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Prof, che ne pensa degli ETF?

Prof, che ne pensa degli ETF?

Tra i motivi di questa “mutazione” probabilmente è probabile che ci sia anche il boom degli Etf: il successo di questi strumenti finanziari è sbalorditivo e da mesi comporta una domanda di oro senza precedenti da parte delle società emittenti, che forse sta diventando difficile da soddisfare.

Solo nel mese di luglio gli Etf hanno accumulato oltre 160 tonnellate di metallo, da inizio anno ne hanno messe da parte quasi 900 tonnellate, calcola il World Gold Council (Wgc): volumi paragonabili a metà della produzione mineraria nello stesso periodo e superiori a quelli dell’intero 2009, anno record (finora) per gli Etf sull’oro.

La fame di oro degli Etf è così grande che da sola potrebbe mettere in crisi il sistema. Almeno un’emergenza si è già verificata quest’anno, quando l’Spdr Gold Trust, il maggiore Etf del mondo sul metallo giallo, ha dovuto procurarsi lingotti prendendoli “a noleggio” dalla Bank of England (col rischio peraltro che lo stesso oro sia stato conteggiato due volte, nelle riserve auree britanniche e nel patrimonio dell’Etf).”

Sissi Bellomo, Il Sole24Ore.com

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Poco più di un buffetto sulla guancia.

Poco più di un buffetto sulla guancia.

Sugli amministratori di Helm, l’avvocato Rescigno conclude: «Quali soggetti che materialmente hanno commesso da un lato la violazione del regolamento e dall’altro l’illecito collocamento delle quote del fondo caymano… agli amministratori si potrà contestare sia la realizzazione materiale delle violazioni, sia il mancato controllo e quindi un loro contributo indiretto alla realizzazione dei quegli atti che hanno cagionato i danni ad Igm».

L’istruttoria della Consob su Helm si è formalmente chiusa il 30 settembre 2010 con la delibera n. 17512. Avendo accertato «la mancanza di correttezza e diligenza del comportamento di Helm Finance Sgr nell’interesse degli investitori gestiti, per essersi la società disinteressata della gestione del Fondo speculativo Helm Growth Premium, in ogni fase del ciclo di vita dello stesso» la Consob delibera sanzioni amministrative per 55.100 euro ad Alessandro Angelo Rombelli, 29.900 a Maurizio Dallocchio e 16.200 a Giulia Ligresti. Poco più di un buffetto sulla guancia a tutti. Per anni, invece, Alberto Micalizzi non ha avuto neppure quello. Fino a martedì.

Claudio Gatti, Il Sole 24 Ore, 19 novembre 2011

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Economisti Strumenti finanziari Università

Avevo dei dubbi sulla possibilità di produrre rendimenti sistematicamente superiori alla media (Non ritenevo che come business fosse troppo promettente).

Avevo dei dubbi sulla possibilità di produrre rendimenti sistematicamente superiori alla media (Non ritenevo che come business fosse troppo promettente).

Andrea Gamba, dalla rete.

Tre anni dopo, a chiudere con Micalizzi fu anche un altro accademico aveva lavorato con lui e Trigeorgis sul modello che sarebbe poi stato applicato ai fondi Dynamic Decisions. Parliamo di Andrea Gamba, oggi professore della Warick Business School, in Gran Bretagna. «Avevo dei dubbi sulla possibilità di produrre rendimenti sistematicamente superiori alla media. E non ritenevo che la strategia fosse sufficientemente solida e fondata dal punto di vista scientifico», ci spiega. Il 30 giugno 2004 anche lui decise di separarsi da Micalizzi e non seguirlo nella sua avventura dei fondi Dynamic. Motivo: «Non ritenevo che come business fosse troppo promettente».

Claudio Gatti, Il Sole 24 Ore, 19 novembre 2011

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Strumenti finanziari Università

Non è facile.

Non è facile.

Alberto MIcalizzi, dalla rete.

Non è facile inquadrare Alberto Micalizzi“, scrive sul Corriere di ieri Massimo Sideri. Alberto Micalizzi, di cui JM si era già occupato due anni fa, torna alla ribalta della cronaca per essere stato indagato dalla procura della Repubblica di Milano per truffa aggravata. Vivaddio, dopo due anni, la prestigiosa Università milanese, già retta dall’attuale Presidente del Consiglio, Mario Monti, lo sospende dal ruolo di ricercatore, peraltro ricoperto, a quanto riferito da fonti anonime (meglio non esporsi neppure sui complimenti) in maniera “intelligente”. Non è facile, ma i clienti del suo fondo fanno i conti con un crac da 500 milioni. E quanto al dott.Micalizzi, del quale il The Hedge Fund Journal parlava come guru della finanza quantitativa, forse sarebbe bastato leggerne le bibliografia per capire dove sarebbe andato a parare. Ci sono voluti due anni capirlo? Infine, una domanda semplice sull’oggetto degli studi del nostro: serve a qualcuno? A qualcosa? Serve allo sviluppo? Alla crescita, all’occupazione? Qualcuno sa rispondere? Grazie.

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Borsa Crisi finanziaria Economisti Mercato Strumenti finanziari

La qualità dei mercati.

La qualità dei mercati.

Paolo Pasquariello, professore di finanza all’Università del Michigan, sul Corriere Economia di lunedì scorso, afferma che “i mercati finanziari operano sulla base di una serie di immutabili (sic) principi (come le leggi della fisica), il più importante dei quali stabilisce che due identiche attività finanziarie debbano avere lo stesso prezzo, pena l’emergere di un’opportunità di arbitraggio che produce profitti senza rischio. E’ ragionevole aspettarsi che questo principio sia sempre soddisfatto (anche se non perfettamente) in mercati finanziari ben funzionanti. E’ dunque possibile misurare l’abilità dei mercati di operare correttamente esaminando i prezzi di azioni, obbligazioni e valute in termini relativi, anche in assenza di criteri condivisi di valutazione in termini assoluti. Ebbene, la ricerca accademica evidenzia che a causa delle sunnominate frizioni (NdA: imperfezioni, barriere e vincoli) questo basilare principio della finanza moderna viene spesso violato dai mercati, soprattutto durante periodi di stress ed elevata volatilità. In breve, la qualità dei mercati finanziari tende a deteriorare specialmente in corrispondenza di drammatici movimenti di prezzo, proprio quando governanti e investitori sembrano prestar loro la più grande attenzione.

Perché qualcosa suona stonato, in questa ineccepibile esposizione? E, soprattutto, perché? E ancora: perché se i mercati operano su una base di immutabili principi (come le leggi della fisica) a un certo punto la qualità viene meno? Sarebbe come domandarsi perché a 100 gradi l’acqua non bolla oppure a zero gradi non geli: cosa accade? L’articolo di Pasquariello si intitola “La saggezza (dubbia) dei mercati finanziari“: forse si dovrebbe ripartire da lì.

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Barack Obama Crisi finanziaria Mercato Rischi Risparmio e investimenti Strumenti finanziari USA

Vivere di benchmark e di automatismi.

Vivere di benchmark e di automatismi.

(..) L’ultima grande accusa è che le agenzie di rating sbagliano. Hanno valutato male i mutui subprime, ma anche Lehman Brothers o Parmalat. Vero. Però è anche vero che il crack dei mutui subprime americani non lo avevano previsto in molti. Le agenzie di rating hanno errato a valutarne l’affidabilità, ma anche tanti economisti o analisti si sono sbagliati. Idem per il crack di Parmalat: si trattava di una truffa, i bilanci erano falsi. Se però si vanno a prendere le statistiche ufficiali (fornite dalle stesse agenzie), si scopre che mediamente i casi di default sono coerenti con i rating assegnati. Se si escludono casi clamorosi, dunque, solitamente i rating sono abbastanza affidabili. Insomma: le “Triple A” vanno veramente molto meno in default delle “Singole A” o delle “B”. La verità, dunque, anche qui è forse un’altra. Le agenzie esprimono giudizi: come tali sono opinabili e soggetti a errore. Gli investitori dovrebbero prenderli come tali, piuttosto che basare le proprie scelte solo su queste pagelle. Piuttosto che vivere di benchmark e di automatismi, i gestori dei fondi dovrebbero ragionare con maggiore autonomia: così, forse, si eviterebbero anche isterismi sui mercati.

Morya Longo, Il Sole 24 Ore, 9 agosto 2011

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Crisi finanziaria Rischi Stato Strumenti finanziari

Febbre e termometri.

Febbre e termometri.

Dunque qualcosa si sta muovendo intorno alla riforma dell’attività delle agenzie di rating. Se da un lato si intende crearne una europea, dall’altra si vuole ampliare il termine di preavviso (da 12 ore a 3 giorni) entro il quale un emittente ha diritto di conoscere le variazioni del suo rating. Ma è lo stesso Morya Longo, sul Sole 24 Ore di oggi a ricordarci che le dichiarazioni dei politici destabilizzano come quelle delle agenzie. E che dunque, anche se le si vuole regolamentare, ciò che le agenzie dicono è semplicemente una presa d’atto della realtà che chiunque può fare. Leggendo i resoconti delle agenzie si ha invece un’impressione: quella che si voglia gettare via il termometro, incolpandolo della febbre.

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Banche Goldman Sachs Ricchezza Rischi Risparmio e investimenti Strumenti finanziari USA

Il ritorno sull’investimento del capitale (reputazionale).

Il ritorno sull’investimento del capitale (reputazionale).

A quanto pare moralismo ed etica non sono ritenuti ingredienti decisivi di una proposta di affari avanzata da una banca d’investimento. In un survey di Bloomberg è emerso, infatti, che “investors will continue to put their money with capable institutions, regardless of their history or morality“. Non sarà John Maynard a buttare a mare l’esigenza di moralità emersa dal dopo crisi, né qua si intende, all’improvviso, diventare cinici o travestirsi da Ebenezer Scrooge. Ma la risposta, realistica e sincera, dell’intervistato, Christian Contino, 27 anni, che lavora come consulente per la gestione degli investimenti del Fondo delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Agricolo (non proprio una congrega di assatanati del profitto) mette la sordina a tanta finanza etica che dimentica, in finale, che gli strumenti del risparmio devono soddisfare le esigenze di datori e prenditori di fondi, non appena quelle di criteri di morale talvolta un po’ astratta.

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Banche Liquidità Strumenti finanziari

Strumenti innovativi di capitale.

Strumenti innovativi di capitale.

Conoscevamo la disinvoltura imprenditoriale, quella per intenderci di Vincenzo Boccia e della lobby confindustriale, quella che vuole ricapitalizzare le imprese ma senza metterci neppure un centesimo. Ma non pensavamo fosse possibile che anche una Fondazione, con una banca nel proprio attivo, ragionasse allo stesso modo. Il Sole 24 Ore rende noto, infatti, che “la Fondazione Monte dei Paschi sta per affrontare uno dei passaggi più difficili della sua giovane esistenza da quando, nel 1995, ha scorporato e conferito l’attività creditizia in Banca Mps. Accompagnerà l’azione di rafforzamento patrimoniale del gruppo di Rocca Salimbeni senza diluire in modo significativo il pacchetto di azioni in suo possesso (45,7% del capitale ordinario e 55% di quello complessivo). E lo farà anche a costo d’indebitarsi.

Quindi Monte Paschi si indebiterà (con il Tesoro, verosimilmente) per sottoscrivere un aumento di capitale che non potrebbe sottoscrivere, al solo scopo di non diluire il controllo: finalità più che comprensibile, ma che inevitabilmente dovrà farei conti con le esigenze di politica per il territorio che la Fondazione ha, o dovrebbe avere, scritta a caratteri cubitali nella sua missione. Lorenzo Bini Smaghi ha affermato che le banche dovranno rinunciare a distribuire dividendi e dovranno rafforzare il capitale. Se poi il capitale è stato preso a prestito, il bilancio sociale del Monte dei Paschi di Siena sarà fatto con i cantuccini.

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Banche Banche di credito cooperativo Mutui e tassi di interesse Rischi Strumenti finanziari Unicredit

Per il recupero della credibilità e della reputazione.

Intervenuto al Convegno del Credito Cooperativo dell’Emilia-Romagna a Baveno, Pier Luigi Celli, Direttore generale dell’Università LUISS, ha rammentato di avere lavorato come consulente di Unicredit “per il recupero della credibilità e della reputazione.”

Viste le conseguenze legali di quanto operato dalla banca, viene qualche dubbio: non tanto sulle abilità professionali del dott.Celli, quanto piuttosto sul destinatario delle sue attività di consulenza.