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Banche e Covid: un’intervista e qualche riflessione.

Banche e Covid: un’intervista e qualche riflessione.

LPN-FOCUS Banche e Covid, studio Cisl: Ferite, ma anche anticorpi. Tengono ricavi.

di Laura Carcano
Torino, 8 ago. (LaPresse) – Banche “graffiate dalla pandemia”, ma il Covid non morde. E’ uno studio del sindacato First Cisl a mettere sotto la lente le semestrali dei primi cinque istituti di credito italiani. Tengono i ricavi, aumenta il patrimonio.
“Le ferite ci sono ma il sistema bancario dimostra di avere anticorpi solidi contro la crisi per il Coronavirus”: l’analisi fotografa una “tenuta dei ricavi operativi (- 4,2% rispetto a giugno 2019)”. Ancora più contenuta è la riduzione del margine primario per dipendente (- 2,5%), nonostante il lungo lockdown.
E dopo aver fatto i conti in tasca alle banche, arriva l’affondo del sindacato: “non sono accettabili nuovi tagli all’occupazione dopo che il personale è stato ridotto di 5mila addetti, con una conseguente contrazione dei costi operativi ( – 2,1%) e la chiusura di oltre 500 filiali. Questa riduzione dei costi ricomprende una diminuzione delle spese per il personale del 2,1%”.
Il risultato netto aggregato – sottolinea First Cils – ha chiuso in territorio negativo, ma vanno evidenziati l’aumento eccezionale (+ 72%) e l’incidenza delle rettifiche su crediti alla clientela (5,3 miliardi). In larga misura (2,7  miliardi) accantonamenti per fronteggiare il futuro impatto della pandemia: “senza di essi il dato sarebbe stato ampiamente positivo”.
Spicca poi “la maggiore solidità patrimoniale dell’insieme aggregato”.  Nell’analisi emerge che il CET1 Ratio phased-in passa dal 13.6% del dicembre 2019 al 14.4%. Ciò, “porta a stimare un’eccedenza patrimoniale sui requisiti minimi di oltre 46 miliardi, con un aumento di circa il 43% rispetto ai dati di fine anno”.
Per lo studio del sindacato “le banche non sembrano poi aver colto appieno l’opportunità offerta dalle garanzie statali: i prestiti alla clientela ordinaria crescono meno di un punto percentuale (+ 10 miliardi circa nel periodo considerato)”. E si riduce ancora l’incidenza netta dei crediti deteriorati (3.3%).
“Il coronavirus – afferma il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani – non ha scosso il sistema, che anzi ha dimostrato grande resilienza. Adesso il credito alle imprese ed alle famiglie deve aumentare. L’ampia dote di capitale disponibile e la liquidità garantita dalla Bce costituiscono la premessa, insieme alle garanzie statali sui crediti, su cui fondare il rilancio”. Per Colombani “la rotta è quella indicata da Mario Draghi: le banche come strumenti di politica pubblica” e “la presenza dello Stato nel sistema bancario smetta di essere tabù”.
Ma la tesi dello “Stato come banchiere” per Alessandro Berti, professore associato di tecnica bancaria e finanza aziendale presso la Scuola di Economia dell’Università degli studi di Urbino Carlo Bo, non è certo la lezione di Draghi. Lo è invece “la necessità di politiche keynesiane per fronteggiare la crisi economica indotta dalla pandemìa”. “Non abbiamo bisogno di uno Stato banchiere, se non in casi estremi – sottolinea – e questo in Italia non sta accadendo. Non ha mai dato buona prova di sé quale manager. Anzi, se il sistema bancario è resiliente, a maggior ragione l’allocazione delle risorse pubbliche deve essere prioritariamente assegnata ad altri comparti economici”. Quanto all’aumento patrimoniale, la spiegazione è che “il regolatore ha abbassato il livello dei requisiti patrimoniali”.
“Inoltre – fa notare Berti – le semestrali dicono che molte banche hanno fatto gli utili con il trading e se il credito a famiglie e imprese non è aumentato non è colpa degli istituti, quanto piuttosto di un sistema di erogazione dei prestiti Covid-19 che non ha assicurato la tutela penale alle banche e agli addetti, dando per scontato che la garanzia pubblica (SACE o FCG) funzionasse quasi in autonomia, mentre necessita della massima diligenza. Il contributo dei lavoratori bancari durante l’emergenza è stato sotto questo punto di vista fondamentale, soprattutto per evitare improvvide operazione di sussidio con ricadute sul sistema finanziario”.
Questo il sunto della mia opinione, apparso sull’intervista che mi è stata gentilmente richiesta da Laura Carcano di lapresse.it. Di seguito il mio pensiero in maniera meno concisa.
Il Segretario Colombani afferma che non si deve più considerare la presenza dello Stato nel sistema bancario un tabù e lo afferma alla luce della “rotta indicata da Mario Draghi”: penso che con questa affermazione voglia riferirsi all’intervento dell’ex Presidente BCE sul Financial Times di qualche tempo fa, ma il problema è che questa indicazione, a mio parere, Mario Draghi non l’ha mai data, mentre ha certamente richiamato la necessità di politiche keynesiane da parte dei governi per fronteggiare la crisi economica indotta dalla pandemìa. Non abbiamo bisogno di uno Stato banchiere, se non in casi estremi, e questo grazie a Dio in Italia non sta accadendo: oltretutto lo Stato banchiere non ha mai dato buona prova di sé quale manager, e questo è agli atti dei bilanci delle banche di interesse nazionale e di tutte quelle che, in seguito, sono state privatizzate. Anzi, se il sistema bancario è resiliente, a maggior ragione l’allocazione delle risorse pubbliche deve essere prioritariamente assegnata ad altri comparti della nostra economia.
Quanto ai risultati dello studio First Cisl, è perlomeno paradossale, se non ingenuo, affermare che il CET1 ratio delle banche si è rafforzato se si è consapevoli che questo è avvenuto non perché si è ridotta la rischiosità media degli attivi o perché si è accresciuta la qualità del patrimonio di vigilanza, quanto piuttosto perché il regolatore ha abbassato il livello dei requisiti patrimoniali. Come quando si allentano i parametri che decidono quanto sia inquinato il mare e così appare che tutte le nostre coste sono paradisiache per la limpidezza cristallina delle acque.
La lezione che si trae dalla lettura delle semestrali è, piuttosto, che molte banche hanno fatto gli utili con il trading (cfr.Unicredit di Mustier) e che se il credito a famiglie e imprese non è aumentato non è colpa delle banche, quanto piuttosto di un sistema di erogazione dei prestiti Covid-19 che non ha assicurato la tutela penale agli istituti e agli addetti, dando per scontato che la garanzia pubblica (SACE o FCG) funzionasse quasi in autonomia, mentre necessitava e continua a necessitare la massima diligenza. Il contributo dei lavoratori bancari durante l’emergenza è stato sotto questo punto di vista fondamentale, soprattutto per evitare che si facessero improvvide operazione di sussidio che poi sarebbero inevitabilmente ricadute sul sistema finanziario e sugli stessi soggetti sussidiati (il Fondo centrale di garanzia recupera direttamente emettendo ruoli quanto dovuto dal debitore). Credo da ultimo che sia necessario ripensare al sistema delle relazioni di clientela in Italia che, in barba alla digitalizzazione, ha fatto con il Decreto Liquidità un salto all’indietro di 60 anni, facendoci ritornare al vecchio sistema del multifido e della prassi garantista, mai abbastanza stigmatizzato: i lavoratori bancari hanno bisogno di maggiore e più qualificata formazione per essere capaci di valutare sempre meglio le imprese, che necessitano di un partner finanziario, non di un fornitore. Questa è la grande sfida, insieme alla progettualità dei piani strategici delle banche per il prossimo futuro, che ci attende per la ricostruzione.
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Capitale circolante netto operativo Crisi finanziaria Educazione Fabbisogno finanziario d'impresa Imprese Indebitamento delle imprese Lavoro PMI

Solo il 26% delle aziende ha usato i consulenti…

Solo il 26% delle aziende ha usato i consulenti…

…già, ma per fare cosa? Il Sole 24 Ore di oggi ci dice che per chiedere la Cassa Integrazione, in deroga e non, solo un quarto delle imprese ha fatto ricorso all’aiuto di consulenti.

La notizia merita molteplici riflessioni, soprattutto per l’argomento, di notevole importanza in questo momento storico, nel quale la questione della liquidità la fa da padrona (et pour cause). Il comportamento delle imprese, non solo PMI, nei confronti dei temi della gestione è da sempre frutto di una costante sottovalutazione di quelli strategici a vantaggio di quelli maggiormente fiscali e amministrativi, in sostanza, della gestione ordinaria.

In fondo lo si è potuto notare molto bene esaminando le varie questioni connesse ai prestiti Covid garantiti dallo Stato, per i quali si continua a sbandierare la necessità di liberarsi delle maledette “scartoffie”, impugnando la legge di conversione del decreto che avrebbe (ma non ha) eliminato ogni sorta di necessità di analizzare bilanci, budget, business plan. Ne sanno qualcosa coloro che lavorano in banca, trovatisi a operare in condizioni di totale mancanza di dialogo, certamente non favorito dall’assenza del ceto professionale proprio su un punto fondamentale, ovvero i piani e i progetti per il dopo. D’altra parte, mi giungono notizie, anche direttamente, di aziende che devono nominare il revisore legale (e, signori del Sole 24 Ore,  piantatela di dire che è solo un costo, grazie) che sono sotto ricatto del loro professionista di fiducia e che “devono” nominare Tizio o Caio. I quali verosimilmente, oltre a non approfondire troppo le questioni figlie della gestione preesistente, sottovalutando come i loro clienti il solo parziale rinvio del Codice delle Crisi di Impresa, intanto si insiederanno per constatare che gli assetti organizzativi sono inadeguati, o forse no…e poi?

La cultura d’impresa e un indirizzo più gestionale ai comportamenti imprenditoriali, comprese le relazioni di clientela intrattenute con le banche non arrivano certamente per decreto legge o DPCM, come usa ultimamente. Ma se neppure ci si vuole fare accompagnare da consulenti, peraltro a loro volta restii a una visione strategica, riusciremo certamente nel non invidiabile risultato di essere entrati nella crisi da Covid-19 per primi ed uscirne tra gli ultimi.

P.S.: quello nella foto è Luigi Malabrocca, maglia nera in numerose competizioni ciclistiche, ma lui lo faceva apposta…

 

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Alessandro Berti Banca d'Italia Banche BCE Fabbisogno finanziario d'impresa Formazione Imprese Indebitamento delle imprese Lavorare in banca Lavoro Liquidità PMI Relazioni di clientela

Fintech e altre storie.

Fintech e altre storie.

Oggi ho partecipato a un bellissimo convegno sul Fintech organizzato da Milano Finanza e Bebeez intitolato “Il processo del credito tra vincoli regolamentari ed esigenze commerciali”.

Se posso fare solo un piccolo appunto agli organizzatori (o forse ai relatori?) se certamente si è parlato di Fintech, ben poco o nulla si è parlato di vincoli regolamentari, quelli a cui restano assoggettate le banche; così come è stato liquidato fin troppo velocemente il tema del rating, trattato alla stregua di un capriccio bancario, quando dovrebbe (?) essere noto che è, appunto, un vincolo regolamentare che determina l’assorbimento del patrimonio di vigilanza.

Il fenomeno del Fintech, ovvero la digitalizzazione di operazioni che precedentemente le banche svolgevano esclusivamente al loro interno e che, al contrario, proprio attraverso la digitalizzazione sono loro sottratte, non è appena una questione di disintermediazione, fenomeno di cui parlavamo nell’accademia almeno 30 anni fa. E’ una questione, come giustamente sottolineato oggi dai relatori, di rapporti con la clientela, di relazioni, di necessità di avere non appena copertura per un fabbisogno, ma anche consulenza, spiegazioni, aiuto. Bene lo ha spiegato l’ottimo Fabio Bolognini @linkerbiz facendo presente che il Fintech non è una questione di semplici automatismi che rendono le operazioni più veloci e la copertura del fabbisogno (soprattutto di capitale circolante), maggiormente garantita: i bilanci vanno guardati, quelli in forma abbreviata precludono la procedibilità della pratica (sic), il cliente va compreso, capito, va letta la sua formula competitiva. C’era solo un imprenditore (perlomeno, a parlare) e si è lamentato della burocrazia e dei rating, perché dei tassi non può lamentarsi in questa fase: ma ha dimostrato che ancora sono le imprese, purtroppo soprattutto le PMI, a dover imparare a comunicare, a condividere, a raccontarsi. Il Fintech può aiutarle, ma non servirà a nulla se il problema continua a essere quello della “liquidità” “più in fretta che si può” “al minor costo possibile”: la questione vera era e rimane la capacità di stare sul mercato, la questione vera, soprattutto per la stragrande maggioranza di piccole e micro-imprese, è nel conto economico, non nello stato patrimoniale. Lavoriamoci, è un’occasione e non una minaccia.

 

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L’oroscopo 2018 del Mago Alex per banche, banchieri e bancari (ininterrottamente dal 2009).

L’oroscopo 2018 del Mago Alex per banche, banchieri e bancari (ininterrottamente dal 2009).

Credo che l’Oroscopo, tradizione di fine anno alla quale non riesco a resistere, non sia mai stato così poco incline all’ironia come quest’anno. Eppure materiale per essere feroci ce ne sarebbe  in quantità industriale, eventi nei quali il senso del ridicolo è completamente venuto meno non sono mancati e proprio a fine anno è terminato il lavoro della arcinota commissione banche.

Non riesco a togliermi dalla testa la frase, letta su Twitter (e per fortuna che era in decadenza come social) circa l’effetto Kodak per le banche: ovvero, quella difficoltà a cogliere il passaggio al digitale che ha portato quasi alla rovina la storica azienda americana, applicato all’intermediazione bancaria. Eppure non è stata l’incapacità di cogliere il cambiamento a tradire Kodak ma la sua lentezza, insieme alla tranquillità che offriva il trovarsi in una situazione di monopolio.

L’effetto Kodak per le banche non è appena la c.d. Fintech, alla quale al momento io personalmente attribuisco solo un’accelerazione del processo di flying to quality del sistema bancario e delle imprese (le più grandi vanno dalle migliori -che sono quasi sempre le più grandi- e viceversa); è il venir meno stesso della ragione d’essere di alcuni vantaggi tipici di molte banche italiane (localizzazione, informazione, transazione), insieme alla non-necessità dell’insediamento fisico che cambia il modo stesso di stare dentro la competizione.

Il vantaggio sta nella digitalizzazione applicata massivamente soprattutto all’informazione (e tra qualche anno accessibile anche a soggetti non bancari) e nella riduzione dei cosi operativi, ovvero il personale. Il bancario, che legge questo oroscopo dal 2009, sa che gli voglio bene e che vorrei continuare a volergliene ancora a lungo; ma deve sapere con certezza che il panorama intorno a lui è cambiato e che il gioco, un po’ crudele, è quello di girare intorno a un numero di sedie inferiori al numero dei partecipanti al gioco.

Non solo: direi che ci sono e ci saranno sempre meno posti dove giocare. La concentrazione del sistema è il mantra che, unitamente a quello della sana e prudente gestione, ci accompagnerà ancora per molti anni: perché la concentrazione significa stabilità, minori possibilità di crisi, poche grandi banche (10?) che si spartiscono il mercato. Tra queste ci saranno anche Cassa Centrale Banca e Iccrea Banca, che raccoglieranno l’eredità di Federcasse e i valori del Credito Cooperativo: coloro che le dirigono hanno ed avranno molte responsabilità.

Il 2018 è un anno di passaggio: saranno applicati, a quanto pare con gradualità, i nuovi (e più severi criteri) degli IFRS 9 al posto di quelli più laschi contenuti nello IAS 9; al solito, sarebbe bene che chi avesse tempo non aspettasse tempo, anche perché se nessuno in questo momento ha voglia di altre crisi, nessuno può fermare l’acqua con le mani, come insegna il buon Bersani. Chi non ha più tempo sono le imprese, quelle che ancora non sono fallite (e mi resterà sempre il dubbio se sia stato un bene o un male) e che si trovano “tra color che son sospesi”: imprese alle quali non serve la Fintech, ma un buon commercialista, o un buon gestore imprese come se ne trovavano una volta nelle banche locali come si deve.

La torta non è piccola, vengono a mangiarsela anche dall’Oriente; ma le fette non saranno uguali per tutti.

Buon 2018 e buon lavoro a tutti!

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Banche Lavoro

L’oroscopo del bancario (a cura del Mago Alex). Il Mago Alex, previsioni per i bancari (dal 2013 anche per gli aspiranti bancari ed i banchieri), ininterrottamente dal 2009.

L’oroscopo del bancario (a cura del Mago Alex).

Il Mago Alex, previsioni per i bancari (dal 2013 anche per gli aspiranti bancari ed i banchieri), ininterrottamente dal 2009.

 

Ariete

Per lui: (valido solo se lavorate a Monte Paschi) siete iscritti al PD ed eravate iscritti al PCI, non avete mai sbagliato nulla della trafila che vi ha permesso di arrivare dove siete arrivati. Solo che l’anno scorso alle primarie avete dichiarato pubblicamente di votare per Bersani, perché Matteo è come Silvio: e l’8 dicembre non siete andato, perché avevate l’influenza. Il vostro futuro è esuberante, i contenuti professionali discutibili, la sede di lavoro a seconda delle opportunità (della direzione). Rocca Salimbeni, adieu. Malinconico.

Per lei: avete frequentato le lezioni di Tecnica Bancaria del prof.Berti e pensavate di avere fatto tutto per meritarvi un buon voto. Ma quando avete dovuto commentare la situazione aziendale non avevate voglia: sì, è vero, lui l’aveva detto, ma i prof dicono tante cose...e così hai accettato di fare parte di un gruppo che ha commentato i casi aziendali con lo stesso file di word, con gli stessi vuoti, le stesse parentesi e le stesse avvertenze (inserire qui…il dato: poi nessuno della banda di geni lo ha riempito). Bread & Fox Award e Blue Ribbon per menzione speciale. Nel 2014 ripeterai più volte tecnica bancaria, forse il prof farà per te quello che non ha mai fatto per nessuno: tirare il libretto fuori dalla finestra. Agitata.

 

Toro

Per lui: (valido solo se siete l’amministratore di una Bcc): non capite perché quella sedia dove tutti i vostri paesani sono stati seduti con tanta dedizione e, soprattutto, attaccamento, non sia poi così comoda. Pensate che forse si dovrebbe rifare gli arredamenti della sala consiglio, ma siamo in tempi di spending review e già avete litigato se andare a fare la cena di Natale in un incaglio oggettivo o in un credito ristrutturato. Firmerete l’ICAAP pensando che in Italia c’è troppa burocrazia. Non pensateci, siate sereni: anche Maria Antonietta lo era. Differenti.

Per lei: lavorate in trincea, voi, mica come quelli della sede, sempre seduti al caldo d’inverno ed al fresco dell’aria condizionata d’estate. Voi sapete quali sono le esigenze del cliente, mica tutte possono essere giudicate con il metro della capacità di reddito e di rimborso, del rischio e del rendimento: avete fatto esercizi in palestra per stendervi a tappetino quando arrivano i vostri clienti preferiti, siete sempre disponibili. Il RAF per voi è l’aviazione inglese. Volerete (via). Volatili.

 

Gemelli

Per lui: avete frequentato le lezioni di tecnica bancaria del prof.Berti: quando quel burlone diceva “badate che questo lo chiedo” pensavate “è proprio un burlone, il prof”. Poi lo ha chiesto e voi non lo sapevate. Non solo, vi siete fatti convincere a fare in 12 il lavoro di gruppo per il seminario che dà diritto a crediti, solo perché non c’erano ragazze ed uno di voi sembrava saperla più lunga degli altri. Non avete scritto nemmeno una pagina, qualcuno ha firmato per voi. State dimagrendo, ma avete cominciato dalla parte sbagliata. Light Brain Awards 2014. Leggeri.

Per lei: le regole non vi sono mai piaciute, nutrite una sconfinata ammirazione per Silvio e per Denis, pensate che l’Italia andrebbe liberata da lacci e lacciuoli. Per questo avete pensato bene che quella pratica del Consigliere, di ammontare così rilevante, andasse portata avanti più in fretta e senza far perdere tempo al consiglio, convincendo il Consigliere indipendente che è un puro caso che il primo dei grandi rischi sia anche membro del CdA. La pratica è passata, ma è appena arrivata un’ispezione. Preoccupati.

 

 

Cancro

Per lui: (valido solo se siete l’amministratore indipendente della banca della donna Gemelli). Siete indipendenti, siete autonomi: vi riguardate tutte le pratiche due o tre volte, e poi lo fate prima degli altri, andate in banca prima. Pensate di essere diligenti, anche se non ci capite dentro nulla come quando eravate amministratori e basta. Vi fidate di quello che vi porta la responsabile dell’area credito. I western vi sono sempre piaciuti: (indi)penderete con una cravatta di corda al collo. Soffocati.

Per lei: il capitale circolante netto operativo è sempre stato un gran mappazzone per voi e vorreste mostrare a Barbieri, Bastianich e Cracco quanto siete bravi tra i fornelli. La banca non vi valorizza, non vi chiedete perché il 30% dei vostri clienti che hanno un ristorante lo hanno chiuso, perché voi guardate il bicchiere mezzo pieno: ce ‘è un altro 30% che lo apre, dunque stanno aspettando me. In attesa di essere presa al casting per il prossimo Masterchef incominciate con le ricette di Benedetta Parodi. Il vostro fidanzato vi lascerà, dicendovi: “Tu vuoi che io muoro”. Agonizzanti.

 

Leone

Per lui: valido solo se lavorate in una Bcc della Calabria. È vero, state facendo quotidianamente hard banking e chi lavora in banca come voi in un’altra regione non se ne rende conto. Ma non è una buona ragione per abbassare la guardia, anzi. Proprio per questo parteciperete a numerosi corsi di formazione: arriverete in ritardo alla mattina e, verso le 15,30 direte: ”Professore, mi esce la bambina dall’asilo”.  Naturalmente uscirete: naturalmente vi perderete la spiegazione sull’autofinanziamento. Ma non si possono lasciare sulla Statale Ionica delle povere bambine indifese. Paterni.

Per lei: (valido solo se lavorate in una filiale delle Marche di una banca popolare del Nord Italia con forte presenza e potere sindacale e con un ROE da banca pubblica ante riforma Amato-Carli). Siete felici perché la vostra banca vende finalmente i biglietti e gli abbonamenti del BBilan, continuando a farlo male, con code, insofferenza della clientela in attesa, cazzeggio conclamato da parte dei vostri colleghi e vostro personale: in compenso quell’abbonato riminese del secondo anello rosso, sponda nerazzzurra, non vi guarderà più male. Non ha più alcuna ragione di venire lì. Noterete che anche molti altri clienti, indifferenti al calcio, non ne hanno. Osservatrici.

 

Vergine

Per lui: valido solo se siete un amministratore di banca (tutte, tranne MontePaschi) ed avete in corso un’ispezione di Banca d’Italia. Se vi chiederanno di effettuare un ricambio generazionale e di sostituire un buon numero di consiglieri, non è perché sono Renziani e vogliono rottamarvi, mentre voi avete ancora da dare tanto alla banca: il vero motivo è che pensano che abbiate fatto un numero sufficiente di cazzate. Non resistete, resistere è da idioti. Dimettetevi, altrimenti lo farà un commissario. Commissariati.

Per lei: avete fatto da sempre istruttorie di fido, siete perfettamente in grado di dominare la ragioneria ed i bilanci sono il vostro pane. Siete venute alle lezioni del prof.Berti e sapete che le politiche di bilancio possono essere fatte dappertutto e quindi, soprattutto del magazzino, bisogna dubitare: il magazzino dell’impresa di moda di quel consigliere lì gira una volta ogni tre anni, e lui ha chiesto un fido per ripianamento passività. Indagate se sia cachemire o acrilico: il consigliere vi risponde che è certamente manifattura di primaria qualità, dunque cachemire. A riprova riceverete un simpatico omaggio. La pratica va avanti. La vostra carriera no. Sulla casella nell’organigramma con il vostro nome sta scritto: Ripianata.

 

 

Bilancia

Per lui: avete partecipato a quel seminario che dava diritto a un credito, quello sulle crisi aziendali, quello tenuto dal prof.Berti. Siete venuti con la salda convinzione decoubertiniana che l’importante sia partecipare. Durante il seminario avete organizzato, nelle ultime file, tornei di back-gammon, casting per Miss Italia e una gara di barzellette. Pensavate che Berti vedesse male, ma vi siete dimenticati che sente molto bene. Segàti.

Per lei: (valido solo se siete una parte correlata). Il vostro concetto di amicizia è molto elastico, pensate che i parenti siano come il pesce, dopo tre giorni puzzano: e poi, come dice il film, parenti serpenti. Proprio per questo non capite tutte quelle analisi e quelle valutazioni effettuate mescolando insieme le situazioni contabili, il rischio connesso, la centrale dei rischi di famiglia. E poi, che c’entrare voi con vostra cognata? Che ha la ditta con Vostro fratello, per il quale avete firmato, e che è leggermente fallita? Continuerete a vestirvi come un addobbo funerario per dare un’impressione di serietà ma riceverete un bel decreto ingiuntivo. Escusse.

 

Scorpione

Per lui: (valido solo se siete il consigliere di amministrazione di una piccola banca locale). Avevate chiuso il 2012 con qualche perdita, ma voi non c’entravate, erano tutte fatte dal vecchio consiglio. Voi avevate dato un brillante contributo ai lavori consiliari, rompendo i coglioni a tutti i vostri colleghi sulle virgole e sui punti: in compenso, sulle cose che contano, non avete mai capito un cazzo. Di solito vi astenevate, usi a tacere per non dare certezze (circa la vostra incompetenza) ma votavate con passione per la scelta dei regali aziendali o per il ristorante dove avrebbe avuto luogo la cena di Natale. Siete stati commissariati. Andrete a rompere i coglioni al direttivo dell’associazione agricoltori. Irredimibili.

Per lei: nel 2013 (lo avevamo, del resto, previsto) siete andata in prigione. Ma l’amnistia vi ha salvato la pellaccia. In banca non tornerete a lavorare, non per ora. Agli amici che vi chiedono “cosa intendi fare, adesso?” risponderete annoiata che farete l’imprenditrice di voi stessa. Cercherete di aprire un tabacchino; o un negozio di sigarette elettroniche; o un bar; qualunque posto dove non si debba fare fatica. Respinte.

 

 

Sagittario

Per lui: il sindacato non vi protegge più, per la prima volta avete sentito parlare di solidarietà (contratto di) e ve ne siete accorti in busta paga. Pensate subito che il lavoro debba essere proporzionato alla busta paga, quindi lavorate ancora meno di quello che facevate lo scorso anno. Il sindacalista vi spiega che dopo la parola “solidarietà” c’è la parola “esuberi”. Non capite: provate a dedicarvi al circolo ricreativo della banca. Organizzate qualche tombola, una gita, una visita a un museo. Vi scriveranno a casa. Esuberanti.

Per lei: pensate che un’istruttoria fidi sia una sapiente alchimia di aspetti tecnici e morali, di qualità imprenditoriali e di conoscenze. Pensate anche che da come si collocano i periodi nella frase dipenda molto delle scelte che saranno poi effettuate dal CdA. Per questo scrivete sempre, all’inizio di quasi tutte le pratiche: “Tecnicamente negativo. Tuttavia, in considerazione della storicità del rapporto e delle qualità del cliente, gran lavoratore, si propone con parere favorevole.” Tuttavia, un sempre maggior numero di vostre pratiche viene bocciato. Vi iscriverete ad un corso di scrittura, mentre sarebbe meglio uno sull’analisi per flussi. Avversative.

 

 

Capricorno

Per lui: Oltre a continuare a non capire a che serva calcolare il rapporto tra capitale investito e fatturato, come l’anno scorso, continuerete a non capire perché non sia così importante il quoziente di indebitamento. Anzi, vi impuntate su tutte le pratiche e mostrate severità, anche se il cliente ha ridotto il debito, perché “è sottocapitalizzato”. Quando distribuivano il buon senso eravate andati in bagno, come al solito. Assenti.

Per lei: solo se siete presidente di una Fondazione di una grande banca di interesse nazionale, con radicamento sul territorio della Toscana (e se non siete del Capricorno, pazienza). Ma che l’avete chiamato a fare Profumo? Pensavate che stampasse moneta lui, personalmente di persona? Illuse.

 

Acquario

Per lui: (valido solo se siete un amministratore di Banca Carim e pazienza se non siete dell’acquario e pazienza se non siete un uomo). Avete fatto la semestrale riducendo gli accantonamenti per rischi in maniera vertiginosa: d’altra parte, vi illudete che il lavoro sporco lo abbia già fatto il commissario (che lo ha fatto, in realtà, ma non nel senso che pensate voi) quindi a voi ora spettano solo le magnifiche sorti e progressive. Vi chiederete se vale la pena continuare a rischiare il proprio pregevole curriculum per gli inviti del Sindaco alla Molo street parade, alla Notte Rosa ed alla Sagra Malatestiana. Dubbiosi.

Per lei: durante un corso con il prof.Berti siete stata insignita del titolo di G.A.A.M. (gatto attaccato ai maroni) e ne andate fiera. In effetti le vostre analisi sono ficcanti e precise, puntuali e sempre in grado di evidenziare i problemi del cliente: siete brava. Nel 2014 cambierà il vostro direttore generale, e la politica del consiglio si orienterà verso un maggiore sviluppo commerciale. Finirete a fare la  G.A.A.M. alla compliance, che in effetti mancava nel vostro bilancio di competenze. Sottovalutata.

 

Pesci

Per lui: anche nel 2014 il rock passerà lento sulle vostre discussioni e tutto quello che cercate è solamente amore. Magari, se uscite dalla banca un po’ prima, evitate di farvi il film “Due cuori, uno sportello.”: e poi vi siete mai chiesti perché la collega che rimane con voi assomiglia come una goccia d’acqua a Amy Farrah Fowler? Resettàti.

Per lei: anche nel 2014 dieci anni sono pochi per promettersi il futuro e tutto quel che cerca e che vuole è solamente amore (anche lei, di nuovo, quelli dei pesci sono ripetitivi e poi l’oroscopo è finito ed anche il Mago Alex ha dei tormentoni). Stando alla cassa avete imparato a sorridere ai clienti, a trattare con loro cordialmente, a far loro capire che significa che la vostra banca è differente. Vi sfugge, tuttavia, il significato dei continui inviti in barca che vi rivolge quel nuovo consigliere: non accetterete, perché non vuole compagnia, ma solo qualcuno che faccia le faccende mentre lui si diverte. Disilluse.

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Alessandro Berti Disoccupazione Educazione Inter Lavoro

Diego Pablo Simeone: sai già perché (colloqui).

Diego Pablo Simeone: sai già perché (colloqui).

Mi hanno chiesto: che calciatore avresti voluto essere e perché.
Risposta. Diego Pablo Simeone. Sai già perché.

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Capitalismo Disoccupazione Imprese Lavoro

L’art.18 e il pubblico impiego sono casse da morto.

L’art.18 e il pubblico impiego sono casse da morto.

(…) L’articolo 18 e il pubblico impiego sono casse da morto dove per pigrizia ci si rinchiude. Chi ambisce a così poco, si accomodi, è libero di farlo, ma lo stato non può fornirgli la cassa, è eutanasia. Lo stato deve fomentare la voglia di vivere, e vivere significa lottare, inventare, cambiare, fare quel che si ama e amare quel che si fa. Dio ci scampi dai disinteressati. L’interesse crea l’etica nell’uomo, se non si ha interesse per quel che si fa, lo si fa male e si fa del male; ma si può essere interessati solo a quello che liberamente si sceglie in uno slancio amoroso, non per una comodità o un tornaconto. Il posto ciascuno se lo deve creare, a misura del proprio desiderio, solo allora si sentirà vivo. Appena possono, gli impiegati a tempo indeterminato si abbandonano al lamento e all’ipocondria, raccontandosi l’un l’altro le proprie malattie, vere o presunte; vivono nell’attesa della morte, metafora di quel licenziamento che li scaraventi in una qualche impresa. Pubblici o privati che siano gli operai non parlottano, non si lamentano, non ne hanno il tempo, non possono distrarsi, rischiano la pelle. C’è tanto amore e tanto prigioniero desiderio nel loro affannoso destino che quando sento che si mettono insieme fondando una cooperativa o qualche padrone li associa all’impresa, mi si apre il cuore.
Umberto Silva, Il Foglio, 4 febbraio 2012

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Agnelli Disoccupazione Energia, trasporti e infrastrutture Fiat Imprese Indebitamento delle imprese Lavoro PMI Ripresa Sud Sviluppo

Il blocco (mentale) dell’autotrasporto.

Il blocco (mentale) dell’autotrasporto.

Curiosando sulla rete alla ricerca di cifre e di informazioni circa la suddivisione del trasporto merci fra gomma, rotaia etc..mi sono imbattuto solo in articoli datati, come questo, peraltro interessante e ben argomentato. E ho ricordato gli anni ’60 ed il nuovo modello di sviluppo di Ruffolo, quello che voleva togliere l’auto dal centro del mondo per favoleggiare di altro, in anni in cui a Torino si diceva che ciò che era bene per la Fiat era bene anche per l’Italia. Giorgio Ruffolo e gran parte della sinistra sindacale di quei tempi erano se non massimalisti, spesso solo velleitari, scollegati dalla realtà come solo il PdL di adesso sa fare, ma forse qualcosa di quello che dicevano si potrebbe recuperare. Provo a capirci qualcosa guardando i numeri e scopro che:

  1. i trasporti su rotaia non sono convenienti per le distanze entro 1000 km (ovvero mai in Italia);
  2. per rendere convenienti i trasporti su rotaia bisogna investire sulla medesima, come hanno fatto i francesi ed i tedeschi (hai visto mai?);
  3. l’Italia NON ha investito sulla rotaia, come prova lo schifoso viaggio che ho fatto ieri mattina, dismettendo stazioni e tratte che non erano convenienti, in una logica molto privatistica, tranne che per le relazioni sindacali (consiglio a Stella e Rizzo di andare a curiosare nei dopolavoro ferroviari, per esempio);
  4. dunque i camionisti, o camionari, come dicono in Veneto, godono di una rendita di posizione, mi spiace dirlo, ma è così, insidiata solo dalla concorrenza dell’Est (benedetta UE, almeno a qualcosa serve); un camionista bulgaro costa un terzo di uno italiano, 15mila euro del primo contro 45mila del secondo;
  5. nonostante la rendita, gli sgravi fiscali e le molte altre agevolazioni, i camionisti non ce la fanno, o perlomeno, molti di loro; d’altra parte se basta un aumento del prezzo delle materie prime ad azzerare i margini, significa che già erano bassi.

Fin qui le “scoperte” dell’acqua calda. Dalle scoperte alle conclusioni.

La prima: forse non è un business conveniente? Forse a certe dimensioni non lo è mai stato, se è vero che tanti bilanci visti personalmente di aziende di autotrasporto, in molti e molti anni, recavano l’utile solo grazie alle plusvalenze per la cessione degli autocarri riscattati in leasing, inquinando la redditività operativa con ricavi extracaratteristici. Il buon senso, prima ancora della logica economica, imporrebbero di essere coscienti che chi ha margini modesti non può giocare con la finanza (inevitabile pensare a quante aziende di autotrasporto hanno debiti che non pagheranno mai perché non dovevano farli, non potevano permetterseli), ovvero che queste aziende se faticano a pagare i dipendenti, tanto più non possono farlo a debito.

La seconda: gli investimenti in infrastrutture, compreso il Ponte sullo Stretto, potevano prefigurare, se fatti per tempo, un nuovo vero modello di sviluppo. Ma non si riesce a fare partire la TAV (a proposito, perché nessun blocco in Val di Susa?), figuriamoci qualsiasi altra iniziativa: in ogni caso, ne godranno i nostri nipoti. Ma sono necessari, meglio farli tardi che non farli mai.

Infine: tagliare le rendite, liberalizzare, privatizzare può servire, può dare risorse, può aiutare questo gigantesco processo di riconversione delle infrastrutture, senza farci precipitare nella sindrome cilena (ma Mario Monti in elmetto e mitra a Palazzo Chigi non ce lo vedo). Ma deve essere guidato, sorretto da idee e da un progetto. Si cercano idee forti per la politica, mentre questa ha abdicato a se stessa. Buon lavoro a tutti.

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Sono stanca (non ho un senso per il lavoro).

Sono stanca (non ho un senso per il lavoro).

Alexander Deineka, Donbass

sono nata il 31 dicembre 1953. Ho iniziato a lavorare il 1 marzo 1973, senza mai interruzioni, di cui due anni come co.co.co, 10 mesi con l’enpals. Non vedo l’ora di andare in pensione. Nella mia famiglia, non ho parenti, solo cognati, tutti impiegati presso lo Stato, sono in pensione da più di vent’anni, e mi prendono in giro. Mi accorgo che passando gli anni non ho più la prontezza e la forza fisica degli anni addietro. Lavoro presso un studio di commercialisti e avvocati, ogni lavoro oltre la routine mi pesa da morire; il mese di maggio è diventato un incubo. Ma per chi devo lavorare ancora? Tempo addietro è stato messo un annuncio per trovare del personale che mi aiutasse: le prime domande che mi fecero i canditati: “quanto si guadagna? quante ore di lavoro durante la settimana? quante ferie mi spettano? il sabato non si lavora, vero? Quando ho inziato a lavorare io, si lavorava tutti i sabati mattina, ed il mese di maggio si attaccava il 2 maggio e si terminava il 31, sabati, domeniche, alcune notti quando si era in ritardo, e tutto a mano, non esistevano i computer, si battevano a macchina tutte le dichiarazioni dei reddit! Chi ora lo farebbe? Mi auguro solo, una volta andata in pensione, di potermi godere tutti i sacrifici fatti durante la vita lavorativa.

Lettera di Bianca Maria a Corriere.it

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Educazione Lavoro

La cultura degli alibi (o dell’indignarsi).

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