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Borsa Capitalismo Imprese IPO

(S)quotarsi un po’: delisting Benetton per non addetti.

(S)quotarsi un po’: delisting Benetton per non addetti.

Ma Piazza Affari è un problema che, con ieri, Ponzano Veneto ha cominciato a mettersi alle spalle. Al termine di una riunione del cda durata un’oretta, Edizione ha spiegato le ragioni dell’addio. Ritiene che «anche in considerazione della protratta volatilità dei mercati azionari» il delisting «possa fornire al management la flessibilità richiesta nel medio e lungo termine» per sviluppare le «azioni necessarie a fronteggiare le sfide derivanti dal mutato contesto competitivo». Di fronte a scenari nuovi, occorre «una strategia di rafforzamento del modello di business su cui sono fondati la storia e il successo di Benetton».

Alla vigilia del cambio della guardia alla presidenza, con Alessandro Benetton destinato in primavera a succedere al padre Luciano, Piazza Affari non è più considerata funzionale a un progetto di rilancio industriale. Anzi. Di qui l’obiettivo di raggiungere almeno il 95% del capitale per procedere alla revoca dalla quotazione nel giro di qualche mese.

Francesco Spini, La Stampa.

Traduzione: ci ricompriamo l’azienda a prezzo vile, dopo aver monetizzato quanto possibile con l’IPO. Poiché non siamo più quotati non abbiamo più costi e noiose incombenze. Paghiamo molto bene i nostri consulenti di comunicazione perché riescano a non dire niente facendo finta di spiegare tutto.

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Banche

A cosa serve la Borsa 3.

La notizia del delisting di Granitifiandre, l’ennesimo di questi anni orribili per i mercati, delude operatori e giornalisti ma non scalda il dibattito accademico. Soprattutto, non scalfisce le granitiche certezze di tutti coloro che continuano a magnificare le sorti progressive che la quotazione dischiude (alla modica cifra di 1 mln.€/per year) a tutti coloro che vogliono crescere senza il fardello del debito, disponendo di capitale stabile, per fare nuovi investimenti, crescere, cogliere opportunità, creare valore etc…Opportunamente istruito, anche uno studente universitario è in grado di scrivere un prospetto informativo ante-quotazione, le parole sono sempre quelle, basta sceglierle bene e mescolare a piacere.

Quello che colpisce nella vicenda Granitifiandre riguarda l’atteggiamento di Romano Minozzi, l’azionista di maggioranza, ovvero lo stesso che quasi due anni fa annunciò a sorpresa, per poi ritirarla, la messa in liquidazione del gruppo Iris Ceramiche: gruppo con il quale Granitifiandre pare destinata al matrimonio (post-delisting). Posto che il Minozzi medesimo è libero di fare ciò che vuole -anche se due anni fa  i suoi operai non devono aver passato delle belle feste di Natale- non si è molto distanti dal vero se si pensa che l’operazione abbia come scopo quello di ricomprare, col 50% di sconto (Opa lanciata a 4 € contro 8 € di quotazione) la parte residua di flottante e riprendere così il controllo.

La seconda cosa che fa riflettere sono le reazioni. Le riflessioni di alcuni articoli di stampa, che parlano di “feeling mai sbocciato” fra la società e gli investitori, dimenticano che le quotazioni di Borsa approssimano i fondamentali dell’azienda in un arco di tempo talmente ampio che occorrono almeno due o tre generazioni di investitori per rendersene conto. E come insegna la letteratura USA sull’argomento, irrazionalità e volatilità spesso prevalgono. Forse sarebbe il caso di cominciare a chiedersi, per davvero e non a puntate, sui libri e non sopra un blog, a cosa serva davvero la Borsa. Me lo chiedesse la casalinga di Voghera, io, in questo momento, non saprei rispondere.

 

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Borsa Energia, trasporti e infrastrutture

Ogni decenza ha un limite.

“L’Offerta si pone l’obiettivo di addivenire alla revoca della quotazione dal Mercato Telematico
Azionario organizzato e gestito da Borsa Italiana S.p.A. (delisting) delle azioni ordinarie
dell’Emittente al fine di consentire a quest’ultima di beneficiare di una più adeguata flessibilità
finanziaria, organizzativa e gestionale, utile per attuare il proprio piano strategico e raggiungere
e superare, attraverso crescita organica e/o acquisizioni, con maggiore rapidità, gli attuali
obiettivi di investimento e di posizionamento sul mercato. Se infatti l’attuale piano di
espansione dell’Emittente, già delineato e presentato alla comunità finanziaria, facendo leva
sulla capacità attualmente in costruzione e in sviluppo, prevede il raggiungimento di una
capacità installata di 530 MW entro il 2013, i benefici derivanti dall’Offerta consentirebbero di
continuare più agevolmente a perseguire ulteriori e differenti iniziative sia in ambito nazionale
sia all’estero.”

Questo è un brano di quanto contenuto nel comunicato stampa di ERG, che si riporta in calce al post, con il quale si annuncia il delisting della controllata ERG Renew s.p.a.. Nulla da dire sulle motivazioni di fondo dell’operazione, probabilmente legate ai costi di mantenimento sul listino. Ma suona davvero indecente che le stesse frasi, addotte nel Comunicato stampa del 14 dicembre per motivare l’operazione, possano essere usate, come è stato fatto in passato -ed anche scritto: vi sono numerosi autori bocconiani in materia- per spiegare non il delisting, bensì l’IPO e la decisione di quotarsi.

Va tutto bene, per carità. Però se qualcuno decide, in futuro, di scrivere di mercati mobiliari, eviti perlomeno di straziarci l’anima con “capitali freschi“, “riduzione dell’indebitamento“, “nuove opportunità di crescita“, “creazione di valore con nuove acquisizioni“, “investimenti per lo sviluppo“. Ci dica la verità, tanto l’IPO funzionerà lo stesso. Ci dica che ci si quota per far cassa e ci si (s)quota per convenienza. La creazione di valore, lasciamola ai bocconiani.

 

ERG_CS_ERG_Renew_14-12-10

 

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Borsa Imprese Risparmio e investimenti

Delisting

Con un articolo intitolato “Delisting che passione: Piazza Affari perde pezzi.” Valeria Novellini spiega il motivo delle tante fuoriuscite dal listino, per ultima Permasteelisa.
L’articolista (senza dare in realtà risposte convincenti) si domanda perchè, se le azioni sono da considerare -secondo i manuali della finanza- investimenti a medio lungo termine, tante società scelgano di allontanarsi dal listino, e lo facciano proprio ora, quando le quotazioni, ancora notevolmente sotto i massimi ante-crisi, sono comunque risalite significativamente.
Forse Novellini dimentica un piccolo particolare, perlopiù taciuto, ovvero il motivo vero per il quale, quasi sempre, ci si quota. Ovvero la necessità di fare cassa da parte degli azionisti senior, a dispetto dei conclamati obiettivi di raccolta di risorse per luminosi e progressivi traguardi di sviluppo.
Se si avesse presente questa cosa così semplice e banale, non sarebbe complicato capire che, quando i listini sono così bassi, in un capitalismo a connotazione familiare come quello italiano, conviene ricomprarsi il controllo a prezzi di saldo. Avendo, a suo tempo, proceduto alla quotazione, a prezzi ben più elevati.