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Giulio Tremonti Silvio Berlusconi Stato

Ce sei venuto o te c’hanno mannato?

Ce sei venuto o te c’hanno mannato?

Giulio-Tremonti

A volte ritornano. Giulio Tremonti redivivo ha emendato la manovra economica del Governo, presentando una proposta che eviterebbe IMU ed aumento dell’Iva semplicemente dando corso ai rimborsi della Pubblica Amministrazione, attraverso l’emissione di mini-bond. Giulio Tremonti è stato il marziano di tutti i governi Berlusconi, l’uomo che non si capiva bene chi lo avesse voluto lì, ma che si capiva bene che cosa facesse: diceva no, praticamente a tutto. Ora dice sì, attraverso un emendamento, ad una proposta che stima il maggior gettito Iva in termini di copertura e rende possibile la manovra. Difficile non chiedersi perché ora sia possibile, mentre prima non lo era. Tremonti, insieme a Berlusconi, Brunetta -che ora straparla-, Verdini, Cicchitto, Lupi (il c.d.”ufficio politico”) e la Lega, sono stati protagonisti di una stagione politica che, a rivederla, fa ancora più rabbia. Perché c’era una maggioranza bulgara con la quale si poteva fare di tutto e, invece, si sono blindati (male) i procedimenti giudiziari in corso del presidente del Milan: e poco altro. E’ uno spreco politico, di cui nessuna Corte dei Conti chiederà mai i danni; ma è altrettanto grave e, purtroppo, irrimediabile.

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Crisi finanziaria Disoccupazione Economisti Keynes

Perché Keynes avrebbe torto?

Perché Keynes avrebbe torto?

Il prof.Francesco Forte ne sa sicuramente più di me su Keynes, e non solo. Ma mi sfugge la chiusa del suo articolo, che qui riporto, appunto, nella parte finale. Perché Keynes avrebbe torto? Perché non si può dargli ragione? Le politiche di investimento azionate dalla mano pubblica di chi sono figlie, di Friedman?

Le “politiche non convenzionali” adottate da Draghi a dicembre non costituiscono un marchingegno ipocrita per far fare alle banche gli interventi sul debito statale con i soldi della Bce, come qualcuno scrive. Infatti siamo in regime di razionalità limitata e il mercato ha più informazioni delle autorità centrali. Le banche comperano i titoli che scelgono con le loro informazioni e deformazioni, e i governi le devono persuadere a farlo con le loro offerte differenziate. Il debito che il Tesoro deve emettere nel 2012 è di circa 450 miliardi, ma quello cui si riferisce lo spread decennale non supera i 240. Come spiega Maria Cannata, che al Tesoro gestisce il nostro debito, i titoli a breve che le banche comprano fruendo dei riporti sui prestiti Bce hanno tassi del 2,7-3 per cento. I tassi del 6,5 sui Btp decennali (e settennali) che, al netto dell’inflazione attesa del 2 danno il 4,5, riguardano metà delle emissioni, l’altra metà viaggia sul 2,5-3 per cento. E i titoli triennali e quadriennali possono beneficiare di bassi tassi perché fruiscono dei prestiti triennali della Bce. Ciò abbassa il costo del finanziamento del debito e lo facilita anche per i titoli a lungo, il cui rischio si diluisce. Ma tale politica hayekiana non assicura la crescita. Per la crescita non bastano le liberalizzazioni né la pioggia di denaro, serve una politica di investimento azionata dalla mano pubblica. Qui hanno torto sia Keynes che gli austriaci.

Francesco Forte

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Mercato Stato Sviluppo welfare

Già, cos’altro vogliono?

Già, cos’altro vogliono?

La manovra Monti cancella con un tratto di penna le conquiste dei sessantottini. Chi è nato dopo il 1952 lavorerà di più e percepirà prestazioni ridotte (anche se su standard europei). Viene messo in discussione anche il privilegio concesso ai lavoratori autonomi di riscuotere l’assegno senza aver versato i contributi. Prossima tappa, la “mobilità in uscita”, alias licenziamenti. Insomma, il vecchio contratto sociale non esiste più. Un nuovo patto è tutto da scrivere e sarà il tema della nuova legislatura. Niente del genere è stato fatto, in così poco tempo e in così vaste proporzioni, in Germania, in Francia o in Spagna. Cos’altro vogliono i mercati, specialmente in uno scenario di basso sviluppo in tutto il mondo?

Stefano Cingolani Il Foglio, 28 dicembre 2012

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Banche BCE Crisi finanziaria Germania

Ammaina bandiera.

Ammaina bandiera.

“Il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, è impegnato a sostenere la stabilità dell’euro”. Weidmann però – notano i più maliziosi – non potrebbe comunque dimettersi, essendo membro di diritto del consiglio direttivo della Bce, a meno di non lasciare allo stesso tempo il vertice della Bundesbank. D’altronde l’insofferenza tedesca rispetto all’attuale gestione della crisi europea è innegabile. “Aus personlichen Grunden”, ovvero sempre “per ragioni personali”, a febbraio anche il tedesco Axel Weber si era dimesso dalla guida della Bun- desbank (decadendo quindi dal consiglio della Bce) e aveva rinunciato alla futura presidenza di Francoforte. Anche allora in polemica con l’interventismo troppo marcato della Bce. Ancora: ieri il commissario Ue per l’Energia, il tedesco – anche lui – Gunther Oettinger, in un’intervista alla Bild ha suggerito provocatoriamente che i paesi indebitati siano costretti, per punizione, ad ammainare le rispettive bandiere davanti alla sede brussellese della Commissione.

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Crisi finanziaria Giulio Tremonti PIL Silvio Berlusconi Sviluppo

Unfit.

Unfit.

Il governo non è stato in grado di spiegare che il riscatto della laurea e il servizio militare avrebbero continuato a far parte dell’anzianità di servizio nei casi del pensionamento di vecchiaia e del pensionamento di anzianità con le quote e l’età minima. Né di far capire che le misure, nei fatti, non avrebbero allungato di molti anni l’età di pensionamento, perché quelli cui veniva modificato l’itinerario
sulla superstrada dei 40 anni di anzianità a prescindere dall’età, sarebbero potuti entrare, ben presto, nel canale delle quote (97-98) e dell’età minima (61-62).

Giuliano Cazzola, Il Foglio, 1 settembre 2011

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Crisi finanziaria Giulio Tremonti Silvio Berlusconi

Un attore prestato a noleggio (Cavalieri nella tempesta).

Un attore prestato a noleggio (Cavalieri nella tempesta).

Cavalieri nella tempesta
Cavalieri nella tempesta
Dentro questa casa siamo nati
Dentro questo mondo siamo stati gettati
Come un cane senza un osso
Un attore prestato a noleggio
Cavalieri nella tempesta.

Jim Morrison, Riders on the storm

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Crisi finanziaria Silvio Berlusconi Stato

Del governo, di nessun governo, ci si deve fidare.

Del governo, di nessun governo, ci si deve fidare.

(..) Molti dei capitali rientrati con lo scudo furono esportati per paura del comunismo: che essi siano ora perseguiti dai nipotini di coloro da cui erano stati fatti fuggire, potrebbe offrire qualche polemica battuta agli avversari: il segretario del Pd confida evidentemente in una storicistica giustificazione (del ricorso delle cose umane nel risurgere che fanno le nazioni).

Si son strabuzzati gli occhi quando Maurizio Lupi, vicepresidente PdL della Camera, l’ha trovata «di buon senso». Poi, visto che Berlusconi «non scarta a priori» (perché stavolta è di Tremonti il cuore che dovrà sanguinare?), qualche statista del PdL ha la pensata di giocarla al ribasso e salvarsi l’anima («quanti punti, figliolo?»). Ma come? Ancora ridono alle battute su dove iniziamo e dove finiamo le guerre, l’incertezza del diritto è tra le maggiori cause per cui non attiriamo capitali stranieri, il Governo ha dovuto fare questa manovra perché l’Europa che conta aveva trovato quella del mese scorso carente di affidabiità: e noi forniamo la certificazione bipartisan che – come dice la saggezza popolare – del governo, di nessun governo, ci si deve fidare.

Franco Debenedetti, Il Sole 24 Ore, 18 agosto 2011

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PIL Ripresa Sviluppo

Lamenti e inflazione turistica.

Lamenti e inflazione turistica.

La notizia della soppressione delle festività laiche, con conseguente sparizione dei ponti, non poteva che generare lacrime nell’ambiente turistico riminese, che piange per il venir meno dei fatturati. Ci può stare, anche se le lamentele provengono da un settore che non brilla per contribuzione fiscale e per “volonterosità” del gettito. Nessuno, in compenso, prova a chiedersi se per caso ci sia qualcosa di strategico da rivedere nel modello turistico riminese; anzi, con la consueta solerzia, Il Resto del Carlino qualche giorno fa ha fatto sapere che il grande asset della Riviera rimangono i prezzi a buon mercato, citando una ricerca di Trademark.

Siamo certi delle buone intenzioni del Carlino, che vuole rassicurare i suoi lettori e tutta la città, oltre che, ovviamente, i turisti. Ciò che non rassicura, tuttavia, è la capacità di fare i conti del giornalista.

Qualche esempio può aiutare a chiarire, tenendo conto di un’inflazione che, dati Istat alla mano (indice dei prezzi al consumo), ha registrato, nel decennio dell’euro, un +22,7%.

Variazione dei prezzi in Riviera pubblicati da Trademark

2001

2011

var.%

diff. su inflaz.

1 caffè

€0,83

€1,70

104,82%

82,12

1 gettone sala giochi

€0,26

€0,50

92,31%

69,61%

Mirabilandia

€19,11

€33,00

72,68%

49,98%

Bibita in lattina

€ 1,81

€ 3,00

65,75%

43,05%

gelato medio da passeggio

€ 1,29

€ 2,00

55,04%

32,34%

1 h.di tennis

€3,87

€ 6,00

55,04%

32,34%

Primo piatto con sugo di carne

€ 5,16

€ 8,00

55,04%

32,34%

Italia in miniatura

€12,91

€20,00

54,92%

32,22%

Primo con sugo di pesce

€ 6,71

€10,00

49,03%

26,33%

gelato al tavolo

€ 3,87

€ 5,50

42,12%

19,42%

Birra media

€ 2,84

€ 4,00

40,85%

18,15%

Aquafan

€18,59

€26,00

39,86%

17,16%

pensione completa 4 stelle

€70,23

€97,00

38,12%

15,42%

mezzo litro minerale

€ 0,77

€ 1,00

29,87%

7,17%

ombrellone + 2 lettini

€ 9,89

€12,80

29,42%

6,72%

pensione completa 3 stelle

€43,38

€56,00

29,09%

6,39%

1 h.di pedalò

€ 6,20

€ 8,00

29,03%

6,33%

Pizza quattro stagioni

€ 4,65

€ 6,00

29,03%

6,33%

cappuccino e brioche

€ 1,70

€ 2,10

23,53%

0,83%

Pizza margherita

€ 3,36

€ 4,00

19,05%

-3,65%

Vino in caraffa

€ 7,26

€ 8,00

10,19%

-12,51%

Diciamo che il vero asset della Riviera sono le strutture ricettive, che hanno conservato prezzi competitivi. Su tutto il resto l’interpretazione del giornale resta quanto meno discutibile, pur tenendo conto dell’intento di tranquillizzare. Per esempio ci si potrebbe fare qualche domanda su quanto sia sostenibile un modello di sviluppo basato sulla modestia degli investimenti e l’insostenibilità delle strutture (con evidenti ricadute sull’evasione fiscale). Ma probabilmente certe domande fanno perdere lettori e consensi, ed è meglio evitarle. Buone vacanze!

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Crisi finanziaria Giuliano Ferrara welfare

Non c’è alcuna macelleria sociale.

Non c’è alcuna macelleria sociale.

Non c’è alcuna macelleria sociale nella manovra bis, espressione da depravati del primitivismo linguistico. Il welfare è ancora bello corposo e produttivo di un eccezionale livello di spesa pubblica e di dipendenza del cittadino dallo stato tutore. Sanità e pensioni sono sostanzialmente intonse, e Dio solo sa se l’età di uscita dal lavoro in Italia è scandalosamente lontana da parametri accettabili, e tutti sappiamo che la spesa sanitaria è una vergognosa macchina di sprechi e di devastazione della vera salute della gente, indotta a stazionare in corsia e in farmacia per paura di ammalarsi e di morire, mentre rinuncia a vivere (quand’è che ci decidiamo ad affamare i proprietari delle cliniche convenzionate che gonfiano i costi e gabellano lo stato e i cittadini e i pazienti?). Le Borse non hanno “bruciato” le immense ricchezze che si dice nell’informazione ansiosa e puttana, perché oscillano e si muovono in base anche a spinte speculative, nel breve termine ora bruciano e poi riaccendono, e comunque hanno recuperato il recuperabile nella settimana nera, bastavano il divieto di vendite allo scoperto e la controspinta rialzista dei ribassisti del giorno prima. L’economia cartacea nell’era del circuito mediatico-finanziario è molto imbrogliona. La finanza pubblica mastodontica in mano al governo, ai sindacati e alla Confindustria, è un modello italiano-europeo che fa sorridere i cinici mercati.
Giuliano Ferrara, Il Foglio, 16 agosto 2011

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Crisi finanziaria Giulio Tremonti Silvio Berlusconi Stato

Grondare ipocrisia.

Grondare ipocrisia.

provvedimenti assunti dal Governo nel Consiglio dei Ministri di oggi hanno fatto dire al Presidente del Consiglio che il venir meno della promessa elettorale gronda il sangue del suo dispiacere. La pressione fiscale, mai venuta meno negli anni dei vari governi di centro-destra, si è, al contrario, sempre accresciuta, fino al provvedimento di stasera, che apertis verbis rilancia la crescita dell’imposizione. Berlusconi gronda ipocrisia, perché sa bene di avere perso almeno 8 mesi del 2011 ed i primi due anni del suo Governo, la cosiddetta “luna di miele”, per pensare a tutt’altro, o non pensare affatto. La sanità non viene toccata, la previdenza solo per quanto riguarda l’età femminile di pensionamento: ma la spesa previdenziale è il grande buco nero del bilancio dello stato, rappresentando oltre il 12% del debito pubblico italiano e tante, troppe regioni, non brillano per i bilanci della loro sanità. Si è rimesso mani nelle tasche degli italiani, è sempre accaduto e sempre continuerà ad accadere: il dubbio, grande come l’ipocrisia del premier, è che non basti neppure stavolta.