Per ora rimando il suicidio (far finta di essere sani).
(Non sanno se ridere o piangere, battono le mani).
Accade tutto contemporaneamente, troppo in sequenza per non pensarci. Dopo una fastosa ed impegnativa presentazione di quasi un mese fa -nella quale non ero stato né tenero né accondiscendente verso le imprese- al Museo 1000 Miglia di Brescia, mi comunicano che la Scuola d’Impresa, modulo sui rapporti banca-impresa, è saltato per mancanza di iscritti. A Brescia, dove i promotori sono ricchi e forti, sono tanti e la sensibilità imprenditoriale non è mai mancata.
Poi riparlo con la responsabile marketing di una Banca di Credito Cooperativo, che mi ha chiesto di stendere i contenuti di due progetti formativi, uno destinato ad imprenditori che avevano già partecipato a precedenti iniziative, uno per soggetti che non abbiano mai fatto formazione in materia finanziaria. Cerco di modulare il tutto, faccio il fine tuning, taglio, cucio e faccio le asole, evito di spalmare il tutto su troppe giornate, sintetizzo e stipo: insomma, faccio due vestiti su misura, richiesti con urgenza.
Telefonata dopo qualche giorno:
– Ciao, abbiamo guardato le tue proposte: non potresti metterci qualcosa di più commerciale?
– Volentieri, ma cosa intendi dire?
– Intendo che non possiamo parlare sempre delle stesse cose, del fabbisogno finanziario e del ciclo monetario: gli imprenditori queste cose le conoscono (sic); dovremmo parlare di qualcosa che dia il senso di un’evoluzione futura positiva (ri-sic).
– Cioè?
– Secondo noi dovresti parlare del credit crunch, dovresti dire che finirà: dovresti mostrare dei dati che facciano capire che se ne può uscire. Dovresti parlare di cose positive, altrimenti non vengono.
– Ma io pensavo di parlare di ciclo monetario, di come affrontare la carenza di liquidità, di come provare a relazionarsi costruttivamente con le banche…
– Se parli di queste cose non vengono: cambia, altrimenti non si fa.
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