viverle, certe circostanze: la banca, che ha fatto una mossa per prima, l’impresa, che è andata a vedere il gioco, ma potrebbe non rilanciare. E, infine, la libertà di coloro che terranno l’aula ed a cui è dato, grazie al Cielo, di continuare a fare il mestiere più bello del mondo.

Di johnmaynard

Associate professor of economics of financial intermediaries and stock exchange markets in Urbino University, Faculty of Economics
twitter@profBerti

Una risposta su “Risvegli.”

Prof. Berti, nulla viene per caso, come ben lei sa. Nulla. Questo risveglio nasce da chi crede nel progetto ma anche crede in chi dentro il progetto ci mette il suo totale coinvolgimento: lei; e poi andarci fino in fondo alle cose. Questo è quanto Lei dimostra nelle aule, nelle sue lezioni.

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