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Banche Silvio Berlusconi

Did not appear.

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Bloomberg dà notizia dello stipendio della neo-nominata direttrice del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, il cui emolumento è fissato in circa 467mila dollari, specificando che nel contratto dell’ex-ministro delle finanze francese è stata inserita una clausola etica, che recita:“As managing director, you are expected to observe the highest standards of ethical conduct, consistent with the values of integrity, impartiality and discretion,” (..)  “You shall strive to avoid even the appearance of impropriety in your conduct.” The requirements on ethics did not appear in the contract of her predecessor, Dominique Strauss-Kahn, who resigned in May after being charged with sexual assault.

Siamo certi che la signora Lagarde si saprà ben comportare: oltretutto gode del credito concesso ad una donna in quanto tale, peraltro definita da Forbes una delle più potenti del pianeta. Non pensiamo però, nonostante il moralismo che sulla vicenda ci è stato ammannito (non ultimo, dallo stesso sindaco Bloomberg a proposito della perp-walk) che Dominique Strauss-Kahn abbia demeritato. E della sua vita privata non ci importava granché, purché facesse bene il suo lavoro. Allo stesso modo, riteniamo che il Presidente del Consiglio possa spendere il suo tempo ed i suoi soldi come meglio gli aggrada: nel contempo, avendolo a suo tempo sostenuto, gradiremmo facesse ciò per cui è stato eletto, ovvero lavorasse per il bene comune. Al riguardo, ci sta venendo qualche dubbio.

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Economisti Educazione Sviluppo Università USA

Questione educativa e sviluppo (de auctoritate 3).

Questione educativa e sviluppo (de auctoritate 3).



La tesi di Zingales, esposta nell’articolo di cui si è detto, collega dunque le conclusioni del lavoro di Tabellini, alle quali si rimanda nella loro interezza, alla diversità tra Italia e USA, emerse, secondo il professore di Chicago, dalla vicenda dell’ex-direttore del Fmi, Strauss-Kahn. E’ interessante, tuttavia, leggere le conclusioni di Tabellini, che non dimostrano affatto quanto affermato da Zingales. In particolare “(..) two sets of cultural traits appear to be favourable to economic development. The first trait resembles what earlier studies have called “social capital”, and is captured by  the variables trust (having trust in other people) and respect (appreciating the virtue of  being respectful of others in children). The second trait can be interpreted as confidence  in the individual, and is captured by the variable control (feeling in control of one’s life)
and, in a negative sense, by the variable obedience (appreciating obedience in one’s own  children). These cultural traits can influence economic development directly, or indirectly  through the functioning of current institutions. Preliminary evidence on Italy suggests  that the second (institutional) channel might be dominant. But the precise interpretation  of these cultural indicators is difficult, and way in which they influence economic  development remains to be studied in greater detail. As treated in this paper, “culture” is  still largely a black box. Much more work is needed at a microeconomic level to  understand which features of individual beliefs and social norms are economically  relevant, how they are formed and transmitted over time, how they interact with the  economic and the institutional environment. The empirical results of this paper suggest  that such a research effort could have high payoffs.

Dunque l’interpretazione precisa degli indicatori culturali proposti dal prof.Tabellini è difficile e la maniera attraverso cui essi influenzano lo sviluppo economico rimane materia di studio ed approfondimento. La cultura è una scatola nera. Si comprende l’apprezzamento del prof.Zingales per i valori di un sistema educativo e culturale che ha saputo accogliere, in maniera così intelligente, il lavoro di un grande economista italiano. Quello invece che non si capisce, dopo aver letto le conclusioni del paper di Tabellini, è il riferimento all’obbedienza (ammesso che, nel sistema educativo italiano, di obbedienza si possa ancora parlare) come disvalore in chiave di sviluppo economico. Forse dovremmo provare a capire cosa intendiamo per obbedienza e per educazione; e provare a ripensare, in chiave critica, su cosa poggia l’educazione e quale sia l’architrave che sostiene il sistema scolastico ed universitario nel nostro Paese.

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Economisti Educazione Sviluppo Università USA

Questione educativa e sviluppo (de auctoritate).

Questione educativa e sviluppo (de auctoritate).


Un articolo di Luigi Zingales sul Sole 24 Ore di oggi pone in discussione la questione dell’educazione e dello sviluppo. Richiamandosi alla vicenda del Direttore del FMI, Dominique Strauss-Kahn e ad un contributo  del Rettore della Bocconi, prof.Guido Tabellini, Zingales pone al centro del suo intervento la questione educativa, affermando che “uno degli aspetti più interessanti nel crescere i propri figli in un Paese diverso da quello di origine consiste nello scoprire i diversi valori insegnati a scuola. La scuola non è solo luogo di apprendimento di nozioni, ma anche (insieme alla famiglia) il principale meccanismo con cui una società trasmette i suoi valori ai propri figli.

In Italia uno dei valori che mi fu instillato, tanto a scuola quanto in famiglia, fu l’obbedienza all’autorità. Anche quando l’autorità sbagliava (o io ritenevo che sbagliasse) andava obbedita. Sebbene nessuno dicesse mai che anche i soprusi dell’autorità dovevano essere accettati, questa ne era logica conseguenza in un sistema che scaricava interamente l’onere della prova sullo studente. Uno studente che chiedeva conto a un maestro o a un professore delle sue azioni doveva essere sicuro, oltre ogni limite, della giustezza delle proprie ragioni perché se si sbagliava era immediatamente bollato come arrogante e irriverente e, spesso, punito. Prima di sfidare l’autorità, dovevamo chiederci «ma sei proprio sicuro?». Questo eccesso di zelo si trasformava spesso in sudditanza. Negli Stati Uniti ai miei figli viene insegnato il diritto-dovere di stand up speak out, letteralmente di alzarsi in piedi e alzare la voce per segnalare possibili errori: non solo dei compagni di scuola, ma anche dei professori. Questo non significa insubordinazione, ma diritto di chiedere conto anche ai propri superiori delle loro azioni. Quando poi lo studente sbaglia a protestare, non viene punito, perché è un suo diritto chiedere conto delle azioni del suo superiore. Anzi, viene ringraziato per avere data un’opportunità al superiore di spiegare le proprie ragioni. Probabilmente questo valore deriva dal retaggio della storia americana. I coloni ebbero il coraggio di stand up ai sovrani inglesi e fondarono una nazione in cui nessuno era al disopra della legge. È la differenza tra chi si sente suddito (che viene da sottoposto) e chi si sente cittadino. Questo valore permea la società americana. Chiunque ha il diritto/dovere di denunciare qualsiasi sopruso, anche quando questo sopruso è fatto dall’uomo più potente della terra. È solo così che si può spiegare il Watergate. È solo così che si può spiegare come la denuncia di un’immigrata di colore possa, in poche ore, trascinare in carcere uno degli uomini più potenti della terra: il direttore del Fondo monetario internazionale Dominique Strauss-Kahn. (…) A leggere i giornali, non sarebbe la prima volta che Dominique Strauss-Kahn viene accusato di aver commesso violenza su una donna. In un’intervista televisiva una giornalista francese, Tristane Banon, avrebbe dichiarato di essere stata assalita da un politico francese socialista (poi identificato in Strauss-Kahn) nel 2002. Sua madre, una dirigente del Partito socialista, all’epoca l’avrebbe convinta a non sporgere denuncia contro un uomo vicino alla famiglia e alle sue idee politiche. Quindi anche in Francia la denuncia viene scoraggiata.
Queste differenze non hanno un impatto solo sulla tutela dei diritti individuali, ma anche sulla crescita economica. Nelle società evolute le norme civiche di comportamento servono a risolvere importanti problemi di coordinamento. Uno dei maggiori problemi di una società complessa è ridurre i problemi di “agenzia”, ovvero l’uso di un potere delegato a vantaggio del delegato e non del delegante. Il modo più efficiente per monitorare un agente è di farlo controllare dai suoi subordinati. Sono loro che meglio conoscono le sue azioni e le sue motivazioni. Per i subordinati, però, denunciare gli abusi del proprio capo è molto costoso. Il beneficio è un beneficio comune (la società gestita meglio), mentre il costo è personale (le possibili vendette del capo). Quando il beneficio è pubblico e il costo privato, abbiamo quello che in economia si chiama problema di free rider. In presenza di un problema di free rider la teoria economica ci dice che il mercato produce una quantità di monitoraggio sub ottimale. È per questo che norme civiche possono aiutare a risolvere queste inefficienze. Come l’educazione a non inquinare aiuta a ridurre l’inefficienza dovuta al fatto che il costo di non inquinare è privato mentre il beneficio è pubblico, così l’educazione a stand up aiuta a risolvere il problema di free rider nel monitoraggio. Non sorprendentemente, in un ricerca pubblicata di recente Guido Tabellini trova una correlazione tra valori insegnati e crescita economica. Le regioni d’Europa in cui il principio di obbedienza all’autorità è uno dei primi valori insegnati crescono meno. È giunto il momento che anche in Italia si insegni il diritto-dovere di stand up ai don Rodrigo.

Fin qui il prof.Zingales, il cui articolo mi è stato segnalato ieri mattina da uno studente per chiedermi se l’avessi letto e quale fosse il mio pensiero al riguardo. La questione educativa, che qualcuno ha definito emergenza educativa nel nostro Paese, riguarda ognuno di noi, perché quando educhiamo e siamo educati siamo parte di un processo di introduzione alla realtà. Secondo il prof.Zingales, in Italia, i valori che fanno parte del patrimonio insegnato dagli educatori, scuola e famiglia, non consentono una crescita adeguata. Non sono d’accordo su questa tesi. Vale la pena rifletterci e, intanto discutere, in attesa del prossimo post, che seguirà domani, con i riferimenti teorici e le evidenze empiriche dello studio del prof.Tabellini.

(segue)

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Economisti Ripresa Rischi

Scienze sociali.

Scienze sociali.

Se mai qualcuno continuasse ad essere convinto che l’economia sia una scienza esatta, oltre a rileggersi le cronache della crisi, farebbe bene a leggere quanto i bollenti spiriti di un ambizioso 62enne siano in grado, addirittura, di gettare ombre sui negoziati per il salvataggio della Grecia.