A domande, risponde.

In un blog le domande si pongono commentando i post: ma in attesa che accada, non ci si può chiamare fuori, se hai provocato delle domande, devi rispondere. In attesa che arrivino altre domande, altri post, altre questioni, per sé e per la propria vita.
Se posso permettermi , comincerei a porle domande, come : come si possono meglio definire , magari tramite un esempio, le SUBPRIME ?
Le imprese subprime non esistono, le ho inventate io: esistono le imprese in difficoltà, ai margini del mercato (appunto, marginali), che non ce la fanno più e che non hanno più gambe, nè fiato. Sono subprime (come i mutui fatti a gente che non poteva ripagarli), perché sono imprese di qualità, duole dirlo, inferiore: non ce la possono fare, non hanno margini, non guadagnano, e sono molto indebitate. Un’impresa subprime è un’impresa, per esempio, che ha più debiti che ricavi; che permette all’imprenditore o ai soci di andare avanti solo grazie ai soldi delle banche (che non sono gratis, ma soprattutto, che vanno restituiti); che paga i dipendenti poco o in nero; che sta in un settore dove la concorrenza cinese (che non è quasi mai sulla qualità, ma sempre sul prezzo) è imbattibile. Un’impresa subprime è come Nosferatu, il protagonista del film da cui ho tratto il fotogramma del post che tu hai letto: è un non-morto (che certamente non è vivo).
Inoltre riguardo alla situazione della Grecia, cosa succederebbe nel caso la BCE non coprisse il buco del debito ?
La BCE per ora non può e non deve coprire il buco del debito: lo farebbe stampando moneta e questo non è possibile, oltre che immorale. Lo potrebbe fare il cosiddetto fondo salvastati, ovvero l’EFSF, ma per volontà della Germania ha pochi soldi, e non saranno dati, se non dietro precise garanzie: la Germania non vuole che la BCE faccia la banca centrale, e non vuole neppure che qualcuno (il fondo) si sostituisca ad essa. Nel frattempo la domanda sarebbe meglio farla in altro modo: cosa succede se la Grecia non onora gli impegni che ha preso e non paga i debiti? Tecnicamente fallisce, e per qualcuno (i Tea party, ma anche molti liberisti di casa nostra) è una soluzione. I Greci si impoveriscono drammaticamente, escono dalla zona euro, il loro reddito cala vertiginosamente e tutti coloro che vantano crediti verso la Grecia registrano gravi perdite. I ricchi greci rimangono ricchi, i poveri anche, sparisce il ceto medio, la borghesia, lo strato sociale più ampio e dinamico: viene azzerata una generazione, ci sarà molta povertà. Non sembra che abbiano intenzione di salvarsi, neppure possiamo obbligarli: il problema è che se non li difendiamo, qualcuno potrebbe pensare che si possano attaccare anche gli altri Paesi.
E ritornare ad una moneta precedentemente usata prima dell’euro, cosa comporterebbe ?
Tornare alla dracma non sarà complicatissimo, almeno tecnicamente: come nel 2001 è avvenuto il change-over dracma-euro, avverrà anche il contrario. Ma per uscire dall’euro si deve uscire dalla UE, ovvero rinunciare a soldi, contributi, vantaggi doganali. La Grecia diventerebbe un paese balcanico più povero dell’attuale, che non potrebbe neppure esportare con un tasso di cambio favorevole verso l’UE quelle poche merci che riesce ad esportare, perchè l’UE stessa imporrebbe dazi doganali. Vivrebbe di turismo, di esportazioni agro alimentari, di poco altro: poiché molti greci sono dipendenti pubblici, il fallimento del Paese comporterebbe numerosi licenziamenti, di cui lo Stato non potrebbe farsi carico. In sintesi, la vedo dura e triste.
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