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Banche

Un salvataggio bancario non è un pranzo di gala.

La “simpatica” -si fa per dire- Heidi (a me mai abbastanza invisa, visto che me la dovevo sorbire facendo il baby sitter di una bambina viziata, ma ahimè, i soldi all’università sono sempre pochi) riderebbe di meno o forse si farebbe qualche domanda in più su quanto accaduto tra sabato e domenica. Crédit Suisse comprato per due miliardi da UBS, che a questo punto rimane l’unica grande banca svizzera, la banca centrale della Svizzera che “presta”, dopo averli stampati (o forse no) 100 miliardi di franchi per l’operazione. Operazione a carico del contribuente elvetico, cornuto e mazziato: le obbligazioni subordinate vanno in fumo, e così anche il valore delle azioni, ma non per tutti, I soci Arabi, Qatar et similia, che avevano detto di non voler partecipare all’aumento di capitale fatto per salvare la banca, “salvati”, mantenendo intatte le loro partecipazioni azionarie. In Italia la vedrei male, perlomeno pensando all’art.3 della Costituzione. Ma come diceva Jean Ziegler, la Svizzera lava più bianco e, a quanto pare, continua a farlo.

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Regno Unito Rischi USA Vigilanza bancaria

Se le regole le fanno gli altri.

Le proposte in discussione presso l’Unione Europea allo scopo di definire una direttiva sugli hedge fund non piacciono molto, né agli americani, né agli inglesi. Ai primi perché la direttiva, che riguarda i fondi alternativi di investimento (hedge fund, fondi di private equity, sulle commodities etc..) richiede ai fondi extraeuropei con asset superiori ai 100 mln.di euro l’approvazione da parte di ogni singola autorità nazionale per poter operare in Europa. Ai secondi la proposta di direttiva non piace perché l’industria dei fondi di investimento alternativi si è insediata stabilmente a Londra e sarebbe altamente indesiderabile per i britannici che l’unica industria rimasta sull’isola, quella finanziaria, sia “costretta” ad emigrare, per esempio, in Svizzera. Il nuovo regime non dovrebbe entrare in vigore prima del 2012, ma il fuoco di sbarramento delle lobbies è, ovviamente, già cominciato. Ciò che pare allarmare gli americani è la possibilità che la normativa sia in realtà un pretesto per creare barriere all’entrata ai fondi extra-comunitari, obbligandoli a rispettare regole Europee o a detenere liquidità presso banche dell’Unione. E’ comprensibile la pressione lobbistica e la difesa di interessi, se non legittime, perlomeno comprensibili (a nessuno può essere chiesto di mettere allegramente da solo la testa nel cappio). Peraltro la riforma delle regole proposta dagli USA innalza l’obbligo di registrazione a 150 mln.di dollari di asset gestiti, ma limita la loro applicazione ai soli fondi hedge, escludendo i fondi di private equity e di venture capital. La proposta americana è tutt’altro che peregrina, pur tenendo conto che il venture capital ed il private equity sono nati negli USA: nessuno, peraltro, ha dimostrato, che gli intermediari attivi nel capitale di rischio delle imprese siano in qualche modo responsabili della crisi, come non esistono evidenze empiriche riguardo agli hedge. Il problema, sia per gli americani, sia per gli inglesi, è la perdita di credibilità avvenuta durante la crisi; e se in tempi normali è difficile influenzare la redazione delle regole in casa altrui, dopo la crisi globale non sono i paesi del FIRE (Financial, Insurance, Real Estate), secondo la felice definizione di Tremonti, a poter impartire lezioni.

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Banche Crisi finanziaria UBS USA

La Svizzera e lo Zio Sam

Bandiera Svizzerazio_samLa notizia che la nazione Svizzera ha ceduto integralmente la propria quota di azioni UBS, possedute a seguito del salvataggio della più grande banca elvetica, giunta contemporaneamente all’accordo per la caduta, de facto, del segreto bancario, se da un lato non può che fare piacere, perchè dovrebbe coincidere con l’avvenuto (?) salvataggio del colosso del credito, dall’altro fa pensare, con un po’ di malizia, a qualche circostanza senza dubbio speciale.

Gli interrogativi, infatti, suscitati dall’accordo che di fatto scardina il segreto bancario della Confederazione, e che la stampa rosso-crociata ha evidentemente sottolineato, fanno meditare su una domanda: quanto ha pesato, sulla buona conclusione dell’accordo, la presenza dello Stato svizzero nel capitale di UBS? La banca avrebbe raggiunto ugualmente l’accordo con il Tesoro USA se fosse stata in bonis, totalmente privata, solida e salda come prima della crisi?