Di aeroporti, di seggiovie, di altre sciocchezze.

Era ora di riparlare di Banca Carim e di Rimini, ci si annoiava. Banca Carim ha annunciato un utile simbolico, ma pur sempre un utile, al quale si crede per devozione, ma tant’è. Colpiscono invece i toni della polemica con Aeradria spa, la società che gestisce l’aeroporto e che ha presentato, a quanto pare, un piano di ristrutturazione dei debiti talmente approssimativo: a)-da non essere creduto fin dal principio; b)-da necessitare di precisazioni a pagamento (di Carim) sui giornali quanto al rifiuto.
L’esperienza di questo periodo di crisi, fin troppo lungo, dice che i piani di ristrutturazione, sotto qualunque forma si presentino, contengono perlopiù caratteristiche del tipo “consolidamento-del-debito-riscandenzamento-etc” che non veri e propri progetti che incidano sulla gestione industriale. Probabilmente Aeradria spa, la società a partecipazione pubblica che gestisce l’aeroporto di Rimini, non sa che pesci pigliare, come molti imprenditori in questo periodo, e pensa che la soluzione di un problema industriale sia finanziaria. Niente di più sbagliato, come curare un’infezione con l’Aspirina.
Cosa c’entrano le seggiovie con gli aeroporti? Guardando all’esperienza trentina, pur specifica e peculiare (Provincia Autonoma con bilancio ricco e budget conseguente) è facile notare che le seggiovie, così come gli aeroporti, in zone o distretti fortemente caratterizzati dal turismo, non hanno autonomo equilibrio economico (i.e. capacità di reddito, in termini bancari) ma sono infrastrutture necessarie, indispensabili al funzionamento di tutta la macchina produttiva distrettuale. Facile a dirsi quando si possiedono risorse (la P.A.T. possiede, oltre ad una sostanziosa percentuale del gettito fiscale, anche una ricca quota dell’Autostrada del Brennero spa, ovvero di una macchina da soldi che consente di finanziare anche le seggiovie in perdita), meno facile quando si è un normale Municipio (Rimini) o una normale Provincia (RN), squattrinati ed assoggettati al vincolo di stabilità.
Soluzioni? La “banca di sistema”, se ci fosse un sistema -e se ci fosse la banca-: ma banca Carim esce da due anni di commissariamento e da “ricche” (purtroppo) perdite, non certamente imputabili all’attuale management, ingiustamente messo sotto accusa dalle istituzioni. Il vigilatore, ovvero Banca d’Italia, non esiterebbe un minuto a ri-commissariare Banca Carim se questa finanziasse, sostanzialmente a fondo perduto, le perdite inarrestabili dell’aeroporto della capitale del turismo (il cui casello della A14, del resto, assomiglia da anni ad un vicolo medievale). D’altra parte se le istituzioni non hanno risorse, quale destino per l’aeroporto?
Aeradria spa (non) ha presentato un serio piano di ristrutturazione, in grado di incidere sulla gestione industriale, anche perché probabilmente nessuno potrebbe o saprebbe farlo in questo momento: né si può imputare alle banche, soprattutto quelle in corso di risanamento, il mancato sostegno all’iniziativa, per la stessa ragione per la quale non si può chiedere ad un atleta convalescente di vincere la medaglia d’oro alle Olimpiadi. Poichè le accuse reciproche non servono, così come sono inutili gli interventi polemici della politica, di maggioranza e di opposizione, si potrebbe tentare di coagulare risorse pubbliche e private, attraverso lo schema, non molto di moda in questo periodo ma pur sempre valido nel suo impianto di fondo, della finanza di progetto. Coinvolgendo, per una volta, quegli stakeholder o portatori di interessi -i.e. gli albergatori- sempre pronti a lamentarsi e persi, ancora, dietro al sogno della rendita immobiliare, in un progetto che li veda compartecipi di investimenti, costi e rendimenti. Discriminando, anche attraverso servizi di qualità, come il trasporto aereo, l’offerta turistica di qualità. Si può fare, parliamone.
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