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Triste ammetterlo.

Oxford. Infilare le università in una graduatoria mondiale non ha molto senso perché la loro qualità andrebbe calcolata sul beneficio che ciascuna facoltà o dipartimento può garantire a ogni singolo alunno. Per questo i QS World University Rankings hanno risultati discutibili: Oxford peggio dell’University College London? L’École Normale Supérieure trentatreesima? Bologna e la Sapienza
uniche due università italiane decenti? Fra le righe, la graduatoria fornisce anche un’importante indicazione per il futuro delle accademie. Sulle duecento università eccellenti, la prima non anglofona è Zurigo al diciottesimo posto, quelle francofone arrancano, le italofone sono disperse. Si è creata una lega stabile di sedi nelle quali circola un vortice di pubblicazioni accademiche in inglese, che traggono affidabilità e prestigio da recensioni favorevoli incrociate. Triste ammetterlo, ma pubblicare in italiano significa condannarsi alla periferia dell’Impero.

Antonio Gurrado, Oxford University fellow

Di johnmaynard

Associate professor of economics of financial intermediaries and stock exchange markets in Urbino University, Faculty of Economics
twitter@profBerti

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