“Affinché chiunque di noi decida di investire nel proprio “capitale umano”, attraverso l’istruzione e la formazione, occorre che il rendimento prospettico di questo tipo speciale di capitale sia conveniente. In Italia il beneficio che possiamo attenderci da una maggiore istruzione in termini di più alti redditi futuri, al netto dei costi dell’investimento, è modesto nel confronto internazionale; lo è per la istruzione secondaria; lo è ancor più per quella universitaria. Si è creato così un circolo vizioso, un “cattivo equilibrio”: i limitati rendimenti scoraggiano l’investimento e impediscono di raggiungere i livelli dei paesi più avanzati; a sua volta ciò frena la capacità di innovare e di adottare quelle tecnologie complementari al capitale umano che ne accrescono la domanda e i rendimenti.
Una delle ragioni di fondo di questo stato di cose è la qualità insufficiente del sistema dell’istruzione in Italia e, in particolare, la sua scarsa capacità di segnalare il merito degli studenti in termini di talento, motivazione, applicazione. Il fenomeno è più accentuato nel Mezzogiorno. è necessario che il voto sia un segnale affidabile dei livelli di apprendimento. Sotto questo profilo sono utili i test uniformi che l’INVALSI esegue da due anni su tutto il territorio nazionale nelle scuole medie inferiori. Alle verifiche devono seguire adeguate informazioni innanzitutto alle scuole sui miglioramenti nell’apprendimento registrati dagli studenti in ogni istituto, tenendo conto delle condizioni di partenza e dei contesti sociali in cui si trovano a operare. In particolare per le scuole superiori, in cui la mobilità è strutturalmente più elevata, al fine di accrescere la concorrenza è importante che le famiglie siano informate. Tutte le scuole dovrebbero godere di una maggior autonomia nella scelta degli insegnanti; quelle che conseguono risultati migliori potrebbero usufruire di incentivi finanziari.
La bassa qualità dell’istruzione scoraggia sia l’investimento in capitale umano da parte delle famiglie sia la domanda di lavoro qualificato da parte delle imprese. La bassa capacità segnaletica dei voti scolastici e universitari induce le imprese, incerte sulla effettiva qualità dei candidati all’assunzione, ad abbassare la remunerazione per ogni dato livello di istruzione, al fine di compensare il maggior rischio.
Meccanismi simili a quelli sopra menzionati per le scuole sono stati proposti e in parte attuati dal Governo per le nostre università, che secondo le valutazioni internazionali non esprimono una qualità dell’insegnamento e della ricerca pari a quella degli altri paesi avanzati.
L’impegno riformatore deve rafforzarsi ed estendersi al resto del sistema dell’istruzione. L’obiettivo civile di garantire a tutti i giovani, senza distinzione di censo, razza o fede religiosa, una istruzione adeguata, non implica necessariamente una sua bassa qualità.
Mario Draghi, Meeting di Rimini, 26 agosto 2009
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