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Banche

Non sappia la tua destra quello che fa la tua sinistra.

Non sappia la tua destra quello che fa la tua sinistra.

Il precetto evangelico sottolinea la virtuosità dei comportamenti di coloro che compiono opere di bene e le tengono nascoste, non se ne vantano, non tengono comportamenti farisaici, tipici di coloro cui Gesù Cristo si rivolgeva. Lo stesso precetto, ma decisamente distorto, sembra presiedere alle scelte di quelle banche, Monte dei Paschi in primis, che, come afferma Vitaliano D’Angerio sulla storia di copertina di Plus24 di ieri, si fanno un “esame di coscienza“, promuovendo investimenti etici. E’ nota l’avversione di JM al moralismo che presiede certe scelte, rese possibili, appunto, dal non sapere la destra quel che fa la sinistra. Sono paradossali, al riguardo, due esempi, entrambi ripresi nel reportage. Il primo riguarda proprio Monte dei Paschi, che mentre dichiara solenni principi morali nelle proprie scelte etiche, dall’altra non si scompone nell’impacchettare derivati ed altri prodotti similari per la propria clientela (a tacere della performance della banca, su cui è meglio tacere per non stancare il lettore ferragostano di queste note). Dall’altro c’è la stessa Banca Etica le cui scelte, appunto, etiche, sono rese possibili, per esempio, dall’applicazione di prezzi e tariffe tutt’altro che popolari ai propri utenti, è il caso di dirlo, aficionados. Peraltro lo stesso giornalista cita, a supporto dell’etica delle scelte della banca, innumerevoli esempi di finanziamento di impianti fotovoltaici, sulla cui effettiva sostenibilità e convenienza mi sono persino annoiato di parlare. Resta un interrogativo: quando sarà finita la sbornia delle rinnovabili, a cosa si dedicheranno gli etici amministratori delle (poche) banche etiche?

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Energia, trasporti e infrastrutture Giulio Tremonti Silvio Berlusconi

Tre piccioni con una fava.

Tre piccioni con una fava.

Jacopo Giliberto, con buona pace di Assosolare, in un post apparso sul sito dell’Istituto Bruno Leoni afferma che “l’incentivo dato al settore fotovoltaico era generoso. Troppo generoso. Potrebbe arrivare (nella soluzione più pesante) fino a un cumulato di 41 miliardi di euro nel 2032, oppure (in uno scenario di sforbiciature pesanti) di 35,8 miliardi. E oggi ne subiamo le conseguenze. Non solamente in termini di peso sulla bolletta della corrente, ma soprattutto in chiave di obiettivi economici e ambientali da conseguire attraverso le fonti rinnovabili di energia. Conseguenza: il rischio di penalizzazioni per tutto il settore dell’elettricità ecologica, compresi segmenti economicamente più solidi come la produzione eolica oppure con biomasse, e al tempo stesso tariffe alte e nemiche della competitività.”

E ancora: “Carlo Stagnaro, che ha coordinato i ricercatori dell’istituto, spiega quali sono i punti salienti che gli fanno contestare la tipologia di incentivo. «Con una cifra così consistente, sono stati indotti investimenti frettolosi per costruire centrali fotovoltaiche sulla base della tecnologia di oggi. In questo modo non sono state aiutate ricerca e innovazione, bensì l’inseguimento del profitto veloce. Inoltre – osserva Stagnaro – un incentivo consistente impone sulle bollette dei consumatori un onere che limita la competitività senza raggiungere i due obiettivi, cioè quello ambientale, che può essere conseguito anche con strumenti diversi dal fotovoltaico, né quello di politica industriale. Infine, un sussidio generoso crea un rischio politico, una reazione contro l’incentivo che si traduce in un taglio troppo netto che suscita negli investitori il senso di instabilità delle regole e di scarsa credibilità». E a parere di Stagnaro questi tre effetti negativi sono stati raggiunti.”

Ministri Scajola, Berlusconi, Tremonti, Romani, any suggestion?

E, infine, la questione del “profitto veloce” forse dovrebbe far riflettere: perché se non si è riusciti a creare una filiera industriale ce ne faremo una ragione, ma i danni provocati alle imprese che, anziché concentrarsi sul proprio business principale si sono messi a fare gli “elettrici”, aggiungendo debiti fatti per speculazione a quelli fatti per incapacità o mancanza di competitività, quelli chi li calcola?

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Banche Energia, trasporti e infrastrutture Fabbisogno finanziario d'impresa

La comune mancanza del pudore.

La comune mancanza del pudore.

Albrecht Durer, Adamo ed Eva

(..) il settore imprenditoriale è variegato, soprattutto nelle articolazioni locali: Confindustria Padova e Unindustria Bologna temono che il decreto Romani blocchi gli investimenti in energia pulita.

Il ministro rilancia. «Le banche italiane hanno sempre espresso condivisione sulla necessità di calmierare il fenomeno. Caso strano – sorride Romani – a lamentarsi sono invece le banche estere». Entro due settimane saranno noti gli incentivi in vigore dal 1° giugno. Per delineare i nuovi incentivi è stato fissato martedì un incontro con aziende, banche e associazioni.

Secondo Boccia «è indispensabile un processo di razionalizzazione». A suo parere, il sistema italiano «è stato troppo generoso: con l’installazione degli impianti già autorizzati per il solo fotovoltaico, ad esempio, si determinerà un aumento del prezzo dell’energia pari al 20% rispetto a quello della borsa elettrica». Secondo i conti di Boccia, la spesa potrebbe arrivare a 3,7 miliardi. «È impensabile che tale aumento possa gravare principalmente sulle Pmi, che già pagano l’energia elettrica circa il 37% in più dei principali competitor europei». L’obiettivo è arrivare a parametri di sostegno analoghi a quelli di Germania e Francia. Anche se il malcontento delle aziende del settore verde è per Boccia comprensibile e «cambiare le regole in corso d’opera non facilita la programmazione degli investimenti», per le Pmi confindustriali il riequilibro va fatto anche per contenere le speculazioni. Conferma Conte che «lo sviluppo della filiera delle rinnovabili è un’opportunità importante», tuttavia occorre interrogarsi «sulla reale efficienza del sistema attuale e soprattutto su quanto questa incida sul costo dell’energia».

Più cauta Confindustria Padova. «L’incognita incentivi sta avendo pesanti ripercussioni sull’intera filiera delle energie rinnovabili e, in assenza di correttivi da parte del governo, rischia di ridimensionare un settore che a Padova e in Veneto ha dimostrato grande vitalità», osserva il presidente Massimo Pavin. «La reazione dei produttori va ascoltata e recepita in un percorso meno drastico verso il nuovo sistema di incentivi e, soprattutto, non retroattivo. È quanto dirò personalmente al ministro Maurizio Sacconi che incontrerò lunedì». Le regole – dice – non possono essere cambiate in corsa. «I patti vanno onorati, specie da parte dello stato».

E contro il decreto si mobilita anche l’Unindustria Bologna, che ha mandato ai parlamentari una lettera aperta. Il presidente Maurizio Marchesini dice che «centinaia di piccole e medie imprese industriali e di altri settori hanno subito effetti immediati e devastanti, con danni incalcolabili in soli pochi giorni».

Il Sole 24 Ore, sabato 12 marzo 2011

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Energia, trasporti e infrastrutture

Troppo tutto.

Troppo tutto.

Incentivi troppo ricchi, tagli troppo pesanti“.

Il riassunto efficace dello stato dell’arte del settore delle energie rinnovabili è nell’articolo del Sole 24 Ore on line di ieri. Dopo aver terminato la rassegna stampa, Repubblica fra gli altri, l’impressione è che si stia esagerando anche in allarmismo. Centinaia di migliaia di posti di lavoro a rischio, naturalmente per colpa del Governo: che ha sicuramente tanti difetti, compreso quello di non avere per troppo tempo sostituito il Ministro dimissionario  Scajola, ma che tagliando gli incentivi pone fine ad una situazione assolutamente insostenibile, prima di tutto per le finanze pubbliche e poi per le bollette dei cittadini. Con buona pace di Assosolare, un settore che si sviluppa solo grazie agli incentivi, attirando addirittura speculazione internazionale, non può essere un settore sano: se poi si aggiungono gli equivoci provocati nelle Pmi italiane, malate di competitività, ma assetate di finanze, forse si dovrebbe dire che è tutto troppo, ma, almeno, non è troppo tardi.

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Energia, trasporti e infrastrutture

Ricchi premi e cotillons.

Ricchi premi e cotillons.

Pieter Brueghel il Vecchio, Il paese della cuccagna

La notizia dell’inizio della fine per la cuccagna del fotovoltaico viene ovviamente salutata, a seconda delle convenienze e delle lobbies, con toni di volta in volta tragici (migliaia di disoccupati etc…) o sollevati (costa più del nucleare, probably e non rende come il carbone).

Ciò che nessuno sottolinea, salvo incidentalmente e per poi ritornare alla deprecazione di una politica miope, che va contro le energie pulite e che non fa proprio il karma ecologista etc..è la speculazione che i finanziamenti al fotovoltaico, in tale situazione definibili letteralmente di overinvestment, hanno scatenato. Non si fanno le installazioni per produrre energia, non si fanno piani industriali, non si fanno progetti per verificarne la sostenibilità, si prendono i contributi, perché li mette lo Stato. Fino al caso di un imprenditore, incontrato qualche giorno fa, che mi ha detto che voleva farlo perché il figlio, già in possesso di un balocco imprenditoriale regalatogli dal padre perché non facesse fatica (un negozio) voleva anche guadagnare di più senza fatica. Quell’imprenditore, sufficientemente sano e capitalizzato (e soprattutto, ancora dotato di energia educativa) non farà nulla. Ma l’Italia è piena di imprese che stanno realizzando impianti che non serviranno a fare andare meglio i loro conti, dei quali peraltro nessuno più si cura, tanto c’è la moratoria.

Quando finisce il Carnevale, arriva la Quaresima: qualcuno si ritroverà nel deserto. E non sarà solo per 40 giorni.

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Energia, trasporti e infrastrutture

Abbronzatevi, non bruciatevi.

Abbronzatevi, non bruciatevi.


Elena Comelli, su CorrierEconomia di ieri riporta la cifra, in verità inquietante, di 3 miliardi di euro di bolletta a carico degli italiani, al fine di finanziare i 7.000 megawatt  di fotovoltaico che ci mettono, testuali parole, “nell’élite europea“.

Diamo il benvenuto al CorrierEconomia che si accorge, un po’ in ritardo, della vera e propria speculazione resa possibile da incentivi in verità abbastanza folli; non è difficile immaginare che se non dipendessero dall’UE Giulio Tremonti si sarebbe ben guardati dal concederli. Ma, soprattutto, diamo il benvenuto ad Assosolare, l’associazione di categoria dei produttori di energia fotovoltaica, che afferma, con premura degna di miglior causa, che obbligare a produrre i documenti di fornitura e le bolle di consegna dei materiali è il “minimo per riportare un po’ di eticità (sic) in questo settore.”

L’etica ci sembra tanto. Ci accontenteremmo di evitare che tanti imprenditori, accecati dalla frenesia degli incentivi, evitando di guardare ai problemi del loro core business, finissero scottati da incentivi che, se tutto andrà bene, consentiranno il ritorno dall’investimento in soli, comodi, 12 anni.

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Energia, trasporti e infrastrutture

Pannelli inefficienti (e dirigisti).

Insufficiente adozione di strumenti di mercato

L’impianto generale del decreto prevede una sostanziale riorganizzazione degli strumenti di incentivazione per le fonti rinnovabili, imprimendo una sterzata al percorso originale, quello coerente con le liberalizzazioni e con un utilizzo preferenziale di efficienti meccanismi di mercato. Si nota infatti un orientamento verso meccanismi amministrati che, oltre a non dare garanzie sulla capacità di minimizzare i costi di sistema, risultano pure distonici rispetto alle logiche di fondo da cui muovono tutte le principali direttive e decisioni UE di settore, tutte orientate a rafforzare il ruolo dei mercati regolati e della concorrenza, anche per rafforzare sicurezza, adeguatezza, economicità, qualità ed ecocompatibilità del sistema energetico e dei suoi servizi. È ben vero che il decreto prevede il ricorso ad aste, per la scelta dei progetti da incentivare, ma lo fa con modalità tali da lasciare amplissimi varchi al rischio di inefficienze e, addirittura, di inapplicabilità.

Dal Documento dell’Authority per l’Energia

L’ottimo Newclear, nel frattempo, ci ricorda che il costo per le energie rinnovabili è cresciuto di oltre il 50%.

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agricoltura

Principi di management agricolo.

Leggete ed istruitevi. Ma sappiate che c’è una grave mancanza nell’eccellente elenco di istruzioni cui si rimanda: manca il fotovoltaico!

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Energia, trasporti e infrastrutture USA

Calcoli errati.

Si è dato ampio risalto, nei gironi scorsi, dapprima negli States da parte del New York Times, poi nel resto del mondo, ai risultati emersi da un paper di John Blackburn e Sam Cunningham, intitolato Solar and Nuclear Costs . The historic crossover dal quale risulterebbe il minore costo dell’energia pulita, finalmente più conveniente del nucleare. Vari commentatori si sono occupati dell’argomento, fra questi segnalo, oltre al blog di Chicco Testa, anche Rod Adams nel suo blog. A parte le considerazioni sul piccolo problema della produzione di energia elettrica in assenza di sole (realizzabile solo con il carbone, il gasolio e, appunto, il nucleare) ciò che colpisce nel paper, come è stato sottolineato da Carlo Stagnaro e Daren Bakst sul Foglio di ieri, è che i due autori americani dimenticano, nel loro calcolo, l’incentivo fiscale federale e quello del North Carolina, lo stato rispetto al quale sono stati fatti i calcoli. Si tratta di cifre rispettivamente pari al 30 ed al 35 per cento, analogamente a quanto evidenziato in Italia. E i calcoli non cambierebbero se, anziché incentivare i consumi, li si defiscalizzasse: ovvero, come ricordano Stagnaro e Bakst, “anziché pagare i consumatori in proporzione a quanto consumano, lo farebbero i contribuenti i base a quanto dichiarano“.

Continuiamo ad essere così sicuri che il fotovoltaico sia più conveniente?

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Energia, trasporti e infrastrutture Giulio Tremonti Imprese Sviluppo

Annullamento.

Giulio Tremonti, Emma Marcegaglia (da Il Giornale)

L’art.45 (della manovra economica: NdR), in pratica, annulla gli incentivi per chi ha investito nelle energie rinnovabili (vedi pannelli fotovoltaici e pale eoliche) contando sui certificati verdi che ora non saranno automaticamente acquistati dal Gestore unico. Valore cifrato oltre un miliardo di euro l’anno.

R.Ba. Corriere della Sera, 5 luglio 2010.