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Banche

Un salvataggio bancario non è un pranzo di gala.

La “simpatica” -si fa per dire- Heidi (a me mai abbastanza invisa, visto che me la dovevo sorbire facendo il baby sitter di una bambina viziata, ma ahimè, i soldi all’università sono sempre pochi) riderebbe di meno o forse si farebbe qualche domanda in più su quanto accaduto tra sabato e domenica. Crédit Suisse comprato per due miliardi da UBS, che a questo punto rimane l’unica grande banca svizzera, la banca centrale della Svizzera che “presta”, dopo averli stampati (o forse no) 100 miliardi di franchi per l’operazione. Operazione a carico del contribuente elvetico, cornuto e mazziato: le obbligazioni subordinate vanno in fumo, e così anche il valore delle azioni, ma non per tutti, I soci Arabi, Qatar et similia, che avevano detto di non voler partecipare all’aumento di capitale fatto per salvare la banca, “salvati”, mantenendo intatte le loro partecipazioni azionarie. In Italia la vedrei male, perlomeno pensando all’art.3 della Costituzione. Ma come diceva Jean Ziegler, la Svizzera lava più bianco e, a quanto pare, continua a farlo.

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Banche Rischi

It looks unreformed, unwieldy and ultimately unsustainable (Rischi operativi).

It looks unreformed, unwieldy and ultimately unsustainable (Rischi operativi).

UBS ha comunicato di avere perduto 2 miliardi di dollari a causa di una  frode perpetrata da Kweku Adoboli, dipendente del gruppo, arrestato a Londra. Non sarebbe niente, se fosse la prima volta che accade. Ma, come ricorda Bloomberg “How many times do we have to see huge UBS losses?” said Simon Maughan, head of sales and distribution at MF Global Ltd. in London. “It looks unreformed, unwieldy and ultimately unsustainable. This could be a critical tipping point for UBS’s strategy.”

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Banche Borsa IPO

Vorrei, ma non ce la posso fare.

Per la seconda volta nel giro di 3 anni, la Philogen s.p.a. di Siena, società attiva nel settore farmaceutico, ha fermato le macchine della quotazione ed ha revocato il collocamento.

La ragione dichiarata, indubbiamente validissima, risiede nel fatto che la Bayer Schering, principale cliente (pressoché unico, con il 94,5% del fatturato della società senese) ha risolto il contratto di fornitura, a quanto pare non avendo gradito l’evidenziazione, nel prospetto informativo, del marchio Bayer, a mo’ di lustrino o di medaglietta. Il Corriere della Sera non manca di sottolineare la pessima figura che avrebbero fatto Consob e Borsa Italiana se la risoluzione del contratto fosse intervenuta ad IPO ormai fatta e si chiede che management sia quello di un’impresa che non si rende conto che l’unico cliente sta evaporando.

Si potrebbe aggiungere che il management è in buona compagnia: quella di Banca Imi e di UBS, che hanno curato e coordinato il collocamento. Non c’era bisogno di aver fatto un Master per capire che il rischio di concentrazione del fatturato -pure correttamente evidenziato nel prospetto informativo- era elevatissimo. E che, anche senza la quotazione di Borsa, qualunque studente di Economia Applicata avrebbe sottolineato la situazione di un terzista, sia pure high-tech, tenuto in pugno dal principale cliente. Ma in tutta questa vicenda quelli che rischiavano meno erano i banchieri e, probabilmente, in finale avranno anche guadagnato. O forse sapevano tutto, sia i banchieri, sia il management: semplicemente, dal loro punto di vista, Philogen era perfetta per essere quotata e, soprattutto, era perfetta, per consentire che i soci senior facessero cassa. Peccato che i tedeschi…

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Banche Strumenti finanziari

Giornalismo anglosassone.

La presunta truffa ai danni del Comune di Milano, il cui funzionamento riecheggia quello di tante situazioni analoghe, viste sia per gli enti pubblici territoriali, sia per le piccole e medie imprese, ha smosso l’amor patrio del Financial Times e di altri quotidiani anglosassoni, preoccupati per la deriva “giustizialista” della Procura di Milano, che se la prende con Jp Morgan, Deutsche Bank, Ubs e Depfa perché, appunto, sarebbero banche estere. Anzi, come ricorda la celeberrima rubrica Lex Column, le banche sarebbero “facili prede” sui cui avventarsi ed il Comune di Milano non starebbe facendo bella figura, poiché i derivati sottoscritti sono diffusi in tutta Europa.

A parte l’uso strumentale -di pessimo giornalistico- delle inchieste giudiziarie, valide e ben fatte quando servono per definire il Presidente del Consiglio “unfit to lead”, molto meno condivisibili se toccano il cuore dell’industria (unica) nazionale britannica, i giornalisti che si stanno occupando di difendere l’indifendibile ignorano o fingono di ignorare ciò che conosce persino il redattore di queste note (che sostiene da tempo che i professori universitari sono, absit iniuria verbis, tonti). Ovvero che esistono divisioni e settori, soprattutto nelle grandi banche internazionali, che si occupano di inventare prodotti finalizzati a procurare utili alle banche stesse, ai danni della clientela. Piuttosto, derivati o no, sarebbe ora di fare qualche ragionamento, perlomeno in Italia, su natura, qualità e durata del fabbisogno finanziario degli enti pubblici. I debiti, come insegna la tecnica bancaria, non cambiano consistenza, se si modificano le condizioni di tasso: e, soprattutto, ciò che non si modifica è la capacità di rimborso.

Buon lavoro ai Pubblici Ministeri. E per quello che ho visto in passato (caso Parmalat) buon lavoro ai colleghi che assisteranno le banche in questione: loro hanno già vinto.

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Banche Crisi finanziaria UBS USA

La Svizzera e lo Zio Sam

Bandiera Svizzerazio_samLa notizia che la nazione Svizzera ha ceduto integralmente la propria quota di azioni UBS, possedute a seguito del salvataggio della più grande banca elvetica, giunta contemporaneamente all’accordo per la caduta, de facto, del segreto bancario, se da un lato non può che fare piacere, perchè dovrebbe coincidere con l’avvenuto (?) salvataggio del colosso del credito, dall’altro fa pensare, con un po’ di malizia, a qualche circostanza senza dubbio speciale.

Gli interrogativi, infatti, suscitati dall’accordo che di fatto scardina il segreto bancario della Confederazione, e che la stampa rosso-crociata ha evidentemente sottolineato, fanno meditare su una domanda: quanto ha pesato, sulla buona conclusione dell’accordo, la presenza dello Stato svizzero nel capitale di UBS? La banca avrebbe raggiunto ugualmente l’accordo con il Tesoro USA se fosse stata in bonis, totalmente privata, solida e salda come prima della crisi?