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Banche BCE Germania Goldman Sachs Mario Draghi

Non rovinate tutto.

Non rovinate tutto.

L’idea più contenuta che la Bce potrebbe imporre un “tetto” al rendimento di alcune obbligazioni sovrane attraverso l’acquisto risulta anch’essa problematica, perché potrebbe distorcere i mercati dei capitali. Non ricordo un esempio recente di una banca centrale che abbia stabilito artificialmente un limite per il rendimento di beni scambiati liberamente (la Svizzera ha effettivamente promesso di frenare la crescita della propria valuta, ma si trattava più di una minaccia che di un tetto solido). E risulta difficile capire perché gli investitori dovrebbero volere acquistare titoli il cui rendimento viene bloccato dalle autorità monetarie. La realtà è che gli investitori non faranno seriamente ritorno ai titoli e alle obbligazioni europee fino a quando non saranno convinti che l’euro non esploderà. Ora che si accinge a partecipare a incontri di importanza cruciale, presidente Draghi, mi pare opportuno ricordare a lei e ai suoi colleghi un’esortazione spesso rivolta a coloro che entrano a far parte di Goldman Sachs, la sua alma mater: “Non rovinate tutto”.
Francesco Guerrera

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Banche BCE Economisti

Documento degli economisti: per una vera BCE.

Documento degli economisti: per una vera BCE.

Adesione di JM al documento degli economisti.

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Banche Giulio Tremonti Indebitamento delle imprese Mutui e tassi di interesse PMI Silvio Berlusconi

Perché non si può essere indifferenti allo spread.

Perché non si può essere indifferenti allo spread.

I differenziali di tasso fra Bund e BTP sono stati definiti, dai difensori del Governo dimissionario, come l’espressione di una congiura dei due pasticcioni franco-tedeschi (qualcuno, se non sbaglio, ha parlato anche di signorina spread), nonché della finanza internazionale ed altre amenità. Con il che sottacendo un effetto disastroso (Il Fatto Quotidiano lo ha chiamato l’effetto B. sulle banche), quello che ha generato l’immediato rialzo dei tassi attivi, quelli che le banche praticano sui tassi alla clientela. Il perché ciò accada non è difficile da capire, anzi è molto semplice: i titoli di Stato hanno rendimenti elevatissimi, che fanno concorrenza ai tassi passivi che le banche applica(va)no alla clientela. In questo momento, se va bene, le banche raccolgono offrendo tassi al 4/5 %: ne deriva che i tassi attivi non possono che essere più alti, portandosi, sui finanziamenti a breve termine, perlomeno sul 7% o più, per i prenditori più rischiosi. A questo punto l’indebitamento delle Pmi, elevato in tempi normali, elevatissimo in tempi di crisi, non può che diventare insostenibile. Questo comporta lo spread, tutto il resto non ha importanza. Ci si risente lunedì.

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Crisi finanziaria Economisti USA

Cassandre.

Cassandre.

Bloomberg fa sapere che la Cassandra Roubini ritiene che sia una missione impossibile quella di un atterraggio morbido per l’economia cinese, la cui crescita perde sempre maggiore slancio ed i cui problemi si manifestano con sempre maggiore evidenza. Dato il curriculum di Roubini, c’è di che cercare cornetti ed altri talismani: la Cina si era candidata, qualche giorno fa, a sottoscrivere il debito Europeo per sostenere l’euro, un atterraggio problematico si ripercuoterebbe su tutti i principali debitori mondiali, USA in testa. Forse cesserebbe, forse, il dumping dei prodotti cinesi all’estero: ma se i consumi non riprendono, anche questa è una magra consolazione.

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BCE Crisi finanziaria Disoccupazione Economisti Giulio Tremonti Silvio Berlusconi

La mia droga si chiama BCE.

La mia droga si chiama BCE.

Qualche lettore e qualche amico mi ha chiesto: “Perché non parli di più della crisi? Che cosa ne pensi?”. Sono restìo, mi sembra che si rischi di fare a gara a chi fa la migliore orazione funebre. Ma io non sono Brando che interpreta Marco Antonio nel Giulio Cesare di Shakespeare: e penso che questa non sia una tragedia, ma una farsa, perché gli interpreti non sono rispettabili, non più.

Francesco Giavazzi sul Corriere di oggi, con un titolo certamente forte, ci rende edotti circa l’essere diventati morfinomani. La droga ci viene fornita dalla Bce, che compera i nostri titoli di Stato, impendendo che lo spread sui Bund tedeschi si allarghi ulteriormente. Dopo che Alberto Alesina aveva ricordato qualche settimana fa, che la nave è senza capitano, o meglio, che il capitano è incapace, ora è il turno di un altro economista di grande valore, certamente, non accusabile di partigianeria per le prese di posizione equilibrate degli ultimi anni, nell’elencare puntigliosamente tutto ciò che, in maniera assolutamente bipartisan, non è stato fatto. Niente interventi sulle pensioni, niente riduzioni dei costi della politica, niente salto dei ponti per le festività laiche non più soppresse, niente più imposte in aumento, per non grondare lacrime e sangue: lotta all’evasione e un po’ di galera, per qualcuno che non ci andrà. Nel frattempo, Il Sole 24 Ore rende noto che i tempi di accertamento dei reati tributari si sono dilatati, grazie alla manovra, fino a 15 anni. Niente male, per essere un governo che non avrebbe messo le mani nelle tasche degli italiani. Ha ragione Julián Carrón quando dice che non dobbiamo aspettarci nulla dalla politica, lo ha ripetuto Scholz al Meeting di Rimini, subito dopo aver ascoltato Tremonti che divagava di battaglie e di sconfitte. Proprio per questo non resta che la responsabilità personale di fronte alla realtà, ponendo continuamente noi stessi di fronte alle difficoltà: che si affrontano solo se sappiamo costruire guardando al positivo, come due sere fa, a Predappio. Di tutto il resto sono, sinceramente, stanco.

in inglese, è ancora meglio

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Crisi finanziaria Disoccupazione Educazione USA

Una società che non ha nulla per cui morire (il mio grosso grasso funerale greco).

Una società che non ha nulla per cui morire (il mio grosso grasso funerale greco).

Ecco l’Europa secondo Steyn: “Non hai bisogno di fare sacrifici economici, ci pensa lo stato. Non hai bisogno di bambini. E certamente non hai bisogno di morire per il re o il tuo paese. Ma una società  che non ha nulla per cui morire non ha anche nulla per cui vivere. La crisi economica dell’Europa è solo il sintomo di una crisi esistenziale: per cosa viviamo? L’Europa non ha questa risposta. Andate nel cuore della civiltò occidentale – Roma, la capitale della cristianità; Madrid, Lisbona e Parigi, sedi degli imperi che hanno spedito a ogni angolo del mondo i propri uomini per impiantare lingua e cultura – queste città sono oggi piacevoli e prospere, ma irrilevanti al futuro del mondo. L’Europa è morta nel breve termine”. Il segnale? “Il boom di cliniche per l’eutanasia”. Steyn porta la Grecia a esempio di implosione demografica ed economica: “La Grecia ha il tasso demografico più basso al mondo, 1,3 figli per coppia, significa 100 nonni per 42 nipotini. L’albero della vita è stato rovesciato. Urrà, dicono i liberal, basta boom demografico. Ecco il problema: i dipendenti pubblici greci hanno diritto a quattordici mensilità annue durante la vita ‘lavorativa’, ma anche a quattordici mensilità pensionistiche fino alla morte. Chi le paga? Non potete prendervela con il futuro, perché non ne avete uno. La Grecia era una grande civiltà, oggi è un cestino dei rifiuti. Avevano creato una società compassionevole, progressista e caritatevole, ma è fallita. Benvenuti al mio grosso grasso funerale greco”.

Giulio Meotti, Il Foglio, 18 agosto 2011

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Crisi finanziaria Disoccupazione Felicità fiducia Ricchezza Ripresa Rischi USA welfare

Dissolta come un miraggio nel deserto.

Dissolta come un miraggio nel deserto.

Il declino è anche sulle scoperte: “Paragonate gli anni Venti agli anni Novanta: nei primi, la scoperta dell’insulina e della penicillina, i vaccini per la tubercolosi, la difterite, il tetano. Nell’ultimo decennio del XX secolo? Il vaccino per l’epatite A e il Viagra”. Steyn racconta i “bamboccioni italiani, che in Giappone sono chiamati ‘parasaito shinguru’, i parassiti single, e in Inghilterra sono i ‘kippers’, figli a carico di genitori e che ne erodono i risparmi. In Canada il 31 per cento degli uomini fra i 25 e i 29 anni dorme ancora nel letto d’infanzia”. La crisi demografica è letta attraverso la demografia: “Il cinquanta per cento delle donne giapponesi è senza figli. Fra il 1990 e il 2000 la percentuale di donne spagnole senza figli è raddoppiata. In Svezia, Finlandia, Austria, Svizzera, Olanda e Inghilterra, il venti per cento delle donne quarantenni è senza figli. La coscienza europea collettiva promossa dall’Unione europea si è dissolta come un miraggio nel deserto. Non c’è Europa al di là della finzione ufficiale dell’élite eurocratica”.

Mark Steyn, in Giulio Meotti, Il Foglio 18 agosto 2011

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Barack Obama Crisi finanziaria Regno Unito USA

Se stai lontano dalla mia vita e dal mio portafoglio.

Se stai lontano dalla mia vita e dal mio portafoglio.

“Case più piccole, auto più piccole, vite più piccole. L’inertia, l’ennui, il fatalismo è  anche più  patetico del declino demografico o della proliferazione fiscale dello stato socialdemocratico, perchè è più sottile e meno tangibile”. Gli Stati Uniti hanno tuttavia una riserva in più: “La gioventù decadente della Francia manifesta per l’età pensionabile, in Inghilterra ‘studenti’ invecchiati attaccano sui costi dell’università, mentre in America si protesta per dire al governo: posso farcela se stai lontano dalla mia vita e dal mio portafogli”.

Mark Steyn, After America.

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BCE Crisi finanziaria Germania Sviluppo USA welfare

Retorica europeista e inconcludenza renana.

Retorica europeista e inconcludenza renana.

Le proposte avanzate ieri sono suggestive ma poco concrete. Quella di un “governo economico europeo” si riduce a incontri mensili tra gli “Heads”, i capi di Stato e di governo dei 17 che di fatto si riuniscono quasi mensilmente già da tre anni. L’idea di un’autorità tecnica e sopranazionale, come la Commissione, a capo delle scelte comuni è stata respinta.

La “regola d’oro”, cioè la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio, è un sostituto purtroppo rozzo della credibilità politica. In questo quadro di salvaguardia delle prerogative nazionali sarà da vedere come verrà realizzata la tassazione delle transazioni finanziarie, un’iniziativa in sé interessante, ma su cui pesano incognite pratiche e forti interessi nazionali.

È sorprendente che un messaggio di generica ambizione sia venuto a poche ore dagli sconfortanti dati sulla stagnazione dei due paesi nel secondo trimestre dell’anno. L’arresto delle economie tedesca e francese è un riflesso della debolezza globale, ma anche dell’interdipendenza dei cicli economici in Europa. Rivela che è forse una finzione separare paesi deboli e paesi forti quando si condivide l’appartenenza alla stessa moneta e, come conseguenza, a una stessa realtà politica. La preoccupata astinenza dei consumatori tedeschi e degli investitori francesi è in parte conseguenza dell’incertezza prodotta dalla crisi nell’euro area. Non a caso la congiuntura è peggiorata in tutti i paesi a tripla A. Quale stabilità di reddito è garantita al contribuente tedesco dal pareggio di bilancio tra qualche anno se da una settimana all’altra può essere chiamato a salvare il governo greco o addirittura quello italiano? Quale rendimento deve avere un investimento in Francia, se il credito delle banche si ferma di colpo e i costi di finanziamento aumentano da un giorno all’altro?

Carlo Bastasin, Il Sole 24 Ore

 

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Crisi finanziaria PIL USA

Senza pensare alle urne.

 

Senza pensare alle urne.

La verità è che i mercati stanno facendo il vero stress test alla tenuta dei governi e alla loro capacità di reagire. Questa è la prima vera grande crisi globale gestita in tutti i Paesi da governi democratici che, per loro natura, sono sempre ostaggio di appuntamenti elettorali. I mercati temono che la tentazione di accondiscendere i propri elettori possa avere il sopravvento sulla necessità di portare avanti riforme vere e dolorose: così non si fidano e vendono. Per questo la politica, in Francia e in Europa, deve reagire con forza: il tempo delle misure tampone è finito. Lo spread che sale è come la sabbia della clessidra che scende: impone urgenza e pragmatismo. Senza pensare alle urne.

Morya Longo, Il Sole 24 Ore, 9 agosto 2011