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Alessandro Berti Banche Banche di credito cooperativo Formazione Indebitamento delle imprese PMI Relazioni di clientela

Si può fare (nel senso PFM).

Si può fare (nel senso PFM).

Progetto Impresa Bcc Pratola Peligna 2013
Progetto Impresa Bcc Pratola Peligna 2013

Si può fare. Si possono mettere in aula imprese, Pmi, che pagano per stare insieme 8 (otto) giornate piene, per lavorare su costi e ricavi, su fabbisogno finanziario e rapporti bancari. Si può fare. Si può parlare la stessa lingua, si possono condividere strumenti e metodi, scoprire che la banca non fa cose strane quando ti valuta, ma prende in esame quello che anche tu dovresti sapere di te stesso. Si può fare. Grazie a tutti quelli che hanno partecipato, grazie agli amici della Bcc di Pratola Peligna, che come spesso accade ai piccoli, fanno cose grandi.

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Banche Educazione Formazione Indebitamento delle imprese PMI

Se le Pmi leggessero qua..

Se le Pmi leggessero…

qua, eviterebbero di raccontare barzellette idiote sui consulenti: e potrebbero migliorare la performance, di brutto. Provarci, invece di lamentarsi?

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Banche Banche di credito cooperativo Educazione Formazione Indebitamento delle imprese Lavoro PMI Relazioni di clientela

A proposito di banche locali e capitale umano (2).

A proposito di banche locali e capitale umano (2).

Giovedì scorso si è svolto a Bologna il convegno su “Scenari per il dopo crisi: formazione, lavoro nelle Bcc dell’Emilia-Romagna” della Federazione delle Bcc dell’E.R. JM è intervenuto nel pomeriggio, dopo che il prof.Rullani e la direzione della Banca d’Italia di Bologna avevano (non ero presente) sicuramente indirizzato i lavori verso prospettive impegnative ed importanti. A me era stato chiesto di parlare sulla formazione ed il rapporto banca-impresa. Annotare che la questione non è e non può essere ridotta all’applicazione di tecnicismi mi ha aiutato a capire che si tratta di un lavoro che coinvolge le persone e la loro responsabilità, positivamente intesa, nelle banche e nelle imprese: se la formazione aiuta a fare questo non solo serve, che potrebbe anche bastare. Ma è uno dei più bei lavori che ti può capitare per le mani, perché diventa educazione ed una sfida che ti rilancia sempre dentro la realtà.

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Banche Lavorare in banca Lavoro

Informazioni di funzionamento (road show).

Road show è parola abusata, come quella “comunità finanziaria” che la utilizza e che, probabilmente, non sa nemmeno cosa sia una comunità, di qualunque tipo. Paolo Zucca, nel numero di sabato di Plus 24, tutto incentrato sul lavoro bancario, ha ragioni da vendere quando sottolinea i rischi di una formazione che sia poco più che funzionale all’attività di vendita e di collocamento di prodotti alla clientela.

La formazione tocca a quadri professionali e dirigenti, dice il giornalista, ai neo-assunti vengono passate, testuale “informazioni di funzionamento“, quelle che una volta in italiano si chiamavano istruzioni per l’uso. Fra formazione on-line -dequalificante come poche altre attività- e obblighi contrattuali, ovvero la formazione che si deve fare, nessuno (salvo la consueta eccezione delle banche locali) si preoccupa di aiutare il bancario a servire davvero il cliente, per quelle che sono le sue esigenze, sia esso un risparmiatore o una piccola impresa. E, soprattutto, nessuno lo aiuta a dare un senso al proprio lavoro.

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Educazione Formazione Università

Università telematica.

Non so perché il presidente del Milan abbia scelto di visitare il campus (campus? se l’università è telematica che campus è? un magazzino di pc?) telematico dell’università telematica gestita dal CEPU. So che mi basterebbe sapere da dove viene il gestore per poter dire che l’università telematica non solo non mi interessa, ma anche che credo sia la cosa più lontana da ciò che serve ad educare e formare una persona. Molti anni fa, occupandomi per la prima volta di promozione di Ateneo e di Facoltà, ebbi l’occasione di incontrare madri che venivano ad Urbino con i loro figli, quando non al posto dei loro figli, per informarsi se la frequenza fosse obbligatoria, se si potesse studiare a distanza, se bastassero i libri ed, eventualmente, il CEPU. Ho smesso di stupirmi, dopo le prime volte, non ho smesso di mettere in guardia, alla prima ora di lezione all’inizio di ogni semestre accademico, dal cercare di passare i miei esami con il metodo CEPU.

L’università è rapporto fra persone, che si implicano e si mettono in discussione, che si fanno interrogare dall’altro, da chi hanno di fronte e che facendo questo rendono nuovo ed impegnativo ogni momento, fosse anche la spiegazione dell’argomento più classico e stranoto. L’esperienza di questi anni, senza nulla togliere all’impegno di chi studia e lavora, e che si colloca, evidentemente, in una posizione diversa, è stata straordinariamente interessante e ricca perché ha sempre approfondito e ricercato il rapporto. Quello che, nella sfida educativa, non prevede ruoli, ma compiti e, comunque, pur nell’oggettività di una posizione differente, richiede l’implicazione ed il coinvolgimento personale. Quel rapporto a cui io non intendo rinunciare.

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Banche Banche di credito cooperativo fiducia Formazione profitto Unicredit

Rischio di reputazione e relazioni di clientela: non bastano le dichiarazioni

L’articolo sul Foglio di oggi sulle banche italiane intente a riconquistare la reputazione perduta (non a caso nei manuali parliamo di rischio reputazionale) è assai interessante e mostra aspetti evolutivi della crisi che solo due anni fa avrei detto impensabili. L’articolo è importante anche perché i Colleghi intervistati bene hanno evidenziato l’eccesso di dedizione ai modelli matematici delle grandi banche ed il loro distacco dalla realtà dei territori, se non in termini formali, perlomeno in termini sostanziali: Unicredit, in particolare, usa da sempre i cosiddetti Comitati Locali come surrogato di quelle che un tempo furono le storiche banche dei territori (da Cassa Risparmio Torino a Credito Romagnolo etc..) per riannodare rapporti che, a mio parere, è tuttavia difficile ripristinare a partire da strutture formali, se non sono supportate da un’effettiva organizzazione, come quella delle banche di credito cooperativo, vocata allo scopo. E qui c’è il secondo punto importante dell’articolo, la questione della formazione: non basta, infatti, dire la parola magica “territorio” o parlare di “rinnovata attenzione alle Pmi” se poi manca la cultura –e la tecnica- per farlo. La formazione del personale bancario è importante, ma non dobbiamo dimenticare che i derivati (ho visto con i miei occhi la devastazione provocata da un’operazione di cinquecentomila euro rifilata ad un barista veneto) sono stati venduti disinvoltamente dallo stesso personale cui ora si chiede di riconvertirsi, dalla religione della creazione del valore nel breve periodo, a quella dell’instaurazione di relazioni di clientela di lungo termine.
E’ un passo importante, ma non bastano le dichiarazioni. Occorrerebbe, soprattutto, che le imprese e le loro associazioni di categoria andassero a “vedere” le carte in mano alle banche. Cominciando, finalmente, a scegliere: perché le banche non sono tutte uguali.

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Banca d'Italia Educazione Formazione Lavoro Mario Draghi Sud

Draghi sul capitale umano

“Affinché chiunque di noi decida di investire nel proprio “capitale umano”, attraverso l’istruzione e la formazione, occorre che il rendimento prospettico di questo tipo speciale di capitale sia conveniente. In Italia il beneficio che possiamo attenderci da una maggiore istruzione in termini di più alti redditi futuri, al netto dei costi dell’investimento, è modesto nel confronto internazionale; lo è per la istruzione secondaria; lo è ancor più per quella universitaria. Si è creato così un circolo vizioso, un “cattivo equilibrio”: i limitati rendimenti scoraggiano l’investimento e impediscono di raggiungere i livelli dei paesi più avanzati; a sua volta ciò frena la capacità di innovare e di adottare quelle tecnologie complementari al capitale umano che ne accrescono la domanda e i rendimenti.
Una delle ragioni di fondo di questo stato di cose è la qualità insufficiente del sistema dell’istruzione in Italia e, in particolare, la sua scarsa capacità di segnalare il merito degli studenti in termini di talento, motivazione, applicazione. Il fenomeno è più accentuato nel Mezzogiorno. è necessario che il voto sia un segnale affidabile dei livelli di apprendimento. Sotto questo profilo sono utili i test uniformi che l’INVALSI esegue da due anni su tutto il territorio nazionale nelle scuole medie inferiori. Alle verifiche devono seguire adeguate informazioni innanzitutto alle scuole sui miglioramenti nell’apprendimento registrati dagli studenti in ogni istituto, tenendo conto delle condizioni di partenza e dei contesti sociali in cui si trovano a operare. In particolare per le scuole superiori, in cui la mobilità è strutturalmente più elevata, al fine di accrescere la concorrenza è importante che le famiglie siano informate. Tutte le scuole dovrebbero godere di una maggior autonomia nella scelta degli insegnanti; quelle che conseguono risultati migliori potrebbero usufruire di incentivi finanziari.

La bassa qualità dell’istruzione scoraggia sia l’investimento in capitale umano da parte delle famiglie sia la domanda di lavoro qualificato da parte delle imprese. La bassa capacità segnaletica dei voti scolastici e universitari induce le imprese, incerte sulla effettiva qualità dei candidati all’assunzione, ad abbassare la remunerazione per ogni dato livello di istruzione, al fine di compensare il maggior rischio.

Meccanismi simili a quelli sopra menzionati per le scuole sono stati proposti e in parte attuati dal Governo per le nostre università, che secondo le valutazioni internazionali non esprimono una qualità dell’insegnamento e della ricerca pari a quella degli altri paesi avanzati.

L’impegno riformatore deve rafforzarsi ed estendersi al resto del sistema dell’istruzione. L’obiettivo civile di garantire a tutti i giovani, senza distinzione di censo, razza o fede religiosa, una istruzione adeguata, non implica necessariamente una sua bassa qualità.

Mario Draghi, Meeting di Rimini, 26 agosto 2009