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#disperatimai 2, come rendere tutto inutile.

#disperatimai 2, come rendere tutto inutile.

Un’imprenditrice su Twitter mi ha segnalato questo manifesto della CNA: che faccio fatica a guardare per quanto è terribile, che faccio fatica a commentare. Anche se è difficile tacere.

Credevo di poter volare, ma la mia banca mi ha tagliato le ali. Un’impresa senza credito è un’impresa senza futuro. Ho tentato di leggere in quella foto una sorta di volo di Icaro malriuscito, un decollo difficile, qualcosa che non fosse quello che è: una donna che si ammazza. Il messaggio è chiaro ed inequivocabile, ed è anche molto manicheo: i sogni muoiono all’alba, e li uccidono le banche. La gente si ammazza per colpa delle banche, non ci sono altre cose da aggiungere, non ci sono altre spiegazioni da dare. Persino Oscar Giannino lancia un messaggio ambiguo, richiamando il D-day degli edili, che protesteranno contro lo Stato che non paga; come se lo Stato fosse l’unico cliente di tutti quanti, come se dipendesse tutto e solo dallo Stato, come se le imprese fossero solo buone e virtuose, non avessero commesso mai errori, non si fossero gettate, per prime, nella pazzesca corsa alla bolla immobiliare.

Ho avuto pudore a parlare dei suicidi, mi sembra sempre di entrare a gamba tesa laddove bisognerebbe entrare in punta di piedi: e pregare, nulla di più. Qualche tempo fa sul Foglio, Cristina Giudici scrisse articoli sui primi suicidi degli imprenditori veneti che dovrebbero essere riletti e mandati a memoria, per capire meglio. Ma era la prima parte della crisi, quella che non pensavamo sarebbe durata fino ad ora, senza la W, il double dip. Ora siamo nella parte discendente della seconda v, e non se ne vede la fine: lo Stato non paga, le banche tolgono il credito, gli imprenditori si ammazzano.

Bisogna dirlo, fare manifesti così non serve a nulla: non educa nessuno, non aiuterà nessuno a riprendere in mano la propria responsabilità personale, chiedendosi per cosa valga la pena vivere e, dunque, anche fare impresa. Fare manifesti così serve solo a dare la colpa a qualcuno ed a questuare: non a chiedere, a questuare, insistentemente, come un mendicante che fa questo come mestiere, come lavoro. Come professione, come le prèfiche che piangevano a pagamento nei funerali romani. Fare manifesti così non aiuterà nessuno a chiedersi da cosa potrebbe ripartire ed in che modo, eliminerà le domande e lascerà solo il lamento, perché tanto è colpa di qualcun altro. Non servono gli amici, i consulenti, il prete, figuriamoci le associazioni (già, le associazioni: la CNA lo è); non serve confrontarsi, non serve farsi aiutare, non serve nulla, perché tanto la colpa è delle banche. Oggi mi parlavano di una coppia di imprenditori che ha chiesto, con suprema disinvoltura, alla propria banca, un prestito di quasi 80mila € per comprare l’auto nuova, senza possedere né capacità di reddito, nè capacità di rimborso: qual’era il sogno di questi signori? Che nel frattempo si sono comprati un capannone, ovviamente. Qualche anno fa la professoressa decana della mia Facoltà, in uno scatto d’ira per lei assai frequente, disse che il guaio dell’Italia era il troppo cattolicesimo: perché si perdonava tutto. Si sbagliava. Ce ne vorrebbe molto di più, molto più di quanto immaginiamo. Per imparare dal cristianesimo come incominciare a guardare con misericordia almeno noi stessi.

Di johnmaynard

Associate professor of economics of financial intermediaries and stock exchange markets in Urbino University, Faculty of Economics
twitter@profBerti

9 risposte su “#disperatimai 2, come rendere tutto inutile.”

Prof. Invita tutti, ma non solo i disperati, a prendere davvero coscienza delle parole che si possono trovare nell’articolo pubblicato ne La Repubblica del 1 maggio di Julian Carron……per convincerci che QUELLO CHE CAMBIA LA STORIA E’ QUELLO CHE CAMBIA IL CUORE DELL’UOMO…perchè l’uomo si trova troppo attratto dal potere e dai soldi…e poi si finisce col vedere il peggio. Grazie

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Religione o no io credo che abbiamo toccato il fondo. Per molti anni le banche venivano considerate come bancomat che, alla semplice richiesta, dopo qualche giorno, erogavano denari senza alcun problema. Oggi non è più cosi, non solo per chi “domanda credito” ma anche per le banche che li credito lo concedeva inconsapevolmente. Basilea, l’Eba, la Banca d’Italia…… impongono regole assai stringenti alle banche che ora, a dispetto di tempa fa, cominciano a porsi qualche problema prima di “prestare ad occhi chiusi” come facevano in passato perchè tanto in qualche maniera i soldi tornano indietro. I tempi sono cambiati, i soldi non tornano più indietro facilmente, non basta più tirare la monetina per decidre “da che lato del capo giocare”. Le banche sono imprese come tante altre, hanno del personale come lo hanno tutte, hanno un bilancio come lo hanno tutte le aziende (molto più controllato e con paletti sempre più stretti), non sono tipografie di Euro.
La crisi c’è a prescindere dalle banche (le quali sono coinvolte negativamente più che mai), tantè che molte chiudono in perdita, vengono commissariate…….
Se un imprenditore va male è perchè ha fatto scelte sbagliate, non perchè la banca lo chiama per la rata scaduta. Io mi incazzerei se allo sportello ad un richiesta di prelievo mi rispondessero: “devi attendere che il Sig. X paghi la rata”.
Chi addossa la colpa alle banche di tutto questo (come questi irresponsabili e maleducati del CNA) offende tutte le persone che si sono siucidate per la crisi, offende le banche che, fino ad oggi, hanno contribuito fondamentalmente alla crescita dell’Italia ed al benessere comune (pensiamo senza mutui quante persone ora non avrebbero casa ad esempio), offende l’Italia, offende se stesso…….
Senza poi parlare del fatto che accusano le banche di utilizzare i prestiti BCE all’1% per sole operazioni speculative…………
Alla fine credo che la politica e certa gente stia usando come movente il Credit Crunch (ben venga per chi se lo merita, per chi non dichiara o meglio, dichiara 1.000€ l’anno per una vita), le banche, che per molti anni hanno “prestato inconsciamente” i denari dei propri depositanti ed ora, per chissà quale motivo, cominciano a fare il proprio lavoro…..e per fortuna per gli industriali che ancora non lo sanno fare bene…..il credito…..

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Mi aggancio alla prima risposta a questo post. Sul mensile “Tracce”, di aprile, l’ora Beato Toniolo, come lo ha consacrato Benedetto XVI, scriveva già a fine 800, primi 900, queste righe,che dovremmo imparare a memoria, riportate dal prof.Aldo Carera dell’università Cattolica di Milano:
“ognuno,nel proprio ambito,politico,economico,sociale,deve assumersi la responsabilità per una partecipazione al bene comune collaborando a un percorso condiviso. La soluzione alla crisi emerge solo se si ha il coraggio di guardare avanti,non fossilizzandosi sul frangente storico.Ci deve essere una prospettiva”.
Allora, negli anni della crisi….come oggi. Guardare la realtà, starci di fronte.

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…sono fermo al semaforo,al centro della mia città dove sono sindaco, Vicenza, così racconta Achille Variati, il mio sindaco. Sono in coda, dietro ad un autobus.Leggo una scritta, proprio nel vetro posteriore, la seguente: “CRISI: L’ULTIMA CHANCE E’ GIOCARE”. Questo è quello che io, cittadino del posto ho sentito al Tg3 regionale stamattina, da un’intervista al primo cittadino sl tema crisi. Il sindaco, dice no!.. e ha deciso di emettere un ordine tassativo di divieto a queste forme di pubblicità: le slot machine, il gioco del lotto, la roulette, il poker e tanti altri…sono una rovina all’uomo, non la chance ultima. Chi può permettersi di giudicare il bene che sta nel cuore dell’uomo, una macchinetta? No! Apriamo gli occhi e guardiamo di cosa siamo fatti. Grazie Sindaco

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Grazie a te. Spero che questa cosa serva a riflettere e ragionare sulla responsabilità personale, oltre che sulle ragioni che muovono il cuore di ognuno. Grazie anche per quello che scrivi, ti ho linkato. A presto!
A.

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