Rastrellamenti (la gestione del credito deteriorato 1).
Oggi ho svolto la prima lezione di un corso di due giornate sulla gestione del credito deteriorato, destinato a esperti dell’area credito di alcune banche di credito cooperativo. Nonostante passino gli anni non smetto di meravigliarmi per le aspettative che tali corsi ingenerano (e che non esito a definire mirabolanti o, più spesso, miracolistiche) sia nei partecipanti, sia, più probabilmente, in coloro che li hanno iscritti. La sensazione, in effetti, è quella di dover enunciare rimedi immediati, offrire ricette per un pronto sollievo, come i cerotti callifughi, e via dicendo: aspettative, da parte del sottoscritto, immancabilmente deluse.
In effetti, l’unico modo per “gestire” il credito deteriorato è evitare che si generi, anzitutto prevenendo, con una seria analisi dei fondamentali delle imprese (e quindi della capacità di reddito e di rimborso, storiche e prospettiche) ed una valutazione attenta di natura, qualità e durata del fabbisogno finanziario delle imprese.
Tuttavia, poiché il credito deteriorato esiste, e non può essere ignorato, se non ci si vuole limitare ad una presa d’atto dell’insorgere irreversibile di una crisi d’impresa, occorre affrontarlo, cominciando da qualche parte. Poiché la domanda (con rispetto parlando per chi spesso me l’ha rivolta, un po’ scontata) è sempre quella: “Da chi cominciamo?” la risposta che non posso mancare di dare è sempre quella: dai peggiori. Dapprima convocandoli per sapere cosa intendono fare da grandi, se abbiano oppure no un piano economico-finanziario di fuoriuscita dalla crisi, se siano consapevoli di quello che stanno attraversando.
Altrimenti, c’è solo un sistema: il rastrellamento.
(continua)