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Sud

Una storia di Natale (con un giudizio per ciascuno).

Una storia di Natale (con un giudizio per ciascuno).

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In tema di Lampedusa la differenza tra Cecile Kyenge e Khalid Chaouki, il deputato che ha scelto di entrare nel Cie dell’isola insieme ai disperati scaraventatesi dai barconi degli scafisti, non è solo nell’essere questi un uomo che fa e l’altra, invece, solo una mascherina del pelo lisciato dal verso giusto. La differenza salta agli occhi almeno cinque volte al giorno quando Khalid, recluso tra i reclusi, trova la direzione della preghiera e sa essere guida di tutti quegli ultimi. Nel segno della milizia di Misericordia e non dell’umanitarismo. Lo spaccio dei sentimenti, uno come Khalid Chauoki, lo lascia alle mascherine. E questa è la grande differenza.

Pietrangelo Buttafuoco

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Analisi finanziaria e di bilancio Banche Banche di credito cooperativo Indebitamento delle imprese PMI Relazioni di clientela Sud Sviluppo

Le (talvolta) sorprendenti banche del Sud.

Le (talvolta) sorprendenti banche del Sud.

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Il turismo finanziario mi ha portato a trascorrere un fine settimana di lavoro in Puglia, presso la Bcc di Cassano delle Murge (BA), dove per una giornata e mezzo abbiamo parlato di valutazione del merito di credito e di relazioni di clientela.

Come spesso accade andando nel Mezzogiorno, l’esperienza di lavoro diventa facilmente, molto più che altrove, un’avventura umana: e l’aula si è trasformata in un grande cantiere (anche troppo grande, probabilmente, erano 31…) dove, letteralmente, ci si è aiutati a lavorare imparando a leggere la realtà. Che sia un’esperienza non dipende mai solo da te, perché l’esperienza nasce se guardi alla realtà e ti fai interrogare da essa: l’ho fatto io, lo hanno fatto loro, e sono nate due giornate bellissime. Per questo ringrazio l’accoglienza cordiale che ho potuto sperimentare in ognuno dei partecipanti, che spero veramente di poter rivedere presto.

Infine, ma non meno importante, la sensazione che si trae lavorando al Sud, in situazioni apparentemente molto meno facili delle nostre consuete, è che da queste parti abbiano la scorza più dura. Invitati a portare in aula casi aziendali provenienti dalla loro realtà quotidiana, casi che potessero interessare in quanto ricchi di spunti, né tutti bianchi, né tutti neri, casi, insomma, su cui si potesse discutere, hanno portato aziende che, in questo momento, sarei lieto di esaminare come “osservazioni” in molte banche del Nord. Forse sono stati più realisti del re, oppure, a forza di combattere in situazioni non facili, sono diventati più “duri”. Ma credo davvero che, oltre ad essere persone splendide, siano anche molto bravi.

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Agnelli Disoccupazione Energia, trasporti e infrastrutture Fiat Imprese Indebitamento delle imprese Lavoro PMI Ripresa Sud Sviluppo

Il blocco (mentale) dell’autotrasporto.

Il blocco (mentale) dell’autotrasporto.

Curiosando sulla rete alla ricerca di cifre e di informazioni circa la suddivisione del trasporto merci fra gomma, rotaia etc..mi sono imbattuto solo in articoli datati, come questo, peraltro interessante e ben argomentato. E ho ricordato gli anni ’60 ed il nuovo modello di sviluppo di Ruffolo, quello che voleva togliere l’auto dal centro del mondo per favoleggiare di altro, in anni in cui a Torino si diceva che ciò che era bene per la Fiat era bene anche per l’Italia. Giorgio Ruffolo e gran parte della sinistra sindacale di quei tempi erano se non massimalisti, spesso solo velleitari, scollegati dalla realtà come solo il PdL di adesso sa fare, ma forse qualcosa di quello che dicevano si potrebbe recuperare. Provo a capirci qualcosa guardando i numeri e scopro che:

  1. i trasporti su rotaia non sono convenienti per le distanze entro 1000 km (ovvero mai in Italia);
  2. per rendere convenienti i trasporti su rotaia bisogna investire sulla medesima, come hanno fatto i francesi ed i tedeschi (hai visto mai?);
  3. l’Italia NON ha investito sulla rotaia, come prova lo schifoso viaggio che ho fatto ieri mattina, dismettendo stazioni e tratte che non erano convenienti, in una logica molto privatistica, tranne che per le relazioni sindacali (consiglio a Stella e Rizzo di andare a curiosare nei dopolavoro ferroviari, per esempio);
  4. dunque i camionisti, o camionari, come dicono in Veneto, godono di una rendita di posizione, mi spiace dirlo, ma è così, insidiata solo dalla concorrenza dell’Est (benedetta UE, almeno a qualcosa serve); un camionista bulgaro costa un terzo di uno italiano, 15mila euro del primo contro 45mila del secondo;
  5. nonostante la rendita, gli sgravi fiscali e le molte altre agevolazioni, i camionisti non ce la fanno, o perlomeno, molti di loro; d’altra parte se basta un aumento del prezzo delle materie prime ad azzerare i margini, significa che già erano bassi.

Fin qui le “scoperte” dell’acqua calda. Dalle scoperte alle conclusioni.

La prima: forse non è un business conveniente? Forse a certe dimensioni non lo è mai stato, se è vero che tanti bilanci visti personalmente di aziende di autotrasporto, in molti e molti anni, recavano l’utile solo grazie alle plusvalenze per la cessione degli autocarri riscattati in leasing, inquinando la redditività operativa con ricavi extracaratteristici. Il buon senso, prima ancora della logica economica, imporrebbero di essere coscienti che chi ha margini modesti non può giocare con la finanza (inevitabile pensare a quante aziende di autotrasporto hanno debiti che non pagheranno mai perché non dovevano farli, non potevano permetterseli), ovvero che queste aziende se faticano a pagare i dipendenti, tanto più non possono farlo a debito.

La seconda: gli investimenti in infrastrutture, compreso il Ponte sullo Stretto, potevano prefigurare, se fatti per tempo, un nuovo vero modello di sviluppo. Ma non si riesce a fare partire la TAV (a proposito, perché nessun blocco in Val di Susa?), figuriamoci qualsiasi altra iniziativa: in ogni caso, ne godranno i nostri nipoti. Ma sono necessari, meglio farli tardi che non farli mai.

Infine: tagliare le rendite, liberalizzare, privatizzare può servire, può dare risorse, può aiutare questo gigantesco processo di riconversione delle infrastrutture, senza farci precipitare nella sindrome cilena (ma Mario Monti in elmetto e mitra a Palazzo Chigi non ce lo vedo). Ma deve essere guidato, sorretto da idee e da un progetto. Si cercano idee forti per la politica, mentre questa ha abdicato a se stessa. Buon lavoro a tutti.

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Lavoro PMI Sud

Dumping sociale.

Dumping sociale.

La tragedia di Barletta è stata descritta, fra gli altri, da Dario Di Vico, come la storia di un’impresa fra le tante che sopravvive con il dumping sociale, ovvero con il mancato rispetto delle regole della legislazione sul lavoro, sulla sicurezza, sulla previdenza. Il comportamento, per intenderci, di tante imprese cinesi. E’ vero quello che dice Di Vico, così come è tragicamente vero quello che una donna, intervistata durante un servizio televisivo, gridava, dicendo che “il palazzo sarebbe crollato anche se le lavoratrici fossero state in regola”. Dio perdoni tutti coloro che si sono macchiati di negligenza ed accordi ai morti la pace del Suo Regno.

La lezione di Barletta è tristissima anche per un altro aspetto, quello della marginalità dell’impresa coinvolta, fasonista o cappottaro, come si chiamano in gergo, poco importa. Un terzista, il cui comportamento è peraltro giustificato dal sindaco, pure di sinistra e si presume sensibile ai temi sociali, che paga in maniera così misera operaie che lavorano in uno scantinato, che cosa produrrà? Chi saranno i suoi clienti? Che cosa c’è di bello nel produrre qualcosa che non costa nulla, che non ritiene l’operaio degno della sua mercede, che viene svolto alla meno peggio dove capita, persino in un palazzo pericolante? E, infine, che senso ha fare impresa per guadagnare meno di un dipendente? Le imprese marginali non sono tali perché dovrebbero essere espulse dal mercato o fatte fallire; il fallimento è solo la sanzione che un organismo economico sano attua nei confronti di qualcosa di malato che non è accettabile al suo interno. Le imprese marginali sono tali perché vivono al di sopra dei propri mezzi, lavorando senza significato per profitti profitti assenti e, perciò, ancora più privi di senso: le imprese marginali sono un problema anzitutto per coloro che ne sono i protagonisti, cioè imprenditori che si sono, in tal modo, creati un posto di lavoro. A quale prezzo, ce lo dice purtroppo la tragedia di Barletta.

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Banche Banche di credito cooperativo Lavorare in banca Relazioni di clientela Sud Sviluppo

A proposito di banche locali e capitale umano (1).

A proposito di banche locali e capitale umano (1).

L’occasione di partecipare all’incontro dei dipendenti della  Bcc di Paceco (TP) ha rappresentato la possibilità di rendersi conto di cosa possano fare le banche se solo decidano di fare il loro mestiere, che non è quello di motori dello sviluppo, ma di catalizzatori dello stesso e, in un certo senso, di levatrici della crescita. La Bcc di Paceco è nel Mezzogiorno, quel luogo per il quale qualcuno aveva pensato al bel progetto illuministico della Banca per il Sud, tuttora da definire. Uno pensa al Sud e pensa a qualcosa di immobile, che fa fatica a muoversi, che ha freni, lacci, problemi: poi incontra le persone di certe banche (tre su tutti: Alessandro, Giovanni, Manuela, che ringrazio) e scopre che per le imprese si possono fare tante cose, senza necessariamente finanziarle (o senza che la finanza sia la prima delle questioni).

Vale la pena visitare il sito della Banca per rendersi conto di quello che hanno fatto questi amici, dall’aver portato gli esponenti della loro industria agro-alimentare e relativa filiera in Texas, allacciando relazioni con le camere di commercio statunitensi, fino al Convegno sulla certificazione Kosher del cibo, sempre in chiave di internazionalizzazione e di export. Solo una riflessione: per inventarsi queste cose servono i denari, ma i denari non bastano, ci vuole la conoscenza delle Pmi e delle persone che ci lavorano, che solo la relazione rende possibile. E, a sua volta, la relazione è resa possibile dal capitale umano: persone vive e intelligenti ma, soprattutto, persone attente alla realtà.

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Sud Sviluppo

Spread.

Spread.

Esercitazione per l’esame di giornalismo.
Il candidato, circa il problema dei rifiuti a Napoli, consideri che:

1) In Lombardia ci sono 13 termovalorizzatori, in Campania neanche uno; in Italia ce ne sono 53 mentre in Francia ce ne sono 127; De Magistris ha detto che non vuole costruirne;
2) Una percentuale di rifiuti sino al 60 per cento, in Europa, è utilizzata per produrre energia; in Italia, ricca di rifiuti e povera di energia, la percentuale è del 14 per cento; in Sicilia è zero;
3) In Lombardia, dove sono già bravi, la raccolta differenziata arriva al 47 per cento (a Milano è al 38) mentre in Europa i migliori sfiorano il 60 per cento e vivono comunque in un altro pianeta: le campane del vetro, per dire, sono divise per colore. De Magistris ha detto che vorrebbe riciclare il 70 per cento, anche se non si capisce che fine farebbe il restante 30: il sindaco, infatti, ha detto che non vuole inceneritori né discariche;
4) Per trattare la spazzatura differenziata, com’è noto, sono necessari degli impianti di compostaggio: in Italia ce ne sono 258, in Campania neppure uno è attivo. (…)

Filippo Facci, Libero, 5 luglio 2011

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PMI Stato Sud

Pensione Iris, cucina casalinga.

Pensione Iris, cucina casalinga.


Salari a due velocità.

Vengo dal Mezzogiorno e lavoro in Romagna, sono uno chef di cucina e guadagno duemila euro al mese dei quali più della metà in nero. E’ così e direi che non posso farci niente: o accetto queste condizioni o vado a casa. Ho degli amici che fanno il mio stesso mestiere al Sud, guadagnano 400-500 euro in meno ma tutto in busta e tutto dichiarato…

Lettera di commento di un lettore sul Corriere della Sera del 4 aprile 2011 ai dati sull’evasione fiscale.

Non è questione di differenziali salariali, come adombra il titolista del Corriere, o perlomeno non si tratta solo di quello. Basterebbe, al riguardo, osservare la diversità del costo della vita fra Nord e Sud per rendersene conto. No, non è appena questione di salari diversi: è che pagare in nero serve a comprimere i costi, per continuare ad offrire servizi e prodotti al ribasso, la pensione completa a 29 € al giorno più biglietto di Mirabilandia, per inseguire sempre e soltanto il turismo povero e non crescere mai. Il turismo di coloro che non si rendono conto che pagare 29 € al giorno è completamente fuori dalla realtà. L’evasione fiscale serve, fra l’altro, a distruggere la qualità: se mai c’è stata, la qualità.

 

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Banche Banche di credito cooperativo Giulio Tremonti Sud Sviluppo

Idee (vecchie) e capitali (pochi).

Dunque Poste Italiane ha presentato la propria offerta per Mediocredito Centrale, destinato a rappresentare l’involucro giuridico della tremontiana Banca per il Sud. E’ noto che l’istituto di credito concepito dal Ministro dell’Economia non avrà sportelli propri, ma utilizzerà quelli delle Bcc e di Poste Italiane. Ora, a prescindere da considerazioni riguardanti il fenomeno della doppia intermediazione, vecchio, inefficiente e già stigmatizzato in passato da tanti studiosi, sarebbe il caso di preoccuparsi del “come”, visto che il “se” non è più un problema. Il come vuol dire, anzitutto, capitali. Da Massimo Mucchetti, sul CorrierEconomia di ieri, si apprende che la dotazione di partenza sarà pari a 200 milioni, in verità assai pochi. E non serve rimarcare ciò che l’articolo citato sottolinea molto bene, ovvero che solo la trasformazione di Poste Italiane in banca, così come in Francia e Germania, consentirebbe di fare affidamento su una ricca dotazione di risorse. Problema che si scontra -ed al momento senza soluzioni realistiche- con la necessità di Tremonti di disporre di ampia liquidità per la Cassa Depositi e Prestiti e di continuare ad incassare i dividendi che Poste Italiane assicura.

Difficile non porre al Ministro almeno tre domande:

  1. dove sta l’innovazione della Banca per il Sud se già ora Mediocredito Centrale finanzia, con contropartita di garanzia statale all’80%, le operazioni di finanziamento effettuate nel Mezzogiorno?
  2. chi pagherà, realmente, il costo della raccolta della nuova banca ma, soprattutto, su quale capitale andranno a gravare le (assai) probabili sofferenze sugli impieghi?
  3. se i capitali sono così modesti, sarà modesta anche la dotazione di capitale umano, ovvero non bastano i denari, le imprese vanno valutate: chi lo farà?
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Disoccupazione Fiat Imprese Lavoro Sud

Conosciamo bene le regole dei mercati.

Conosciamo bene le regole dei mercati.
Il loro andamento è determinato dalla domanda e dall’offerta, e trovano il loro equilibrio all’incrocio di queste due funzioni.

Nella ricerca di questo equilibrio, non adottano principi etici e non sono condizionati da fattori o legami emotivi.
Se lasciassimo il mercato libero di agire, alla sua maniera, le prospettive per la Fiat in Italia non sarebbero buone.
La verità è che l’unica area del mondo in cui l’insieme del sistema industriale e commerciale del Gruppo Fiat è in perdita è proprio l’Italia.
Lo è quest’anno come lo è stato lo scorso.

Sergio Marchionne, Meeting di Rimini, 26 agosto 2010

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Banche Sud

Una immemore e incorreggibile insolvenza.

Raffaele Cacciapuoti, fondatore della Banca Popolare del Meridione, fuggito con la Banca.

A quel punto entrambi lo fissarono: la faccia, gli occhi accesi: l’esempio perfetto, chiaro e completo, distintivo, paramenti e passaporto, di una immemore e incorreggibile insolvenza.

W.Faulkner, Pilone, Adelphi