
Si parla di rivedere la MIFID, la normativa europea introdotta tre anni fa e che, sostanzialmente, ha fallito gran parte dei suoi obiettivi.
Il regolatore europeo, dopo aver dato bella prova di sé definendo il diametro dei legumi ed altre amenità simili -della scandalosa ammissione della Grecia con i suoi bilanci taroccati all’epoca del prof.Prodi sarà il caso di riparlare- sta rimettendo mano alla direttiva. Il CESR (Committee of European Securities Regulators) sta elaborando i testi preparatori.
La direttiva MIFID, nata con le migliori -come di consueto- intenzioni, intendeva limitare e contenere al massimo i costi per i risparmiatori, introducendo la possibilità di aprire nuovi mercati e venendo meno al principio della concentrazione degli scambi (e della significatività dei prezzi in essi espressi). A tre anni dalla sua introduzione la MIFID, se da un lato ha contribuito a prosciugare la liquidità nei mercati proprio nel momento peggiore della crisi -la concentrazione degli scambi in un unico mercato avrebbe ad evidenza attenuato il problema- dall’altro ha portato benefici, ma non ai risparmiatori al dettaglio, bensì agli investitori istituzionali ed ai grandi broker. Da ultimo, nel nostro Paese, ha ingessato l’operatività dei risparmiatori e delle banche, in nome del principio che i rischi si gestiscono meglio evitandoli del tutto. Siamo sicuri che basti un re-styling?