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Mariella Burani Fashion Group, cronache da una crisi annunciata. 5a parte, il periodo 2006-2008.

MARIELLA BURANI FASHION GROUP
Il periodo 2006-2008

Premessa metodologica
Proprio alla luce di quanto accaduto e comunicato da Mariella Burani, si rende necessario, a costo di essere pedanti, risottolineare la premessa di metodo. I dati sono stati valutati in base al presupposto che l’equilibrio economico sia il fondamento di quello finanziario e che la struttura finanziaria, pur fondamentale nelle scelte dell’azionista e al fine di misurare la credibilità aziendale, da sola non sia sufficiente a qualificare la gestione aziendale. La struttura finanziaria, infatti, ovvero l’insieme dei mezzi propri e dei mezzi di terzi di origine esterna (banche ed altri finanziatori a qualunque titolo), serve a coprire una determinata struttura dell’attivo, che potremmo definire “fabbisogno finanziario” in stock. La struttura finanziaria, pertanto, non qualifica il fabbisogno finanziario, che origina dalle scelte gestionali di sviluppo, crescita, nuovi investimenti, politiche commerciali, prezzi e costi. Diversamente non potrebbe valutarsi correttamente neppure la richiesta di nuova finanza da parte del CdA di MBFG. Non ritenendo utile, nè significativo, esporre il bilancio al 31.03.2009, lo stesso è stato omesso, dal momento che nel primo semestre la crisi è esplosa non già sulla base di presupposti imprevisti ed imprevedibili ma, si ritiene, alla luce delle condotte gestionali degli anni precedenti.

Avvertenze per il lettore: i dati presentati sono in .000 di € e per la rielaborazione è stata utilizzata la metodologia R&A t-trend™. Come per le precedenti elaborazioni si presenta il conto economico riclassificato in base al principio della pertinenza gestionale, pur nella necessaria sintesi causata dall’uso del bilancio a norma UE. Nel rispetto “formale” della normativa, MBFG presenta Conti Economici consolidati estremamente sintetici, dove tutti i costi precedentemente disaggregati come costi per servizi, godimento beni di terzi etc…sono raggruppati genericamente come altri costi operativi.
Nello schema di Stato Patrimoniale utilizzato per l’analisi, nonché per la redazione del rendiconto finanziario, tutte le voci che il Gruppo Burani ritiene liquidità e che sottrae ai debiti finanziari per ottenere la posizione finanziaria netta sono stati invece, ad avviso di chi scrive più correttamente, ritenuti immobilizzazioni e/o investimenti di natura finanziaria. Per tale ragione la posizione finanziaria netta comunicata dal Gruppo risulta diversa dalla presente rielaborazione, più restrittiva. Inoltre, nei bilanci del periodo esaminato appare decisiva la prassi di considerare ricavi d’esercizio, ovvero operativi, quelli derivanti da alienazioni di partecipazioni, plusvalenze per cessioni di quote, azioni, etc… Al fine di ricostruire il corretto contributo alla gestione corrente ed alla liquidità delle attività facenti parte del core-business, rispetto a quelle non-core, si è provveduto a rettificare i ricavi ed inserire apposita voce sotto la riga del margine operativo.

Analisi economica.
Nel periodo che viene qui commentato 2006-2008, la crescita aziendale mostra segnali altalenanti, passando da 585 a 674 ed infine attestandosi 63 milioni di euro. Si parla di vendite effettive, depurate dei dati relativi alle partite straordinarie. Al riguardo si rimanda a quanto illustrato nella puntata precedente.
La capacità di reddito o equilibrio economico del Gruppo che nel 2006 si regge sulle partite extra-caratteristiche, nei due anni successivi è assente, poichè nel 2007 gli oneri finanziari erodono integralmente il risultato operativo, mentre nel 2008 sono pari a 4 volte lo stesso. E’ bene sottolineare, pertanto, che la crisi del Gruppo di Cavriago non nasce all’improvviso ma che già dal 2006 vi erano chiari segnali di deterioramento.

Analisi finanziaria.
La valutazione della dinamica finanziaria d’impresa svolta mediante la redazione del rendiconto finanziario per flussi di cassa, mostra un’azienda in grado di generare liquidità in entrambi i bienni. La Società procede progressivamente a de-stoccare e ad incrementare la durata media di pagamento ai fornitori, potendo così comprimere il circolante, generando cassa soprattutto nel 2008. Tuttavia, se nel 2007 l’autofinanziamento positivo prescinde dalla compressione del circolante netto operativo, nel 2008, al contrario, dipende in via esclusiva da tale circostanza, com’è noto non ripetibile all’infinito. Ne deriva che il giudizio sull’equilibrio finanziario, o, in chiave bancaria, sulla capacità di rimborso è certamente da ritenersi negativo, anche perchè, nel frattempo, il fabbisogno finanziario viene dilatandosi, crescendo di oltre 180 milioni di euro. Difficile immaginare che una società che genera cassa nella misura di un terzo di quanto non generi debito, possa, tale debito, ripagare, nel breve o nel medio periodo che sia.

Analisi della struttura finanziaria e patrimoniale.
Per quanto sopra evidenziato, il debt/equity ratio passa a fine 2008 3,49, triplicato rispetto al 2006.
L’indebitamento lordo complessivo è pari a quasi 510 mln.di €, nuovamente a fronte di un’incomprensibile e costante detenzione di elevati ammontari di liquidità all’attivo, la cui giustificazione sotto il profilo gestionale non è rinvenibile in alcuna parte della relazione sulla gestione, nè nella nota integrativa. Se poi si considera che le immobilizzazioni immateriali, da sole, coprono oltre il 35% del totale dell’attivo e che unitamente alle immobilizzazioni finanziarie, investimenti e liquidità rappresentano quasi il 60% dell’attivo, si deve parlare di una Società che deve ripensare profondamente, fino alla radice, non solo la propria formula competitiva ma, soprattutto, la sua sostenibilità

(Ultima di 5 puntate. Fine)

© Alessandro Berti, Università di Urbino. E-mail: alessandro.berti@uniurb.it

BuraniPostIPO_2006-2008

10 risposte su “Mariella Burani Fashion Group, cronache da una crisi annunciata. 5a parte, il periodo 2006-2008.”

Ho letto con interesse tutte le analisi e i vari commenti sia quelle del Prof. che dei vari intervenuti e devo dire che sono molto “illuminanti ” anche se vi devo confessare che i termini usati per me sono arabo visto che non sono molto avezzo a giudicare un ” progetto , impresa ” guardando dei pezzi di carta scritti pieni di numeri e formule varie. La prima volta che ho visto un bilancio di MBFG è stato in un corso di finanza aziendale e anche se oppurtunamente criptato avevo capito subito che si trattava dei ” fenomeni ” di Reggio Emilia
Mi si chiedeva di dare un giudizio tecnico e.. non avendo io purtroppo ( o per fortuna ) una preparazione adeguata sulla finanza ( e non avendo studiato a casa la lezione come sempre )ma conoscendo molto bene il settore ; sono un piccolo imprenditore dell abbigliamento da più di 30 anni ; ho pensato subito al prodotto.
Cosa produce Mariella Burani Fashion Group ???
In quali negozi che conosco si vendono questi oggetti????
Ho mai comprato qualcosa prodotto da questa azienda ??????
Ho mai sentito nessuno che si vantava di indossare un capo di MB ???????????
Il buio piu’ totale !!.
Eppure è un’Azienda Italiana , di quel Made in Italy condannato all’eccellenza per imposizione del destino.
Quando il Prof. (alias Berti ) mi ha posto la fatidica domanda : cosa ne pensi ?
Ho risposto subito in maniera critica facendo un figurone e ricevendo i dovuti complimenti .
Pensate un Interista che è d’accordo con un Milanista convinto, salvo poi a motivare con difficoltà le mie conclusioni e ciccando miseramente sull’Ebida e schifezze simili.
In conclusione caro Alessandro ti avevo promesso un mio intervento su questo tema e come vedi ho tardato molto perchè la mia è piu’ una confessine che altro ma che credo possa avere una sua valenza in questi momenti di crisi e di ” Rating impazziti “.
Riconosco la tua lungimiranza di ” mago ” delle analisi con i numeri ma vorrei che tu e tutti gli addetti riflettessero un attimo sul fatto che quando si deve giudicare un’azienda manifatturiera nulla puo’ essere fatto a prescindere dalla qualità dei prodotti che mette sul mercato ed essendo tutti noi i ” consumatori ” possiamo tutti dare un giudizio che per certi versi talvolta vale quanto e di piu’ di quello di certi ” addetti ai lavori “.
Un Abbraccio
Maurizio P.

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